IL NO VAX PUZZER VA ALL’ONU A GINEVRA PER DENUNCIARE L’ITALIA, MA NON LO CONSIDERA NESSUNO
DOPO UNA GIORNATA DI ANDIRIVIENI CON UN FALDONE DI DENUNCE IN MANO ALLA FINE SI ARRENDE: “IN CINQUE PALAZZI NON E’ STATO POSSIBILE PROTOCOLLARE NULLA”
“L’Onu mandi i caschi blu a Trieste”, aveva chiesto perentoriamente Stefano Puzzer un paio di settimane fa. Il fu leader dei portuali del capoluogo friulano, un Daspo dopo essersi accampato a Roma, piazza del Popolo, per la sua protesta continua contro il green pass e la dittatura sanitaria, rimane fedele al motto che ha contraddistinto “le giornate di Trieste”: “La gente come noi non molla mai”. E Puzzer non ha mollato per davvero, ieri ha dato un seguito concreto alla richiesta di un contingente internazionale che venga schierato nella sua Trieste a fare non si sa bene cosa. Un paio di amici, una macchina, e via verso Ginevra, direzione Palazzo delle Nazioni, una delle principali sedi Onu nel mondo.
“Come promesso siamo qui alle Nazioni Unite”, spiegava con capelli bagnati e k-way d’ordinanza inquadrandosi davanti al palazzo ginevrino. “Porteremo le nostre denunce per i fatti di Trieste e per il Daspo che ho ricevuto a Roma, abbiamo portato i documenti e tutte le foto, adesso entriamo dentro”.
Seguono diverse ore senza notizie. Quando Puzzer si ripalesa non c’è più il plumbeo grigio mattutino della Svizzera, registra un video dal confine con la Francia. È notte, ha l’aria stremata, è seduto in macchina su una piazzola di sosta. Il girato viene spedito ad amici no-vax e no-pass, inizia a rimbalzare sulle chat di Telegram, qualcuno lo posta anche su Facebook.
“Siamo arrivati all’Onu, siamo andati nell’ufficio dove avevamo l’accredito. È iniziato un circo, un giro di cinque palazzi dove ci dicevano ogni volta di dover andare per protocollare le carte”.
Insomma la scena è questa: Puzzer con un faldone in mano contenente istanze per la sua battaglia no-pass chiede di depositare una denuncia – immaginiamo contro il governo e istituzioni pubbliche varie – di fronte a funzionari allibiti che non sanno che pesci pigliare e che lo rimbalzano da un ufficio all’altro non sapendo bene come dirgli che quel che sta facendo ha poco senso.
Dopo una giornata di andirivieni Puzzer si arrende: “In cinque palazzi non è stato possibile protocollare nulla, ma per fortuna abbiamo le prove che le mail le avevamo mandate”.
“Ho capito quel che non ho mai voluto credere, è stato uno schiaffo: questa organizzazione è una scatola vuota, non si preoccupa di questi problemi”, si rammarica l’ex portuale. Ma, ovviamente, non molla mai: “Io e la mia famiglia non lo faremo, spero anche voi”.
La riflessione prosegue e si conclude con una riflessione storico-filosofica: “Ho visto la statua di Gandji fuori dall’Onu. Credo che se lui potesse lo porterebbe via da lì, non accetterebbe di essere il simbolo di una scatola vuota”.
Peccato non poterglielo chiedere.
(da Huffingtonpost)
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