INTERVISTA A CONTE: “SFIDIAMO LA DESTRA SU TASSE E SICUREZZA. CANDIDATO PREMIER? NON SARO’ UN OSTACOLO”
IL PRESIDENTE 5 STELLE: “DISPONIBILI A DISCUTERE SU QUALE POSSA ESSERE IL NOME PIU’ COMPETITIVO”
Presidente Conte. Perché dice no alla patrimoniale?
«Oggi, con Giorgia Meloni al governo, abbiamo il record di pressione fiscale da dieci anni a questa parte. Le famiglie e le imprese non arrivano alla fine del mese. Andiamo a colpire gli
extraprofitti di banche, colossi energetici e del web, questa è la priorità se si vuole redistribuire la ricchezza e garantire una vera giustizia sociale».
Sbaglio o una volta la patrimoniale la proponevate anche voi?
«Le racconto un inedito. Quando ero a Palazzo Chigi convocai gli uffici del Mef e chiesi loro di simulare una super-tassazione sui redditi più elevati. Ebbene, constatai che sul piano dei costi-benefici è un vuoto a perdere perché si ottengono poche risorse ma grande allarme. Col rischio di far scappare investitori e impoverire il Paese».
In altri Paesi c’è la tassazione dei super-ricchi.
«Ecco, ragioniamo della proposta di Zucman, presentata prima al G20 e poi a Bruxelles. Riguarda la tassazione dei patrimoni superiori a 100 milioni di euro. Però anche questa è impensabile dal punto di vista nazionale e infatti con Pasquale Tridico la stiamo portando avanti a livello europeo».
Andrà allo sciopero della Cgil?
«Noi stiamo combattendo questa manovra in Parlamento e sarà presente una nostra delegazione. Gli operai prendono stipendi da fame e sono vessati dall’inflazione e dalle tasse. È giusto che scendano in piazza contro il governo che ha affossato salario minimo e aumentato lo stipendio solo a sottosegretari, ministri e Brunetta».
Dica, per titoli, le sue proposte per la legge di bilancio.
«Primo: aumento della no-tax area dagli attuali 8500 ai 20mila di reddito l’anno con beneficio per le fasce deboli da 150-160 euro
a mese. Secondo: potenziamento dell’assegno unico sui figli. Terzo: recupero del meccanismo dei crediti di imposta per un robusto piano triennale di vero sostegno agli investimenti delle imprese. E infine: i soldi del riarmo firmato da Meloni a Bruxelles e a L’Aja spostiamoli sulla sanità».
Lei ha presentato anche proposte sulla sicurezza. Ha ragione chi dice che sta facendo una svolta moderata?
«Su Tasse e sicurezza va smascherato il bluff della Meloni. Le tasse aumentano e, girando sui territori, si tocca con mano che le persone si sentono sempre più insicure: con questo governo sono aumentati furti, scippi, rapine. Da padre sono allarmato dalle baby gang e dagli spari che uccidono i giovani dell’età del mio ragazzo. Abbiamo il dovere di fare qualcosa».
Che cosa?
«Sfidare il governo con proposte: procedibilità d’ufficio per scippo e altri reati odiosi per cui oggi c’è la querela di parte e destinare il miliardo buttato sull’Albania in un fondo per la sicurezza dei Comuni. Auspico su queste proposte anche una convergenza di tutte le forze progressiste».
C’è una emergenza sicurezza?
«Sì. Meloni e Nordio sono arrivati a fare una legge per cui prima di arrestarti si devono avvisare. L’hanno fatta per evitare le manette a politici e colletti bianchi, ma gli è sfuggita di mano. A Venezia 22 borseggiatrici sono scappate perché avvisate dell’arresto: ora tutta questa gente grazie al governo potrà sentirsi impunita».
Anche l’immigrazione è fuori controllo?
