IMMIGRATI, RESTA LA TASSA INTERA MA I PERMESSI DURERANNO PIU’ A LUNGO
ALTRE NOVITA’: CHI PERDE IL LAVORO AVRA’ PIU’ TEMPO PER CERCARNE UN ALTRO, DA SEI MESI SI PASSA AD UN ANNO…PERMESSO ILLIMITATO PER CHI DIMOSTRERA’ DI AVERE UNA FAMIGLIA CHE LO SOSTIENE
Resta la tassa, si allungano i permessi.
È la “rivoluzione” annunciata dal Viminale: basta rinnovi e scadenze ravvicinate nel tempo, i permessi di soggiorno dureranno più a lungo (anche il doppio). Non solo.
Chi perde il lavoro avrà più tempo per cercarne un altro (il permesso per attesa occupazione passa da sei mesi a un anno) o un permesso illimitato se ha un contesto familiare che garantisca il suo sostentamento.
E la nuova tassa firmata Maroni-Tremonti ?
Si pagherà per intero, ma meno spesso.
Ecco i punti della bozza alla quale stanno lavorando in queste ore i tecnici dei ministeri dell’Interno e del Lavoro: sulla vita dei migranti si annuncia l’intervento più radicale dai tempi della Bossi-Fini.
Ad offrire lo spunto per rivoluzionare la materia è il decreto Maroni-Tremonti, entrato in vigore il 30 gennaio scorso: col provvedimento nasce una nuova tassa (tra 80 e 200 euro, a secondo del tipo di permesso) per gli immigrati che intendono richiedere il rinnovo o rilascio dei documenti.
Un balzello che si va ad aggiungere alle altre spese già sostenute per la pratica: 27,50 euro per il rilascio del permesso elettronico, 30 euro per il servizio delle Poste e 14,62 euro in marca da bollo.
Il governo Monti, ereditata la stangata, ha preferito mettere mano all’intera materia dei permessi di soggiorno, piuttosto che intervenire sulla nuova tassa (il cui mancato introito potrebbe peraltro configurarsi come danno erariale per la Corte dei Conti).
“La norma che stiamo mettendo a punto – ha annunciato il 1° febbraio il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, alla commissione Affari Costituzionali della Camera – rivoluzionerà completamente il sistema dei permessi”.
E, stando alle prime indiscrezioni che arrivano dai ministeri competenti, l’annuncio potrebbe presto realizzarsi.
Innanzitutto si lavora ad allungare i permessi di soggiorno: di tutti, da quelli della durata di tre mesi, a quelli che scadono dopo due anni.
Tra le varie ipotesi sul tavolo, si mira anche a raddoppiarne la durata.
Un modo per ridurre la nuova tassa Maroni-Tremonti, che rimane in piedi ma verrà pagata meno frequentemente (visto il prolungarsi dei permessi): una risposta alle richieste dei sindacati che hanno più volte manifestato contro la nuova stangata.
Un modo anche per semplificare la vita dei migranti, alle prese ogni anno con la burocrazia dei permessi.
Il governo prevede di allungare a un anno la durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione.
“Un anno di tempo o più in caso di cassa integrazione, indennità di disoccupazione e ammortizzatori sociali, invece di sei mesi”, conferma il sottosegretario al Welfare, Maria Cecilia Guerra.
Oggi chi perde il lavoro ha solo sei mesi di tempo per cercarne un altro, pena la scadenza del permesso.
“Sei mesi per ritrovare un lavoro mi sembrano pochi – aveva detto anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini nel maggio 2010 – vista la congiuntura economica andrebbe previsto almeno un anno”.
E ancora: “Un’altra norma che portiamo avanti – spiega Cecilia Guerra – permetterebbe di non far scadere il permesso di soggiorno a quegli immigrati che perdono il lavoro e che si trovano in un contesto familiare in grado di garantire il sostenimento economico. Il permesso di soggiorno non scadrebbe finchè c’è la possibilità di un mantenimento”.
E ancora: per accelerare le pratiche si spinge sui permessi elettronici e l’uso di internet.
Un programma informatico consentirà , nello stesso momento in cui si formula la domanda online, di ottenere gli appuntamenti necessari al disbrigo della pratica.
Si partirà a giorni, assicura il ministro Cancellieri, “appena sarà pronto il software per rendere del tutto operativo il sistema che consentirà di alleggerire le pratiche e contrarre i tempi”.
Si pensa anche alla possibilità di bypassare le Poste, attraverso l’utilizzo della posta elettronica certificata per i migranti che ne dispongono.
Resta però sul tavolo il problema della sicurezza della procedura via email, visto il rischio contraffazioni: oggi Poste rilascia una ricevuta all’atto di presentazione della domanda difficilmente falsificabile (grazie al codice ologramma).
I tempi? Dai ministeri competenti rispondono che la “rivoluzione” dovrebbe essere pronta in dieci giorni.
E se per accelerare l’iter delle pratiche basterà un decreto ministeriale, per l’allungamento dei permessi si dovrà intervenire con una modifica di legge.
Il plauso delle associazioni. “Così facendo il governo andrebbe incontro alle richieste avanzate da tutte le associazioni, dall’ARCI alla Caritas- spiega Pino Gulia, responsabile immigrazione del patronato Acli – perchè l’integrazione passa anche da queste scelte che danno respiro agli immigrati, sia dal punto di vista economico, che burocratico”.
Vladimiro Polchi
(da “La Repubblica“)
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