IN ITALIA OGNI ANNO 3 MILIONI DI REATI
MA IN CARCERE NON CI VA MAI NESSUNO…
Abbiamo preso in esame le tabelle dell’International Centre for Prison Studies del King’s College di Londra e appare una valutazione statistica quasi da non credere ( se non ci fosse una spiegazione, ovvio): l’Italia è lo Stato con meno carcerati in rapporto alla popolazione. In testa alla classifica troviamo gli Stati Uniti con 2.300.000 detenuti e un rapporto di 750 ogni centomila adulti. A scendere, l’Inghilterra con 80.229 detenuti e un rapporto di 148 ogni centomila, poi la Spagna con 66.129 ( rapporto 147 ), quindi la Germania con 76.629 ( rapporto 93), ancora la Francia con 52.009 ( rapporto 85). Ecco l’Italia, il paese degli angeli, con circa 50.000 ( rapporto 75).
Abbiamo regioni intere infestate dalla grande criminalità , abbiamo il record europeo di rapine in banca ( 2.735 contro le 728 della Germania e le 122 del Regno Unito) in pratica il 48,11 per cento degli assalti agli istituti di credito in Europa si verificano in Italia. Possibile che la nostra popolazione carceraria sia così bassa?
Conviene fare un passo indietro e allineare tre dati: in un anno in Italia vengono commessi 2,8 milioni di delitti. Un insieme sterminato di furti, rapine, omicidi. Il 36% delle vittime non denuncia neanche l’episodio. Infine il 78,8% dei reati resta impunito.
Ecco il dato che riassume il disastro italiano e spiega la scarsa frequentazione delle carceri. Oltre 3 reati su 4 non trovano mai un colpevole.
In Italia l’azione penale è obbligatoria, ma in pratica diventa una lotteria: molte volte le indagini sono nominali, i processi durano una eternità , i tribunali sono ingolfati, spesso il procedimento va in prescrizione. In compenso l’Italia ha 1,39 giudici ogni 10.000 abitanti contro gli 0,91 della media UE … eppure le pratiche restano sempre indietro, mentre all’estero sono più celeri. Non lo trovate un po’ strano il tutto?
Il carcere italiano è un luogo di transito: circa 35.000 detenuti entrano ed escono nell’arco di un anno, con una permanenza media di un mese: si sta in cella nella fase di custodia cautelare, non dopo.
E chi viene magari condannato a 22 anni di reclusione, dopo 6 è già libero, come nel caso di Ali Abidi, 48 anni, tunisino. Nel maggio 2001 aveva ucciso la fidanzata a Torino, aveva avuto la condanna di cui sopra, dopo sei anni era libero, si è trasferito a Padova dove è stato di nuovo arrestato per sequestro e tentato stupro a un’altra donna.
Così va la giustizia in Italia…però abbiamo la minore percentuale di detenuti in galera …c’e’ di che esserne orgogliosi, no?
Ora anche la Sinistra riscopre l’esigenza della “certezza” della pena, “basta con le libertà troppo facili”, ma dov’era quando negli anni scorsi si liberavano criminali, si votavano amnistie e si metteva a rischio la sicurezza dei cittadini con una disennata politica di apertura delle frontiere?
A flirtare con la delinquenza o a difendere gli Italiani? E anche nel cosidetto PdL, quante decine e decine di parlamentari votarono il condono, senza rendersi conto della gravità di quanto facevano? Un po’ di autocritica ragazzi…almeno chiedete scusa prima di fare nuove promesse.
v
Leave a Reply