IL RETROSCENA DELL’EMA, LA SCELTA DI BERLINO E IL TRADIMENTO DI MADRID
OLANDA E DANIMARCA AVEVANO SCHIERATO IL LORO MINISTRO DEGLI ESTERI, L’ITALIA NO… ROSSI: “GOVERNO PASSIVO E INUTILE, GENTILONI PATETICO”
Il governo parla di “beffa” dal premier Gentiloni al ministro degli Esteri Alfano, i retroscena dei quotidiani in edicola puntano il dito sul “tradimento” di Madrid e sulla “scelta” di Berlino di puntare su Bratislava per connessioni territoriale e forse in cambio di un appoggio a Francoforte cui sembrava destinata l’Eba, l’agenzia sulla vigilanza bancaria che è andata invece a Parigi che ha “battuto” Dublino al sorteggio”.
La Slovacchia fuori dai giochi dopo il turno di votazione ha deciso di non votare più e così che si è creata la condizione per cui a votare erano in 26.
Insomma l’Italia è arrivata al sorteggio senza avere i 14 voti necessari ad aggiudicarsi la sede di Ema: qualcosa nella diplomazia non pare avere funzionato fino in fondo. Sostenuta da Grecia, Cipro, Romania, Malta e molti altri Paesi che hanno preferito mantenere la riservatezza, ora l’Italia mastica amaro dopo aver lavorato per mesi ad accordi e alleanze, rifiutando la logica dei blocchi, convinta che il lavorio forsennato di un team istituzionale bipartisan e compatto avrebbe portato a casa il risultato.
A Bruxelles però Amsterdam e Copenaghen (arrivata al rush finale) avevano schierato i loro ministri degli Esteri, Halbe Zijlstra (nella foto, ndr) e Anders Samuelson, mentre l’Italia era rappresentata dal sottosegretario alle Politiche europee Sandro Gozi.
E proprio su questo punto il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, parte all’attacco: “Io e Sala abbiamo fatto tutto per costruire un dossier competitivo. Resta il dubbio che fra seconda e terza votazione, quando c’era bisogno di essere lì e bastavano due voti, se ci fosse stato il Governo, il presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri, magari le cose sarebbe andate diversamente”.
Lo ha detto il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, sull’assegnazione di Ema. “Tutto si è giocato in mezz’ora. C’era il sottosegretario Gozi, forse una presenza più autorevole avrebbe fatto la differenza”.
Secondo Maroni, al posto del sorteggio, “sarebbe stato opportuno fare i calci di rigore, convocare Milano e Amsterdam al tavolo di Bruxelles, fare illustrare i due dossier e dopo l’Europa avrebbe dovuto assumersi le sue responsabilità : sono sicuro che in un confronto fra i due dossier, Milano avrebbe vinto. “Bisogna saper perdere? Se le regole sono giuste e la partita corretta. Qui c’è stata una scorrettezza. Anzi, un’incapacità dell’Europa di assumersi le sue responsabilità ”.
Ma su questo punto risponde direttamente: Le regole per l’assegnazione delle agenzie europee Ema e Eba, compreso il sorteggio finale, “sono state prese dai 27 ministri degli Esteri, non è questo l’indirizzo cui chiedere” dice il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas, interpellato a riguardo. Schinas ha anche negato l’esistenza di divisioni nell’Ue. “Oggi non c’è ragione per parlare di scarto Nord-Sud o Est-Ovest”.
A pesare sui risultati anche la stizzita astensione della Slovacchia dopo che Bratislava è finita fuori dalla gara al primo round.
È stata la defezione del Paese di Visegrad a far approdare la partita al pareggio (13 a 13 al ballottaggio finale Milano-Amsterdam) dopo le aspettative deluse. Data in pole position fino all’ultimo in virtù del criterio politico della ridistribuzione geografica, la capitale slovacca è stata infatti schiacciata dalla statura tecnica di Milano (25 punti), Amsterdam e Copenaghen (20 punti ciascuno), senza possibilità di appello già alla prima votazione.
La seconda ha eliminato la capitale danese, poi l’epilogo. Con l’ipotesi del tradimento della Spagna.
“Agenzia del farmaco. Perso 1 miliardo e mezzo. E ci vogliono far credere che è colpa di un sorteggio. Dispetto della Spagna, biscotto nordico a favore di Amsterdam, astensione della Slovacchia. Non è colpa della sorte… e non a caso si è arrivati al sorteggio. È incredibile leggere questa mattina il mantra autoassolutorio della classe dirigente del nostro paese sulla vicenda Ema” dichiara in una nota Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana e fondatore di Articolo Uno-Mdp.
“Patetico — ha aggiunto Rossi — il commento del nostro premier che accusa la ‘sorte’ senza una sola riflessione sulla sua conclamata incapacità gestionale della vicenda. Mentre gli italiani tutti i giorni fanno i conti con le difficoltà del mondo del lavoro dell’economia, della corruzione, dilagante e della mafia ancora una volta chi ci dovrebbe dirigere non esercita la pratica dell’assunzione di responsabilità , che dovrebbe distinguere le istituzioni serie e che chiedono rispetto. Si consuma con la vicenda dell’Ema l’evidenza plastica del crollo della nostra reputazione internazionale e di questo governo passivo e inutile”
Una sconfitta con accuse interne è stata invece quella spagnola, col ministro degli Esteri Alfonso Dastis che ha attribuito all’indipendentismo catalano di Carles Puigdemont la colpa dell’uscita immediata di Barcellona.
Mentre il ministro degli Esteri danese Anders Samuelsen si è lamentato perchè la Svezia “ha tradito la cooperazione nordica col voto a Milano”, facendo finire fuori dalla gara Copenaghen.
E pare che proprio la Spagna abbia guardato verso l’Olanda piuttosto che verso l’Italia.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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