IN COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI RENZI E’ IN MINORANZA: 13 A 8 PER CUPERLO
E LA BINDI LO AVVERTE: “ATTENTO MATTEO A NON TIRARE LA CORDA…”
La vittoria di Matteo Renzi in direzione Pd sulla legge elettorale potrebbe tramutarsi in un Vietnam in Commissione Affari Costituzionali, dove dovrà avvenire il primo passaggio cruciale per il cosiddetto Italicum.
In Commissione, infatti, i numeri parlano chiaro: Renzi è in minoranza rispetto ai cuperliani. Tredici a otto per Cuperlo, fa i conti il Sole 24 Ore.
Cuperlo può contare su nomi come quelli di Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Andrea Giorgis, Maria Gullo, Enzo Lattuca e Giuseppe Lauricella.
Con lui ci sono anche Pier Luigi Bersani (appena uscito dall’ospedale) e Rosi Bindi, che proprio al segretario manda un messaggio di avvertimento: Matteo deve stare attento, “in Commissione abbiamo la maggioranza […] se presenteremo degli emendamenti, il segretario li deve accettare”.
Dalla sua parte Renzi ha Maria Elena Boschi, Matteo Richetti, Luigi Famiglietti e Daniela Gasperini, oltre ai franceschiniani Emanuele Fiano, Gianclaudio Bressa e Ettore Rosato e al lettiano Francesco Sanna.
Un altro lettiano, Marco Meloni, non vuole essere elencato tra i fedelissimi di Cuperlo, ma è comunque critico della proposta di riforma renziana.
“Insieme agli altri partiti, abbiamo la maggioranza”, ha detto ieri Rosi Bindi.
Non solo: su 21 membri democratici della Commissione, solo 9 hanno votato il sindaco di Firenze, mentre gli altri 12 si sono schierati con Cuperlo o non si sono espressi.
“L’Italicum sarà cambiato”, ha assicurato D’Attorre, annunciando che depositerà modifiche per evitare le liste bloccate.
“Sono convinto che alla fine Renzi si convincerà ad abbandonare le liste bloccate e non tradirà il popolo delle primarie”.
A fargli eco è ancora Rosi Bindi: “Se mezzo gruppo parlamentare dovesse firmare emendamenti per cambiare alcuni punti del testo, dovrebbe essere il segretario a prenderne atto e accettarli. Io non voglio spaccare il partito, ma nemmeno lui lo deve fare”.
(da “Huffingtonpost”)
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