IL RAPPORTO DELLA CARITAS INCHIODA IL GOVERNO MELONI: IN ITALIA IL NUMERO DELLE PERSONE ASSISTITE DALLA CARITAS È CRESCIUTO DEL 62,6%: IN ITALIA CI SONO 5,6 MILIONI DI PERSONE IN POVERTÀ ASSOLUTA (QUASI IL 10% DELLA POPOLAZIONE)
E ANCHE LAVORARE NON BASTA: UNA PERSONA SU QUATTRO, DI QUELLE CHE SI RIVOLGE ALLA CARITAS, APPARTIENE ALLA CATEGORIA “WORKING POOR”: LAVORA, MA LO STIPENDIO NON È SUFFICIENTE PER CAMPARE (IN ITALIA NEGLI ULTIMI 5 ANNI LE RETRIBUZIONI SONO DIMINUITE DEL 4,4%)
Sono oltre 5,6 milioni i poveri assoluti in Italia. Lo si legge nel terzo report statistico nazionale 2025 di Caritas Italia. “Istat – si legge nel report – rileva che quasi un residente su dieci vive in uno stato di povertà assoluta (il 9,7% della popolazione). Oggi si contano complessivamente 5 milioni e 694 mila poveri assoluti, per un totale di 2 milioni e 217 mila famiglie, che non dispongono delle risorse necessarie per una vita dignitosa, impossibilitati cioè ad accedere a un paniere di beni e servizi essenziali, quali ad esempio alimentazione adeguata, abbigliamento, abitazione”.
Per quanto riguarda il contesto europeo si evidenzia che “il 21% della popolazione vive in una condizione di rischio povertà o esclusione sociale; si tratta di oltre 93 milioni di individui – più di un europeo su cinque- che sperimentano condizioni di grave deprivazione materiale/sociale o che sono penalizzati sul fronte del reddito o da una condizione di bassa intensità lavorativa. L’Italia è il settimo Paese per incidenza di persone a rischio povertà o esclusione sociale (al 23,1%, in aumento rispetto al 22,8% del 2023): solo Bulgaria, Romania, Grecia, Spagna, Lettonia e Lituania registrano valori più alti”.
Negli ultimi 10 anni l’incremento delle persone assistite da Caritas è stato del 62,6%. Lo si legge nel report di Caritas Italiana. “I territori con l’aumento più marcato delle richieste di aiuto – si sottolinea – sono quelli del Nord Italia (+77%), seguiti da quelli del Mezzogiorno (+64,7%). Tali trend, evidenziano l’effetto cumulativo delle molteplici crisi che hanno attraversato il Paese negli ultimi anni: dalla crisi finanziaria del 2008, a quella del debito sovrano, fino alla pandemia da Covid-19 e alle
recenti tensioni internazionali”. Rispetto al 2023 “il numero degli assistiti è aumentato del 3%”. Complessivamente “nel 2024 – si legge ancora nel report – le persone accolte e sostenute dai Centri di Ascolto e servizi informatizzati della rete Caritas in Italia sono state 277.775.
Si tratta di un numero che corrisponde ad altrettanti nuclei familiari, poiché l’intervento degli operatori e dei volontari mira sempre a rispondere ai bisogni dell’intera famiglia. Le informazioni provengono da 3.341 servizi, attivi in 204 diocesi (pari al 92,7% delle diocesi italiane) e distribuiti in tutte le 16 regioni ecclesiastiche, rappresentando circa la metà delle strutture promosse e/o gestite dalle Caritas diocesane e parrocchiali. L’aiuto della rete ha raggiunto circa il 6 per mille dei nuclei familiari residenti in Italia e circa il 12% delle famiglie in povertà assoluta”.