«Il blocco navale è un fallimento preannunciato e gli sbarchi sono aumentati di oltre 300 mila unità in 3 anni. Anche lo spot in Albania non fun-zio-na: Meloni paghi la propaganda di tasca sua e metta i soldi pubblici sulla sicurezza delle nostre città, dove mancano 25 mila tra poliziotti e carabinieri».
Va bene, le critiche al governo. Non pensa di avere un problema serio col Pd sull’immigrazione? Come linea ha l’“accogliamoli tutti”?
«I miei governi, ma pure quello Gentiloni e Draghi, hanno fatto nettamente meglio di Meloni sugli sbarchi. I flussi migratori vanno governati con pragmatismo: accoglierli tutti e non integrarli significa accollare questo peso ai cittadini che non vivono nei quartieri residenziali. Riprendiamo il lavoro che avevamo portato avanti sulla redistribuzione europea: non possiamo diventare l’hub europeo per gli sbarchi in cui, senza programmi di integrazione, il ruolo dei centri di accoglienza è insufficiente».
Come farà campagna contro la riforma della giustizia? Dia il titolo.
«La legge è uguale per tutti e deve rimanere tale. La riforma scardina questo principio, perché per i cittadini comuni non ci sarà nessun vantaggio: stessi tempi per i processi, stessi servizi inefficienti. Mentre la Casta dei politici si sfrega le mani. Lo ha ammesso candidamente Nordio: la riforma conviene a chi va al governo».
C’è, come dice Elly Schlein, un allarme democratico?
«Il vero allarme è un Paese che non cresce, con 6 milioni di italiani che rinunciano a curarsi e una famiglia su tre che taglia la spesa alimentare. Mi preoccupa un Paese che perde fiducia nel futuro e quindi nella politica e diserta le urne».
Voi dite: va azzerata l’Authority. Ma senza cambiare i criteri di nomina, si rischia di averne un’altra altrettanto lottizzata.
«Le Authority non possono essere il refugium peccatorum dei politici rimasti in panchina. Introduciamo criteri di selezione e di nomina più rigorosi, ad esempio con il divieto di andare nelle Authority per chi si è candidato a elezioni negli ultimi anni».
Ha detto “non sono di sinistra”, ma sono “progressista”. Mi indica nel mondo uno che è progressista ma non è di sinistra?
«Abbiamo una forte identità e siamo stabilmente collocati nell’area progressista. Quando osservo che il Movimento non può essere indicato come sinistra non voglio mancare di rispetto a un’importante tradizione politica».
Lei ha detto anche “non siamo alleati col Pd”.
«Noi siamo una forza che si è caratterizzata come forza radicale nel combattere i privilegi, che si batte per la giustizia sociale e ambientale. E le alleanze non sono per noi mai precostituite, ma sempre il risultato di accordi messi nero su bianco su questi chiari obiettivi».
Quale è la lezione che arriva dalla vittoria di Mamdani?
«Sarei sempre prudente sull’importazione di modelli. La lezione valida è che gli elettori si convincono parlando di soluzioni
concrete sui loro bisogni, dal caro vita al problema casa».
Pensa che potete arrivare alle elezioni andando avanti così, senza uno straccio di programma comune?
«Posso essere polemico? Non dovete distrarvi. Le nostre battaglie storiche sono già patrimonio comune delle forze progressiste e parte integrante del programma che manderà a casa Giorgia Meloni: salario minimo, legge sul conflitto di interesse, riduzione orario di lavoro, congedo paritario, difesa della legalità internazionale».
Le faccio l’elenco di tutto ciò che vi divide?
«Lavoreremo per trovare una sintesi sulle questioni ancora aperte».
Se si deve indicare il candidato premier, è disponibile a fare le primarie?
«Siamo disponibili a discutere sui vari criteri per scegliere la candidata o il candidato più competitivo».
Questa è una notizia. E accetterebbe di sostenere un candidato altro da sé?
«Non sarò mai un ostacolo nella scelta del candidato migliore per vincere».
Alessandro De Angelis
(da lastampa.it)
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