“IL RISERBO NON ERA VINCOLANTE”: INTERVISTA A CATERINA MALAVENDA, AVVOCATO CASSAZIONISTA
“FORMALMENTE L’INTERVISTA DI ESPOSITO NON E’ CENSURABILE: L’OBBLIGO DI NON PARLARE NON RIGUARDA I PROCEDIMENTI CONCLUSI”
“L’obbligo di riservatezza vincola il magistrato fino alla lettura del dispositivo della sentenza. Dopo, in teoria, può parlare”.
Le argomentazioni di Caterina Malavenda sono lineari.
Bando alle opinioni personali, solo ragionamenti sui dati di fatto.
È avvocato cassazionista e giornalista pubblicista. Conosce le insidie di entrambe le professioni.
Il Pdl è insorto per l’intervista del giudice Esposito. Alcuni parlano di “revisione del processo” e “sentenza inficiata”.
Il valore giuridico della condanna di Berlusconi è intatto. Formalmente l’intervista non è censurabile: l’obbligo di non parlare riguarda i procedimenti in corso e non quelli conclusi.
Eppure il Consiglio Superiore della Magistratura ha aperto una pratica per valutare l’ipotesi di un’azione disciplinare.
È un atto dovuto: il Csm ha il dovere di valutare se le parole del giudice siano legittime o meno. Esposito era tenuto al silenzio fino alla fine del processo. Ma le valutazioni sulla liceità di quello che ha detto dopo, spettano solo al Csm.
Il presidente della Cassazione ha definito l’intervista “un atto inopportuno”: concorda?
Non lo so. Di certo Esposito è un adulto. E quella della Cassazione è la “sentenza del secolo”. Il giudice sapeva perfettamente cosa sarebbe scaturito dalle sue parole.
Non è sorpresa dalla campagna di stampa che ne è derivata?
Ognuno fa il suo mestiere. La reazione dei giornali è comprensibile: l’intervista si presta alle polemiche.
Per Esposito era una chiacchierata tra amici…
L’amicizia viene dopo. È una questione deontologica. Il contenuto di una conversazione va riportato fedelmente, che si tratti di un’intervista o di una semplice chiacchierata. Se poi c’è un accordo per concordare il testo, è un’altra questione. In ogni caso, quando parlo con un giornalista, so che devo essere cauta. Anche se è mio fratello (ride). Perchè prima di tutto rimane un giornalista…
Tommaso Rodano
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