IL PARLAMENTO RIAPRE CON MENO ELETTI E IL SOLITO CAOS: LA NUOVA LEGISLATURA PARTE OGGI CON L’ACCREDITO DEI NEO-ELETTI
GIOVEDÌ 600 PARLAMENTARI SONO CONVOCATI PER L’ELEZIONE DEI PRESIDENTI DELLE CAMERE, POI CI SARÀ SUBITO LA GRANA DELLE COMMISSIONI DI GARANZIA CHE SPETTANO ALL’OPPOSIZIONE E SULLE QUALI SERVIRÀ UN’INTESA TRA PD, M5S E CALENDA E RENZI
Il nuovo Parlamento alza il sipario, da oggi inizia l’accredito dei neo-eletti e giovedì 13 Camera e Senato saranno convocati per l’elezione dei presidenti. Nel giro di pochi giorni, poi, toccherà ai singoli partiti eleggere i capigruppo, mentre la settimana prossima si cercherà di comporre il puzzle delle commissioni parlamentari e delle vice-presidenze delle Camere. Il tutto da fare abbastanza in fretta, per permettere al capo dello Stato di avviare le consultazioni per la formazione del nuovo governo.
Operazione non semplice, perché un accordo sulle principali caselle sembra ancora da trovare e persino per l’elezione dei capigruppo l’ipotesi della conferma degli attuali presidenti è una di quelle più accreditate per la maggioranza dei partiti.
E una delle partite più complicate sarà quella delle commissioni di garanzia, che spettano all’opposizione e sulle quali servirà un accordo tra Pd, M5s e i centristi di Calenda e Renzi
Sulle presidenze delle Camere la discussione è tutta interna al centrodestra. Lega e Fdi si contendono la presidenza del Senato, la Camera che – come spesso accade – sarà più problematica, perché i margini della maggioranza sono più risicati: Fratelli d’Italia punta su Ignazio La Russa, la Lega su Roberto Calderoli. Se il Senato andrà a Fdi la Camera dovrebbe toccare a un leghista (Molinari o Giorgetti), altrimenti potrebbe andare a Francesco Lollobrigida di Fdi.
Per quanto riguarda i capigruppo, Fdi a Montecitorio dovrebbe confermare Lollobrigida, che verrebbe sostituito solo se diventasse presidente della Camera. Più incerta la situazione al Senato, perché l’attuale capogruppo Luca Ciriani potrebbe ottenere altri incarichi. Anche la Lega dovrebbe confermare gli uscenti, a meno che appunto non tocchi a Molinari la presidenza della Camera. Un po’ più fluida la situazione in Fi: gli uscenti Barelli e Bernini potrebbero essere rieletti, ma si fanno anche i nomi di Cattaneo e di Mulè (per la Camera), e di Ronzulli e Sisto per il Senato (ma entrambi potrebbero entrare al governo).
Il Pd, da giorni, discute sull’ipotesi di confermare le attuali presidenti – Simona Malpezzi al Senato e Debora Serracchiani alla Camera – in attesa dell’elezione del nuovo segretario che avverrà a marzo. Schema che, peraltro, permetterebbe di attuare l’indicazione di avere due donne alla guida dei gruppi ribadita da Enrico Letta alla direzione di giovedì.
Ma la questione è ancora da definire, (si fanno anche i nomi di Ascani alla Camera e Rossomando e Valente al Senato) e allo stato non risultano nemmeno convocazioni dei gruppi parlamentari. Per i centristi è tutto da definire, allo stato l’unica cosa certa che è un capogruppo sarà di Iv e uno di Azione. M5s, invece, dovrebbe confermare Castellone al Senato e Silvestri alla Camera, anche se quest’ ultimo potrebbe scegliere di farsi da parte per dedicarsi alle regionali del Lazio.
Molto delicata la vicenda delle commissioni di garanzia: il Pd reclama il Copasir e difficilmente l’organo di controllo sui servizi segreti verrà lasciato a M5s. In pole position ci sarebbe Enrico Borghi, già membro del comitato. I 5 stelle chiedono allora la Vigilanza Rai (per Licheri o Patuanelli) ma non sembrano d’accordo i centristi e Iv in particolare, che punterebbe sulla Boschi per quella casella. Ci sono poi le giunte per le elezioni e immunità, che al Senato sono un unico organo mentre alla Camera sono distinte: per una di quelle di Montecitorio ci sarebbe in pista Federico Fornaro di Articolo Uno.
(da La Stampa)
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