IL TRIBUNALE SULLA BAT-CASA DI MORATTI JR: “NON HA MAI PAGATO 130.000 EURO DI LAVORI”
I GIUDICI DI GENOVA DANNO TORTO AL FIGLIO DI LETIZIA CHE AVEVA CITATO PER DIFFAMAZIONE IL FORNITORE CHE LAMENTAVA I MANCATI PAGAMENTI
Gabriele Moratti non pagò tutti i lavori di allestimento della cosiddetta “Bat-casa”. Vale a dire, il lussuoso spazio di 447 metri quadri in via Ajraghi 30 che il figlio dell’ex sindaca Letizia Moratti nel 2009 trasformò da edificio industriale in abitazione, senza i necessari permessi urbanistici e senza corrispondere le cifre dovute.
A ribadire che Moratti junior “trattenne l’importo di euro 127.579 oltre la garanzia del 10 percento sull’intera opera” di allestimento domotico è una sentenza del Tribunale civile di Genova.
Il giudice Daniela Canepa lo scorso 14 ottobre ha infatti respinto un ricorso di Gabriele Moratti, che aveva citato in giudizio per diffamazione Gian Matteo Pavanello, titolare della società che ha realizzato impianti tecnologici nella casa di via Ajraghi.
Pavanello in più occasioni pubbliche – compresa un’intervista a Repubblica del 14 aprile 2011 – aveva lamentato il fatto che Moratti non gli aveva versato quanto dovuto per l’installazione di impianti luci, audio e di automazione.
Il giudice genovese ha riconosciuto che nei sistemi installati vi fossero “difetti quantificati in euro 20mila”, rimarcando come in nome di questi Moratti si sia rifiutato di pagare al fornitore oltre 127mila euro.
Per il Tribunale quindi, quando Pavanello denunciava pubblicamente di non essere stato pagato fino in fondo, “si limitava a riferire di un rapporto contrattuale effettivamente intercorso fra le parti”.
La sentenza condanna Moratti a rifondere 5mila euro come spese di giudizio.
Fu proprio una causa civile intentata a Milano da Pavanello nel 2010 a rendere pubblica l’esistenza della Bat-casa, che ospitava un poligono di tiro (riprodotto sulla base di un film di Batman), una piscina con ponte levatoio, tre forni, una cantina climatizzata per i vini, la sala fitness con vasca idromassaggio, il bagno turco, la botola motorizzata che portava a un bunker sotterraneo.
Nel 2010 la procura di Milano aprì anche fascicolo per gli abusi edilizi, e Gabriele Moratti nel 2013 patteggiò una pena a 6 mesi, convertiti in 49mila euro di multa. L’accordo con l’allora procuratore aggiunto Alfredo Robledo – che contestava al figlio dell’ex sindaca i reati di abuso edilizio e falso ideologico – fu ratificato dal gup Stefania Donadeo.
Per il cambio di destinazione d’uso senza autorizzazioni finirono nei guai anche il progettista della casa, l’esecutore dei lavori e il tecnico istruttore del procedimento amministrativo presso lo sportello unico per l’edilizia in Comune.
Come denunciato in un’interrogazione a Palazzo Marino da Basilio Rizzo, allora consigliere di opposizione, “i controlli da parte dell’amministrazione sull’immobile sono stati a dir poco carenti”.
Quando nel 2010 i vigili si recarono in via Ajraghi, registrarono “l’impossibilità di accedere allo stabile per mancanza del proprietario”.
I tecnici comunali riuscirono a entrare solo due mesi dopo. Qualcuno aveva nascosto gli elementi che facevano della struttura un’abitazione.
Moratti jr si impegnò con la procura a ripristinare le condizioni originali nell’immobile.
(da “La Repubblica”)
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