INTERVISTA A CIVATI: “NON MI ADEGUO, SE NON CAMBIA VOTO CONTRO”
“SULLO JOBS ACT SARA’ BATTAGLIA IN AULA”
Scusi Civati, proviamo a ricapitolare: si è discusso in direzione, votato, quindi, dice Renzi, i parlamentari devono adeguarsi alla linea. Fila, o no?
“Per niente. Io non mi adeguo”.
Pippo Civati è seduto su un divanetto del Transatlantico, plico di fogli sul tavolino, manda sms, riceve notizie dal senato dove si è svolta l’assemblea sul jobs act.
Escono le agenzie del capogruppo Zanda. Titolo: “La linea va mantenuta”.
Civati scuote la testa: “Non mi adeguo perchè non siamo in condizioni di normalità ”.
In che senso?
“Qui abbiamo di fronte una questione politica molto seria. In un partito c’è la piattaforma con cui il segretario è stato eletto alle primarie. Ed è una linea che non cambia a colpi di direzione, dove i rapporti sono tali che l’esito è scontato. E poi, scusi, Giacchetti vota come gli pare sulla responsabilità civile e sul lavoro io mi devo adeguare?”.
Però scusi, il jobs act è un tema politico, non è una questione di coscienza.
Bah, non condivido. Anzi, io su questa vicenda vedo una doppia questione etica. Una riguarda il fatto che il lavoro riguarda la vita della persone, e dunque l’etica c’entra. L’altra riguarda l’etica della politica, ovvero il mandato che gli elettori hanno dato ai senatori. In condizioni di normalità si può chiedere di adeguarsi, ma qui non siamo in condizioni di normalità .
E se il governo dovesse porre la questione di fiducia?
Sarebbe un atto provocatorio e dirompente. Spero che non lo faccia e che Renzi abbia un momento di saggezza entrando nel merito della questione.
In direzione però su alcune questioni Renzi ha “aperto”: il reintegro in caso di licenziamento disciplinare, l’incontro con i sindacati…
Parafrasando Moretti, l’articolo 18 è come la Sacher torte, non come il cannolo, si fonda su equilibrio delicato. C’è una logica, una filosofia che tiene assieme discriminatorio, economico e disciplinare. Al momento ho capito che Renzi ha quasi abolito l’articolo 18, come ha quasi abolito il Senato e le province…
Quindi, come voterà ?
Se il contenuto della delega rispecchia quello che ha detto Renzi in direzione e non cambia, allora il mio voto contrario è un’ipotesi molto concreta.
È un provvedimento di destra?
Certo, un conto è se dici che si deve “tipizzare” meglio l’articolo 18, che va aggiustato verificando prima come ha funzionato la riforma Fornero di due anni fa, altro è fai una crociata ideologica. Il tono usato da Renzi sul tema è simile a quello di Berlusconi.
Berlusconi?
Sul blog ho pubblicato un video del 2002 di Berlusconi, se volete linkatelo sull’Huffington, in cui i toni sembrano quelli della direzione di ieri. Quello che dico io è che invece di fare crociate bisognerebbe semplicemente parlare un linguaggio di verità .
Sarebbe?
Che è Renzi che ha cambiato linea non noi. Se glielo ha chiesto l’Europa e la Bce significa che la sua strategia per la crescita è archiviata e siamo a un commissariamento di fatto. Per parafrasare la frase di Rilke che ha citato ieri, “la troika è dentro di noi prima che accada”.
E quindi lei rivendica il diritto al dissenso in Parlamento.
Se il tono è “provate a non votarlo e vedrete che succede…”. Il problema è politico: se il dissenso è di cinque senatori, riguarda la commissione di garanzia, se il dissenso è di 15 riguarda il presidente della Repubblica perchè a quel punto si porrebbe il tema di un nuovo governo.
Ho la sensazione che lei stia programmando una scissione.
No, perchè una scissione del Pd avrebbe l’effetto di dare lunga vita al Nazareno e di mettere il paese nelle mani di Renzi e Berlusconi per chissà quanto tempo.
Però la sensazione è che ormai tra Renzi e la minoranza Pd ci sia una reciproca insofferenza quasi antropologica.
L’antropologia la tengo lontana perchè è un tema più grande della scissione. Per ora mi limito a dire che ieri si sono manifestate due culture politiche molto diverse tra loro.
Sta dicendo che la giornata di ieri è uno spartiacque nella storia del Pd?
Sì, è in atto una transizione di cui non si intravede il punto di arrivo.
(da “Huffingtonpost“)
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