“L’età media – si legge nel report – delle persone accompagnate è 47,8 anni, in aumento rispetto al passato. Sebbene le statistiche ufficiali mostrino una situazione in cui gli anziani risultano meno colpiti dalla povertà rispetto alle fasce più giovani della popolazione, i dati raccolti dalla rete Caritas evidenziano una costante crescita della componente anziana tra le richieste di aiuto: se nel 2015, infatti, gli ultrasessantacinquenni rappresentavano appena il 7,7% oggi la loro incidenza è praticamente raddoppiata raggiungendo il 14,3%. Rimangono invece pressoché stabili e strutturali le difficoltà delle famiglie con figli che costituiscono circa i due terzi degli assistiti (63,4%), molti dei quali con figli minori”.
DISUGUAGLIANZA ECONOMICA
Povertà: Caritas, cresce emergenza casa, è crisi strutturale e trasversaleL’emergenza casa rappresenta uno dei pilastri delle nuove vulnerabilità. Lo rileva il report 2025 di Caritas Italiana.
“Il problema abitativo in Italia rappresenta una delle sfide sociali più urgenti e trasversali del nostro tempo – si legge -. Non si tratta più di un’emergenza temporanea, bensì di una crisi strutturale con radici economiche, sociali e urbanistiche profonde. Continuare a trattarla come una situazione contingente impedisce l’elaborazione di strategie di lungo periodo e soluzioni sistemiche. Non riguarda soltanto le situazioni estreme come quella delle persone senza dimora, ma coinvolge un numero crescente di famiglie che incontrano difficoltà nel trovare o mantenere un alloggio dignitoso e accessibile.
Secondo Istat, nel 2024 il 5,6% della popolazione italiana vive in condizioni di grave deprivazione abitativa1 e 5,1% è in sovraccarico rispetto ai costi abitativi, ovvero la quota di reddito spesa per la casa risulta eccessiva”. Tra le persone seguite nel 2024 dalla rete Caritas, “il 33% manifesta almeno una forma di disagio abitativo”. In particolare “il 22,7% vive una grave forma di grave esclusione abitativa (persone senza casa, senza tetto, in condizione di insicurezza abitativa, in condizioni abitative inadeguate, persone sotto sfratto, persone accolte presso dormitori, servizi di accoglienza, alloggi temporanei), mentre il 10,3% presenta difficoltà legate alla gestione o al mantenimento dell’alloggio (per lo più rispetto al pagamento di bollette e affitti).
Particolarmente significativo è il dato secondo cui, tra le persone in povertà assistite da Caritas, il tasso di sovraccarico dei costi abitativi è quasi doppio rispetto alla media nazionale riportata da Istat, segnalando un livello di vulnerabilità ben più accentuato nelle fasce più fragili della popolazione”. Per quanto riguarda il profilo delle persone in difficoltà in relazione all’emergenza casa Caritas rileva che questo problema risulta
più diffuso “tra le donne rispetto agli uomini”.
Quasi 1 persona su 4 accompagnata da Caritas Italiana appartiene al mondo dei ‘working poor’. Lo rileva il terzo report statistico nazionale 2025 di Caritas Italiana. “Un fattore che accomuna la gran parte delle persone accompagnate riguarda la fragilità occupazionale – si legge -, che si esprime per lo più in condizioni di disoccupazione (47,9%) e di ‘lavoro povero’ (23,5%).
Non è solo dunque la mancanza di un impiego che spinge a chiedere aiuto: di fatto quasi un beneficiario su quattro rientra nella categoria del working poor, con punte che superano il 30% nella fascia tra i 35-54 anni. Quindici anni fa i disoccupati rappresentavano i due terzi dell’utenza e gli occupati appena il 15%; questo descrive con chiarezza quanto sia mutato il profilo dell’utenza Caritas nel corso degli ultimi tre lustri, riflettendo al contempo una profonda trasformazione del fenomeno stesso della povertà”.
