IL NO DELLA MELONI ALLE DIMISSIONI DI SANGIULIANO E LA FIDUCIA A TEMPO DELLA PREMIER; “CHIARISCI IN TV”
PALAZZO CHIGI TREMA PER IL TIMORE DI NUOVE RIVELAZIONI DA PARTE DI BOCCIA
Non ti muovere. O meglio: non ora. Giorgia Meloni ha respinto l’offerta di dimissioni messa sul tavolo dal ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano. Ma la fiducia nel ministro non è incondizionata e l’«incidente» in realtà non è affatto superato. Ieri mattina la premier sente il ministro e gli chiede di andare in televisione per spiegare l’accaduto. Chissà, forse anche per accelerare la chiusura di una vicenda durata fin troppo a lungo. Ma già durante l’intervento di Sangiuliano al Tg1, quello in cui ammette la sua relazione con la comunicatrice Maria Rosaria Boccia, quest’ultima mitraglia pesante: «Iniziamo a dire bugie» in relazione al «non sono ricattabile» del ministro. Con il sovracuto: «Spero di non dover smentire ancora: un bugiardo recidivo in Parlamento non sarebbe certamente gradito». Un riferimento alle richieste delle opposizioni a Sangiuliano di presentarsi in aula.
Però, la premier ha deciso. Non ne ha parlato nemmeno con Antonio Tajani e Matteo Salvini nel vertice che precede il Consiglio dei ministri. Ma Meloni ritiene impensabile accettare il passo indietro di un ministro a meno di due settimane dal G7 della Cultura che si svolgerà a Napoli (e chissà se anche a Pompei). Soprattutto, ha spiegato ai suoi, sarebbe impensabile «che chiunque possa pensare di mettere in difficoltà un governo» a suon di post sui social. Meloni però sa bene che non è tutto così semplice.
Boccia è infatti in possesso di molti video e audio raccolti durante la «relazione sentimentale» ammessa dal ministro al Tg1. Del resto, lei stessa ieri mattina ha fatto uno spot su Instagram ai Rayban con telecamera incorporata: «Nulla di illegale!».
La grande paura è che ci possano essere colloqui in cui il ministro parla a ruota libera di affari inadatti a orecchie estranee alle questioni di governo, o di partito. O che ci sia qualcosa di inammissibile nelle chat di cui lei certamente è in possesso: «Ma usarle sarebbe un reato» ammonisce il ministro. E ci sono altri fatti, che alzano al massimo il livello di allarme. Il gruppo dei consiglieri di Sangiuliano — sono 16 — adesso è sotto scrutinio degli uomini della premier: in uno dei suoi post, la creator — oltre a ricordare la telefonata col ministro di martedì — scrive che Sangiuliano deve smetterla «di storpiare la realtà per coprire gente che non merita» i suoi «sani valori». Insomma, anche se in FdI si ripete che «un ministro non può essere nella mani di una passante», gli occhi di tutti — dopo l’intervista del ministro al Tg1 — sono puntati sui social di Boccia.
La Lega non ha gradito affatto le sortite di Sangiuliano sulle compagne presenti e passate di Salvini, nonostante le successive precisazioni. Ma il grande tema, in FdI, è diventato: chi tira i fili? Non si crede più che Boccia agisca da sola, si parla della honeytrap, la «trappola al miele». E si ricordano le dimissioni del leader dei sovranisti austriaci Strache filmato negli incontri con la presunta nipote di un oligarca russo. Ma al di là delle ipotesi più rocambolesche, la sensazione d’assedio resta alta. E la permanenza di Sangiuliano al Mic, incerta.
(da Il Corriere della Sera)
Leave a Reply