IL VESCOVO SOVRANISTA DI VERONA VA IN PENSIONE, GLI SUBENTRA L’EX VESCOVO DI RIETI, FORSE SI ESCE DAL MEDIOEVO
DOPO AVER INVITATO A VOTARE PER I SOVRANISTI, HA LICENZIATO ANCHE IL SACERDOTE CHE AVEVA AVUTO IL CORAGGIO DI RICORDARGLI CHE LA CHIESA NON DA’ INDICAZIONI DI VOTO
Ha scelto il giorno della nomina del suo successore monsignor Domenico Pompili, per raccontare la sua verità su quanto accaduto durante la campagna elettorale che ha visto il centrosinistra alla fine riconquistare Verona.
E rispondere alle polemiche sulla sua lettera ostile alle idee gender contro la quale si era schierato don Marco Campedelli, l’insegnante di religione del liceo Maffei di Verona ora in odor di licenziamento. Giuseppe Zenti punta l’indice contro l’informazione, «che ha trascinato la questione in polemica», domandandosi «perché la sua lettera sia stata diffusa» nei giorni caldi precedenti le urne «e poi trasformata in un argomento di discussione». Una missiva in cui Zenti invitava di fatto i sacerdoti a segnalare «eventuali carenze di valori civili con radice cristiana» con particolare riferimento «all’ideologia del gender, al tema dell’aborto, dell’eutanasia» nei candidati in lizza per il voto. Un assist giudicato sin troppo esplicito nei confronti del candidato di centrodestra Federico Sboarina.
Zenti resta fermo sulla sua idea, facendo peraltro comprendere che la smentita sul licenziamento di don Marco diffusa dalla Diocesi dopo lo scoppio delle polemiche è stata, in effetti, una mezza verità.
«Chi insegna religione deve essere in comunione con il suo vescovo, punto – scandisce, alludendo a don Marco – .Se non lo è non può insegnare. Molte polemiche sono fuori luogo e sono state del tutto falsificate, io non sono entrato nella questione elettorale, io ho parlato con i miei preti, i miei familiari».
Zenti aggiunge: «don Marco Campedelli è un mio prete, per lui prego molto perché vorrei che fosse un bravo prete. Ogni insegnante di religione, come è noto, ha un incarico annuale – chiarisce ancora -. Chi non è in comunione con il vescovo non può essere insegnante per l’anno successivo. In questo momento non è in comunione con me».
Nessun passo indietro, dunque, nonostante le numerose manifestazioni di stima che i cittadini di Verona hanno rivolto all’insegnante, arrivando a riempire ieri sera in 500 una piazza del centro storico.
Il destino lavorativo di Don Marco sarà dunque ora nelle mani, verosimilmente da settembre, di monsignor Pompili, che lascia la guida della Diocesi di Rieti per approdare in riva all’Adige.
Non entra nella polemica, il neo sindaco della città Damiano Tommasi. «Come ho detto all’inizio della vicenda, che era nata durante la campagna elettorale, il vescovo e la Chiesa hanno le loro regole – chiarisce – le loro gerarchie e le loro responsabilità». Al primo cittadino resta il compito, conclude, «di guidare Verona e far convivere tutte le realtà che vi sono presenti»
(da agenzie)
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