IMPOSSIBILE VOTARE: LA LEGGE ELETTORALE CHE NON C’È
IL CONSULTELLUM, USCITO DALLA SENTENZA DELLA CORTE, NON È PRONTO ALL’USO: MANCANO LE PREFERENZE… E METTERCI LE MANI NON SARà€ PER NULLA FACILE
Se domani mattina si dovesse andare a votare, non si potrebbe fare.
Perchè una legge elettorale “tecnicamente” non esiste.
È praticamente un anno (la sentenza della Corte Costituzionale che bocciò il Porcellum è del 3 dicembre 2013) che la politica e tutto quello che ci gira attorno, ragiona sul fatto che se anche il Parlamento non trovasse un accordo sul nuovo sistema di voto, sarebbe in vigore quello uscito dalla Consulta. Appunto, il Consultellum.
Ma non è così vero. Nella sentenza pubblicata il 13 gennaio 2014, per quanto riguarda le preferenze, si legge: “Eventuali apparenti inconvenienti possono essere risolti mediante l’impiego degli ordinari criteri d’interpretazione o rimossi anche mediante interventi normativi secondari, meramente tecnici ed applicativi (…)”, “in linea con quanto risulta dal referendum del 1991”.
Ovvero introducendo la preferenza unica. Cosa che non è così automatica.
Con quale strumento si dovrebbe fare? Un regolamento, un decreto, una leggina? Dibattito aperto, problemi garantiti. E poi, la preferenza unica apre ad altre questioni. Tipo: e la parità di genere?
Cavilli, ostacoli, atti normativi da compiere che mettono l’accento su un vuoto piuttosto inquietante.
In un Paese in cui il presidente della Repubblica è quasi dimissionario, il Parlamento semi-commissariato, i partiti in disfacimento e il governo sulla strada della palude, pure votare per ora non si può.
E l’Italicum al momento è praticamente impantanato in Senato, con un accordo politico che non c’è.
E discussioni infinite di costituzionalisti che discettano se si potrebbe eventualmente votare a Montecitorio con l’Italicum promesso e al Senato con il Consultellum (come affermano da Palazzo Chigi).
O se serve una clausola di salvaguardia, secondo la quale, invece, il nuovo sistema di voto entrerebbe in vigore solo a Palazzo Madama abolito.
O ancora, se si deve fare una norma transitoria per estendere l’Italicum fino alla Camera Alta, finchè dura.
Roba da far girare la testa. Anche perchè tutti tirano l’acqua al proprio mulino. Politico. L’Italicum ormai lo vuole solo Renzi, il Consultellum, in fondo, va bene a tutti gli altri. Si avrebbe la rivincita dei piccoli. E non solo.
“Quanto vale il simbolo del Pci se lo ripresentiamo?”, ci si interroga in questi giorni tra i sospetti scissionisti della minoranza dem.
E qui, si torna al punto. Perchè il Consultellum non è pronto all’uso.
Tra i renziani la convinzione diffusa è che basti un regolamento.
Ma diceva ieri Roberto Calderoli a Repubblica: “Le preferenze? Dicono: si inseriscono con un regolamento. Ma se vengono introdotte per via secondaria, si può ricorrere al Tar o al Consiglio di Stato. Che magari emana una sospensiva della legge a elezioni avvenute….”.
Avverte il costituzionalista, Stefano Ceccanti: “Si tratta di motivazioni strumentali. Perchè quello del governo sarebbe un passaggio dovuto, stabilito dalla Corte”.
Ma il tema c’è. Roberto Giachetti (Pd), il vice presidente della Camera, nonchè il principale sponsor del ritorno al voto anche subito, la mette così: “La discussione è in corso. C’è pure chi contesta che ci vuole la doppia preferenza di genere. E le preferenze nel Consultellum si possono introdurre o ex novo con una modifica legislativa, o attraverso un semplice regolamento, o ancora dando mandato al ministero dell’Interno”. Insomma, si parla di un decreto ministeriale, o un decreto delegato.
Giachetti insiste: “Il punto principale, però, è che non può esistere un Paese in cui non si può andare a votare”.
Non potrebbe esistere, ma il fatto che ci si debba comunque impelagare in discussioni, interpretazioni, accordi, significa che però esiste.
Sullo sfondo di questo scenario, resta il fatto che Renzi sa che con il Consultellum rischierebbe ancora la palude.
Ieri, il presidente del Consiglio, che non molla la linea, ha detto: “Gli imprenditori sono gli eroi del nostro tempo”.
La Camusso insorge: “Rispetto per i lavoratori”.
Guerra infinita.
Wanda Marra
(Da “Il Fatto Quotidiano“)
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