“Nonostante la Costituzione Italiana riconosca la tutela della salute come diritto fondamentale e il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) abbia un’impronta universalistica, ancora oggi molti cittadini incontrano ostacoli nell’accesso alle cure”. Lo si legge nel report 2025 di Caritas Italiana sulla povertà. “Nel 2024 – si legge ancora – secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, il 9,9% della popolazione, circa 6 milioni di persone, ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie ritenute necessarie (visite specialistiche, esami diagnostici come radiografie, ecografie, risonanze magnetiche, ecc.).
Le principali cause sono riconducibili a due fattori: da un lato le lunghe liste d’attesa, dall’altro i costi che molte famiglie non riescono a sostenere. Il fenomeno appare in crescita rispetto al 2023 e al periodo pre-pandemico, a causa del peggioramento delle condizioni di accesso e delle difficoltà nella prenotazione”. “Tra le persone che si rivolgono alla rete Caritas, già segnate da fragilità economiche e sociali, la situazione appare ancora più critica.
I dati raccolti nel 2024 mostrano infatti che il 15,7% degli assistiti vive una condizione di vulnerabilità sanitaria, spesso legata a patologie gravi e alla mancanza di una risposta adeguata da parte del sistema pubblico2. Molti di questi soggetti chiedono esplicitamente aiuto alla rete Caritas, che diventa per loro un punto di riferimento e un presidio alternativo di ascolto e supporto.
Altri, invece, non formulano richieste specifiche: ciò lascia presumere che il fenomeno delle rinunce sia ampiamente sottostimato, soprattutto tra i più marginalizzati, che spesso sfuggono ai circuiti statistici e sanitari formali”. Per quanto riguarda la tipologia di interventi di Caritas in ambito sanitario il 57,2% ha riguardato i farmaci. Il 28,9% di interventi, invece, ha riguardato le visite mediche.
“Tra il 2019 e il 2024 le retribuzioni reali in Italia sono diminuite del 4,4%; dal 2008 al 2024, la perdita complessiva del potere d’acquisto dei salari è stata dell’8,7%, dato peggiore tra tutti i Paesi del G20 (fonte: ILO)”. Lo si legge nel report 2025 di Caritas Italiana sulla povertà
“L’istruzione – rileva il report – si conferma ancora un importante fattore protettivo: la povertà assoluta colpisce il 13% delle famiglie con bassi titoli di studio, mentre scende al 4,6% tra quelle in cui almeno un membro possiede un diploma. Al contrario, il lavoro smette di rappresentare un’efficace barriera: il 16,5% degli operai o figure assimilate sperimenta condizioni di povertà assoluta e complessivamente il 21% dei lavoratori ha un reddito troppo basso per vivere in modo adeguato.
Pesante nel corso degli anni l’effetto del “caro vita” che ha progressivamente eroso il potere d’acquisto delle famiglie, rendendo sempre più difficile il far fronte alle spese quotidiane. Anche se l’inflazione nel 2024 ha rallentato la propria crescita (+1%) rispetto al 2022 e 2023 (rispettivamente +8,1% e +5,7%), questo non si è tradotto in una diminuzione dei costi ma, al contrario, in una crescita più contenuta, innestatasi su livelli generali di prezzi divenuti insostenibile per molti nuclei familiari”.
Nel 2024, in Italia, è cresciuto il numero di persone in uno stato di povertà cronica. Lo rileva il report Caritas Italiana 2025. In particolare la percentuale è del 26,7% rispetto al 25,5% del 2023. Per quanto riguarda le persone assistite da Caritas delle 277.775 il 56,2% è di nazionalità straniera, il 42,1% di nazionalità italiana.
Tra gli italiani assistiti – rileva il report – “1 su 4 è anziano”, il 14,3%. Quasi il doppio rispetto al 2015 quando la percentuale di persone anziane era pari al 7,7%. Per quanto riguarda invece gli assistiti stranieri il report evidenzia la “singolare la crescita
delle persone provenienti dal Perù: passati dalla 7° alla 2° posizione”.
(da agenzie)
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