IL TENENTE NEONAZISTA CHE SI FINGEVA PROFUGO E PREPARAVA UN ATTENTATO TERRORISTICO PER POI DARE LA COLPA AI RIFUGIATI
LA DOPPIA VITA DI FRANCO A., SOLDATO DELLA BUNDESWEHR, FILONAZISTA E XENOFOBO: ARRESTATO
E’ una storia che sta sconvolgendo la Germania. La doppia vita di Franco A.: di giorno soldato della Bundeswehr, filonazista e xenofobo, di notte profugo di Damasco, in fuga dalla guerra civile.
Franco A. è stato arrestato mercoledì con l’accusa di terrorismo, ma per oltre un anno ha beffato le autorità tedesche spacciandosi per siriano, intascando 400 euro al mese e facendosi vedere saltuariamente in un centro di accoglienza bavarese.
Gli inquirenti sono sicuri che stesse preparando “un attentato grave” a sfondo razzista, ma non è chiaro nè quando, nè dove.
Dal 17 febbraio era nel mirino della procura di Francoforte, una delle ipotesi è che stesse pianificando un attacco per poi dare la colpa ai rifugiati.
Una vicenda incredibile, che sta attirando enormi critiche sul ministero della Difesa.
Nei giorni più concitati dell’”inverno dei profughi”, a dicembre del 2015, Franco A. si presenta all’ufficio immigrazione della città dov’è cresciuto, Offenbach.
Il soldato dai capelli scuri racconta di essere figlio di un venditore di frutta cristiano di Damasco, di essere fuggito attraverso i Balcani, di chiamarsi David Benjamin, di aver perso il passaporto. Fa richiesta di asilo. Le autorità , oberate dalle decine di migliaia di rifugiati che arrivano in quei mesi nel Paese, fanno poche domande, non si accorgono neanche che non parla una parola di arabo e lo spediscono in Baviera.
A Erdingen, in un altro ufficio per l’accoglienza dei rifugiati, gli scattano una foto, gli prendono le impronte, poi gli assegnano un posto in un centro di accoglienza, a gennaio del 2016.
Quando un impiegato si accorge finalmente, quasi un anno dopo, che Franco alias David non parla arabo, lui si giustifica dicendo di provenire da una famiglia di cristiani e di parlare solo il francese. In tutto questo tempo sta probabilmente progettando un attacco terroristico razzista.
Tra dicembre del 2015 e oggi lo zelig neonazi si sdoppia, facendo la vita da soldato in Alsazia, in una base franco-tedesca, intrattenendosi sul web e su gruppi whatsapp con altri estremisti di destra, coltivando odio nei confronti dei migranti e dei rifugiati sui siti più xenofobi.
Ma ogni tanto percorre centinaia di chilometri per andare in Baviera a recitare la parte del profugo David. Finchè non viene intercettato dalla polizia. Per un puro caso.
A gennaio, Franco A. è di ritorno da un ballo dell’esercito, a Vienna, quando nasconde una pistola calibro 7,65 in un bagno.
Qualche tempo dopo, un tecnico trova l’arma e avverte la polizia austriaca. Che tende una trappola al proprietario della rivoltella: aspetta che la torni a prendere e lo arresta. A quel punto, la scoperta incredibile: quando gli agenti austriaci spediscono le impronte digitali del tenente della Bundeswehr in Germania, si scopre che appartengono a un profugo, un certo David Benjamin.
Tuttavia, la polizia austriaca fa finta sulle prime di credere alla versione del soldato, che racconta di aver trovato l’arma per caso in un cespuglio, vicino al luogo del ballo, e di averla nascosta nel bagno per non farsi arrestare in aeroporto. Lo lascia andare per poterlo osservare più da vicino.
Quando gli inquirenti cominciano a illuminare la sua vita, ad analizzare la sua presenza in rete, si accorgono che si tratta di un estremista di destra e che ha almeno un complice, un vecchio amico di Offenbach, Matthias F..
Il telefono di Franco A. finisce sotto controllo, i suoi compari di tirate razziste su whatsapp anche. Mercoledì scorso, le manette scattano insieme a perquisizioni in 16 luoghi diversi, tra Francia, Austria e Germania.
E a casa del presunto complice, Matthias F., i poliziotti fanno l’inquietante ritrovamento di esplosivi, granate e munizioni.
A conferma che l’attentato non era solo una sbruffoneria di un gruppetto di neonazisti su whatsapp, ma un’ipotesi reale.
(da “La Repubblica”)
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