INDIPENDENTISTI SMASCHERATI: HANNO DATO NUMERI FALSI, HANNO VOTATO IN 100.000 NON IN DUE MILIONI E MEZZO
IL RUOLO DEI (RO)BOT… IL 10% DEI VOTI DAL CILE, ALTRI DA SERBIA E GERMANIA… L’ANALISI DEI FLUSSI DI TRAFFICO SUL SITO CHE HA GUIDATO LA CONSULTAZIONE DIGITALE INDIPENDENTISTA SVELA IL SISTEMA DI TAROCCAMENTO
I certificatori di traffico dati (Alexa pro, Trafficestimate e Calcustat) che martedì hanno stimato per conto del Corriere del Veneto in non più di centomila persone gli elettori del comitato guidato da Gianluca Busato (numero ben lontano dai presunti due milioni e mezzo dichiarati dagli organizzatori), ieri hanno confermato le analisi (22.500 visitatori al giorno nei sei giorni di picco in cui i media stranieri e italiani hanno trattato la questione) individuando anche i server di provenienza dei voti.
E proprio da questa divisione territoriale emergono una serie di curiosità .
I presunti votanti infatti non sono concentrati soltanto in Veneto come ci si dovrebbe aspettare da un referendum sull’indipendenza, ma sono sparsi un po’ in tutto il mondo e provengono dalla Germania, dalla Spagna e dalla Serbia.
Un elettore su dieci si è addirittura collegato da un indirizzo internet corrispondente a Santiago del Cile, capitale sudamericana che evidentemente ha a cuore l’indipendenza della nostra regione dallo Stato centrale.
La spiegazione di queste presenze «straniere » tra i presunti sostenitori dell’indipendenza comunque non è così complessa.
Da qualche anno a questa parte infatti i cosiddetti bot (abbreviazione di robot) hanno superato il numero di esseri umani collegati a internet ed eseguono operazioni di routine al pari dei normali utenti.
Si tratta di programmi di società specializzate nati per accedere a pagine web, a chat e a videogiochi per eseguire compiti di routine, per garantire la sicurezza o per fare i passaggi necessari per votare a un referendum e aumentare così il traffico di dati e mettere più in vista una pagina internet sui motori di ricerca come Google.
I canali utilizzati da Busato per pompare traffico sul sito Plebisicto.eu però non sono stati esclusivamente informatici.
Anche se la scelta di utilizzare le webfarm islandesi (il sito risulta accreditato a Klapparstigur 101 Reykjavik) per sosttostare a una legislazione internet più liberal e la decisione di registrare il sito 54.83.13.17 (Plebiscito.eu) ad Ashburn in Viriginia presso Amazon Tecnologies dimostra una conoscenza professionale della rete, ad alimentare il traffico (che si è fermato a un picco ragguardevole di 135 mila visitatori in sei giorni) è stato l’utilizzo sapiente dei media stranieri.
Il 16 marzo, poco prima di lanciare la bomba referendaria, sulla scia delle tensioni indipendentiste della Crimea, Lodovico Pizzati è stato intervistato dai media russi in un servizio di Marina Tantushyan in qualità di international spokesperson di Plebiscito. eu (portavoce internazionale).
Da là è partita la bolla mediatica che ha coinvolto i media angolossasoni e americani che hanno messo sullo stesso piano le spinte indipendentiste della Crimea, della Scozia, dell’Irlanda, dei Paesi Baschi, della Catalogna e, naturalmente, del Veneto.
È soprattutto per questo che la notizia ha cominciato a girare in internet in maniera virale cedendo parte del traffico al sito di Busato che a sua volta è collegato a una galassia di siti legati al portale Venetosi.it (si noti che l’estensione questa volta è molto italiana, ndr).
Non stupirebbe dunque se Busato fosse in grado di dimostrare («su una rivista specializzata americana », ha annunciato martedì) che sul web ci sono state più di due milioni di operazioni legate al chiacchiericcio mediatico del referendum.
Inutile aggiungere che due milioni di chiacchiere sul web non si tradurranno mai in altrettanti voti nemmeno sommando i presunti elettori cileni, tedeschi e serbi dato che generalmente questi numeri si trasformano in operazioni concrete al 5%.
A proposito: il 5% di due milioni è proprio centomila, cioè il numero di votanti sul sito Plebiscito.eu.
Alessio Antonini
(da “il Corriere del Veneto”)
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