INTERVISTA A LANDINI: “BASTA PAROLE AL VENTO, RENZI SI CONFRONTI SUI VERI PROBLEMI DEL PAESE”
“RENZI E’ ANDATO A DETROIT A PRENDERE CONSIGLI DA CHI NON PAGA LE TASSE IN ITALIA E PORTA LE AZIENDE ALL’ESTERO”
Dal governo non è arrivata nessuna apertura e adesso «è davvero arrivato il momento di mettere le cose in chiaro, sull’articolo 18, sull’occupazione, sugli ammortizzatori sociali da cambiare e sui fondi da trovare».
Al discorso di Renzi alla direzione del Pd, Maurizio Landini — leader della Fiom risponde con un invito esplicito: «Chiedo a Renzi un confronto pubblico, scelga lui dove e come, purchè sia pubblico. E’ ora di far un’operazione verità , di dire le cose come stanno, a partire dall’articolo 18».
Ecco, proprio su quel tema c’è una novità : Renzi ha parlato di reintegro anche nel caso di licenziamento per motivi disciplinari. E’ o no un’apertura?
«Non prendiamoci in giro, nel discorso di Renzi, per quanto riguarda l’articolo 18 non c’è nessuna novità . Siamo di fronte ad un ulteriore spacchettamento della norma dopo quello già operato dalla Fornero. La discriminazione è trattata nel codice civile, il disciplinare è regolato nei contratti. Il giudice, quando decide per il reintegro, lo fa perchè considera false le motivazioni che hanno portato al licenziamento. Se annullo il reintegro vuol dire che l’azienda, anche con motivazioni false può licenziare e che l’onere della prova cade sulle spalle del lavoratore. E’ un passo indietro, altro che novità ».
Ma il premier ha parlato di Tfr in busta paga, di legge di rappresentanza, di salario minimo. Ha promesso di cancellare i contratti precari: sono o non tutti temi da voi proposti?
«Ma cosa c’entrano tutte queste cose con il rendere più semplice il licenziamento? La precarietà si riduce estendendo i diritti, non riducendoli. Vogliamo parlare di questi argomenti? Bene, Cgil e Fiom hanno proposte su ogni tema e sono pronte a parlare su tutto. Ma dentro questo schema ci sono punti che non possono essere oggetto di trattativa. Ci sono cose davanti alle quali si deve dire no: il diritto al lavoro deve essere senza ricatti».
Il governo dice che per colpa di quella norma nessuno investe in Italia.
«Se le multinazionali non vengono qui non è per via dell’articolo 18, ma perchè non c’è una politica contro la corruzione e la burocrazia: sono questi i motivi tengono lontani gli investitori. Invece di cambiare il lavoro per decreto, Renzi faccia un decreto sul rientro dei capitali, sul riciclaggio, sul falso in bilancio, sugli appalti. Il taglio dell’articolo 18 interessa solo alla Confindustria e non serve, perchè in questo Paese si può già licenziare quando l’azienda è in crisi».
Neanche il fatto che il governo abbia messo sul piatto un miliardo e mezzo per gli ammortizzatori sociali vi sta bene?
«E’ un passo avanti, ma bisogna capire che tipo di riforma si vuole fare. Perchè se si tratta di estendere la cassa integrazione ordinaria e straordinaria a tutti, di prevedere un sussidio e un salario minimo, di allungare l’indennità di mobilità e la cassa integrazione in deroga al 2015 per far fronte al rischio di licenziamenti di massa cui questo 2014 ci espone, certo quella cifra non basta».
Secondo lei Renzi ha il favore dei poteri forti o li ha contro?
«Diciamo che nel Jobs Act lui ha assunto tutte le richieste dei poteri forti e che è andato a Detroit a prendere consigli da chi non paga le tasse in Italia e ha portato le sedi della Fiat all’estero. Non mi pare che la sua politica del lavoro colpisca chi versa il 12 per cento sulle stock option, colpisce i dipendenti , che non evadono e che pagano le tasse al 43 per cento».
Luisa Grion
(da “La Repubblica”)
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