IL RUGGITO DELLA TIGRE CELTICA: SINN FEIN SBARAGLIA TUTTI, PRIMO PARTITO CON IL 24,5%
LA RIVOLUZIONE D’IRLANDA: LA VINCITRICE E’ MARY LOU MCDONALD… IL SOGNO DI UNA IRLANDA UNITA, INDIPENDENTE ED EUROPEISTA
Un altro voto anti-establishment sulla mappa del grande scontento occidentale. È questo il senso delle elezioni in Irlanda, i cui risultati disegnano una “rivoluzione” nella politica dell’isola, concordano i giornali di Dublino e di Londra: la fine del duopolio Fianna Fà¡il-Fine Gael, i due partiti che l’hanno governata ininterrottamente per quasi un secolo; e la vittoria a sorpresa, perlomeno in termini di percentuale di voti, dello Sinn Fèin, il partito nazionalista socialdemocratico legato storicamente alla guerra per l’indipendenza del 1920 dall’Impero britannico e più recentemente alla guerra civile per l’indipendenza dell’Irlanda del Nord dal Regno Unito.
A conteggio ultimato, il responso delle urne assegna il 24,5 per cento allo Sinn Fèin, il 22,2 a Fianna Fà¡il e 20,9 a Fine Gael, con il resto suddiviso tra partiti minori, tra i quali spicca il rafforzamento degli ambientalisti del Green Party.
Ma poichè lo Sinn Fèin non ha presentato candidati in tutti i collegi elettorali, il maggior numero di seggi potrebbe andare a Fianna Fà¡il. Il cui leader Micheal Martin non esclude un governo di coalizione con lo Sinn Fèin: “Sono un democratico e rispetto il verdetto del popolo”, afferma Martin, pur riconoscendo “significative incompatibilità ” con il partito nazionalista.
Da parte sua il primo ministro in carica Leo Varadkar commenta che un’alleanza con lo Sinn Fèin non è “un’opzione praticabile” e predice che “non sarà facile” formare un governo.
La vera vincitrice delle elezioni è Mary Lou McDonald, leader dello Sinn Fèin, che ha guidato al maggiore successo elettorale in cent’anni. I commentatori irlandesi lo spiegano come un voto di protesta contro l’alto costo della vita e i prezzi troppo cari delle case in una piccola nazione che ha subito trasformazioni incredibili negli ultimi tre decenni: prima il boom che le è valso il soprannome di “tigre celtica”, trasformando una povera isola di emigranti in un polo di investimenti e alta tecnologia; quindi il crash finanziario del 2008 che l’ha portata sull’orlo della bancarotta; infine una ripresa propiziata anche dalla controversa bassa tassazione ai giganti dell’economia digitale, che hanno fatto di Dublino il loro quartier generale europeo.
Nonostante crescita del pil al 6 per cento, disoccupazione al 5 per cento, dunque fra le più basse in Europa, e forti investimenti esteri, l’Irlanda è insoddisfatta: così ha punito sia il partito di centro-destra del premier Varadkar, Fine Gael, al governo dal 2011, sia il principale partito d’opposizione, i centristi di Fianna Fà¡il, che l’hanno governata a lungo in precedenza.
Figlio di immigrati indiani, gay e promotore di grandi modernizzazioni sociali, con i referendum che hanno approvato aborto, divorzio e matrimonio fra persone dello stesso sesso, Varadkar si era anche schierato nettamente contro la Brexit e per l’Unione Europea, da cui l’Irlanda ha enormemente beneficiato in termini economici. Una scelta, quella pro-Ue, che ora viene abbracciata con entusiasmo anche dallo Sinn Fein: la Brexit potrebbe propiziare un referendum per la riunificazione dell’isola, da sempre l’obiettivo principale del partito, che è stato il braccio politico dell’Ira, l’esercito clandestino indipendentista in Irlanda del Nord nei trent’anni di guerra civile conclusi dalla pace del 1998.
Ora lo Sinn Fèin potrebbe trovarsi al potere sia a Belfast, nel governo congiunto autonomo nord-irlandese insieme agli unionisti filo-britannici del Dup, e a Dublino, insieme ai moderati di Fianna Fail.
Una grande chance di completare il sogno di un’Irlanda unita e indipendente, dopo le divisioni intestine che un secolo fa portarono all’assassinio del suo leader Michael Collins. Uno sviluppo che Boris Johnson, da Londra, seguirà con preoccupazione. “Noi stessi”, il significato di Sinn Fein in gaelico irlandese, diventa oggi un proclama più concreto per l’Isola di Smeraldo, come viene chiamata per il colore dei suoi prati perennemente bagnati di pioggia.
(da agenzie)
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