IL PRINCIPE ALBERTO DI MONACO E LA CENA DELLE BEFFE
IL CONTO NON PAGATO AL RICEVIMENTO PRO-ALLUVIONATI
Era una cena delle beffe e non lo sapevamo.
Il 24 ottobre 2014 il principe Alberto II di Monaco venne a Genova e nella città sconvolta 15 giorni prima da un’alluvione mortale si laureò “ad honorem” in Scienze del mare, raccolse soldi per la sua Fondazione, partecipò a una cena pantagruelica a Palazzo San Giorgio e disse una frase mai smentita: «Sarò generoso con Genova».
Oggi sappiamo che nemmeno un centesimo di quei soldi è finito nelle raccolte pro-alluvionati, che non c’era alcuna intenzione di farlo e che il conto della cena, 15 mila euro, non è mai stato pagato dagli affiliati italiani alla Fondazione Principe Alberto.
A garanzia dei lettori, vorrei raccontare un piccolo retroscena.
Alla vigilia della visita principesca, il Secolo XIX scrisse una lettera al console generale di Monaco a Genova, Domenico Pallavicino, chiedendo un aiuto per gli alluvionati in nome delle radici che uniscono la Liguria al Principato.
Benchè non si possa chiamarlo principe in base alla XIV disposizione finale della Costituzione repubblicana, Pallavicino si dimostrò degno del suo titolo donando graziosamente di tasca propria 10 mila euro alla raccolta organizzata dal Secolo XIX.
Gesto di valore, che riscattava una visita ingombrante per molti professori universitari e perfino per la corte monegasca, imbarazzata dal fatto paradossale che il sovrano di uno dei Paesi più ricchi del mondo battesse cassa per le sue ricerche marine in una città appena finita sott’acqua. In tutti questi mesi abbiamo aspettato un segnale, o meglio un bonifico.
Niente.
Ora, se foste nei panni di Alberto, che fareste?
a) Pagate senza fiatare il conto della cena anche se non vi spetta;
b) versate una cifra congrua alle imprese e ai cittadini alluvionati visto che vi siete fatti fotografare accanto alle magliette “Non c’è fango che tenga”;
c) restituite la laurea;
d) vi chiudete in un silenzio sdegnato e date così un contributo internazionale e chic al luogo comune sulla tirchieria genovese (i Grimaldi da qui vengono, dopotutto).
Se fosse una favola, il principe sceglierebbe la a), la b) o la c).
Ma non ci sono più i principi di una volta.
Alessandro Cassinis
(da “il Secolo XIX”)
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