IL PESTO SOTTO ATTACCO, CROLLA LA SUA IMMAGINE NEL MONDO E TOTI PENSA A SPEDIRE VASETTI
ALLA POLEMICA DEL “GUARDIAN” (CHE SI RIFERIVA A QUELLO DA SUPERMERCATO) TOTI RISPONDE DA MILANESE, NON SAPENDO DI COSA PARLA… E ORA GIRA SUL WEB UN VIDEO CON UNA RICETTA DEMENZIALE
Il pesto è uno dei condimenti più noti e diffusi nel mondo, ed ha sempre trovato un elevato indice di gradimento. E però, per la prima volta l’immagine del pesto è diventata negativa. Molto negativa.
Lo certifica una ricerca dell’Associazione dei Palatifini – che organizza il campionato mondiale di pesto al mortaio – che continua il servizio di informazione specializzata sul pesto in collaborazione con Monitoring Emotion, che analizza le informazioni presenti su web, social, press e blog, di carattere economico e culturale, riguardanti il pesto genovese, al servizio di operatori del settore e appassionati.
Monitoring Emotion è una piattaforma di ricerca semantica per l’ascolto e l’analisi in tempo reale del Web, della stampa e dei Social Media, in grado di analizzare 50 milioni di fonti Social, 50.000 siti Web, media e new media, in 67 diverse lingue.
A contribuire a offuscare l’immagine del pesto, non solo le recenti polemiche del Guardian secondo il quale il pesto conterrebbe troppo sale, e quindi sarebbe dannoso per la salute più di un hamburger industriale, ma anche un video che negli ultimi tempi è diventato virale.
In questo video – che ha avuto 3,2 milioni di visualizzazioni – viene presentata una ricetta nella quale le mezze maniche di pasta vengono cotte e poi posizionate in verticale in un tegame. Quindi vengono riempite una ad una di pesto, ricoperte abbondantemente di pomodoro e il tutto poi coperto di sottilette prima di infornare.
Un modo assurdo di utilizzare il pesto.
Ritorniamo al Guardian e alla mannaia del giornale inglese e di altre testate come il Telegraph, (che stanno conducendo una battaglia per il cibo sano) che si abbatte sul pesto.
Una campagna che però potrebbe in qualche modo giovare alla Liguria, se avessimo dei politici intelligenti in Liguria.
Secondo il Guardian, due dei pesti più noti della Saclà – brand di riferimento in Gran Bretagna per il celebre condimento genovese – hanno il 30% di sale in più rispetto all’acqua di mare.
Dalle analisi del Consensus Action on Salt e Health (Cash), il «No 1 Classic Basil Pesto » – il best seller della Saclà – contiene il 18% di sale in più rispetto al 2009, mentre il «No 5 Organic Basil Pesto» tocca addirittura il +32%.
Ciò vuol dire che, con l’1,5 grammi di sale per porzione, entrambi sono più salati di un hamburger del McDonald’s.
Ma non è solo un problema della Saclà : il Cash ha analizzato tra giugno e luglio 75 marche di pesto – tra cui Napolina Green Pesto with Basil, Gino D’Acampo Pesto alla Genovese Basil Pesto e Truly Italian Genovese Basil Pesto – e tutte registrano una concentrazione di sodio che va dai 2 ai 2,5 grammi per 100 grammi.
All’alto contenuto di sodio, ammoniscono gli inglesi, si aggiungono i grassi saturi. Insomma, in Inghilterra il pesto non passa l’esame.
Perchè la Liguria potrebbe avvantaggiarsi.
Tutti sanno che raramente il pesto pronto che si compra al supermercato corrisponde ai canoni minimi dei buongustai.
Innanzitutto raramente l’ingrediente principale, il basilico, è dop ligure. Inoltre, per consentire al prodotto di conservarsi a lungo, avviene quasi sempre la pastorizzazione, procedimento che fa inorridire gli chef.
E, se è vero che una ricetta assoluta del pesto non esiste, tutti gli esperti di cucina invitano a fare un uso parsimonioso del sale: ci sono già parmigiano e pecorino a provvedere.
Più in generale, si può dire che, alzando la qualità del prodotto, la Liguria potrebbe mirare a esportarne una quota maggiore.
I vasetti di Toti
A fronte di osservazioni legittime da parte dei media inglesi, la risposta doveva essere nel merito e su base scientifica, denunciando un prodotto che non corrisponde ai canoni del “vero pesto” e lanciando una controffensiva sui media britannici proprio per pubblicizare quello locale, sulla base della ricetta tradizionale.
Invece Toti che fa? Manda qualche vasetto di pesto al Guardian, pensando più ad avere un articolo sui giornali locali invece che “smontare” in Inghilterra una polemica fondata.
Il pesto da supermercato segue il destino dei pelati o della pizza o del vino da market, la battaglia è comune, non esiste un “caso ligure”, ma un serio problema di qualità e origine protetta dei prodotti italiani.
Se Toti avesse preso un aereo non per andare per una volta alle solite manifestazioni della Lega, ma per fare visita alla redazione del Guardian, magari accompagnato da un paio di esperti locali, sarebbe certamente uscita una sua intervista che avrebbe ristabilito subito la verità
Altro che tappeti e vasetti, ogni tanto bisogna saper usare il cervello.
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