INTERVISTA A LUCA CASARINI: “RIVOLTA IDIOTA E INUTILE, QUELLI SONO ANDATI IN PIAZZA PER UNA FOTO”
“UNA RIVOLTA FINTA E AUTOREFERENZIALE, SONO SOLO I FIGLI DELLA SOCIETA’ DELLO SPETTACOLO”
“I protagonisti la chiamano rivolta, ma la vera rivolta è quella di Baltimora, degli indignados spagnoli, dei migranti di Rosarno. A Milano invece è andato in scena un capolavoro al contrario: una guerriglia urbana idiota, inutile, autoreferenziale, controproducente e senza consenso sociale che è riuscita a dare torto a quelli che avevano ragione nel contestare l’Expo”.
Luca Casarini, ex leader del Disobbedienti al G8 di Genova, ora è un dirigente di Sinistra ecologia e libertà e non fa più parte dei movimenti ma si sente ugualmente “amareggiato” e incredulo per quanto accaduto durante il corteo No Expo del 1 maggio.
E punta il dito contro gli incappucciati che hanno organizzato “una azione demenziale a uso e consumo dei fotografi e della società dello spettacolo. I cittadini che potrebbero stare idealmente dalla loro parte non capiscono cosa sia successo anche perchè non viene spiegato il significato politico”.
Da esperto di cortei e mobilitazioni, cosa ha letto nella piazza di Milano?
Un capolavoro, e lo dico naturalmente in senso ironico. Sono riusciti a mettere dalla parte del torto coloro che hanno ragione. Perchè una cosa è chiara: dopo la guerriglia del 1 maggio le grandi ragioni dei No Expo sono state messe all’angolo non dalla repressione del potere o dalla forza dei media, bensì dal senso comune delle persone alle quali quel movimento dovrebbe rivolgersi. In questo momento tutto il Paese schifa quelle ragioni, mentre un evento ipocrita come l’Expo ha ricevuto consenso e ammirazione.
Gli antagonisti hanno scritto che non è più il tempo dei social forum e cioè della non-violenza. E che Baltimora, Atene, Istanbul sono dietro l’angolo. Casarini a sorpresa si schiera contro i riot?
Vorrei chiarire che la mia è una posizione personale dato che non faccio più parte dei movimenti, e soprattutto venerdì non c’ero. A me pare chiaro, però, che Milano non c’entra niente con Baltimora o con gli indignados spagnoli che poi hanno dato vita a Podemos. Le rivolte vere fanno parte di movimenti di popolo che trovano consenso nella società , e la stessa mamma di Baltimora è dentro quel movimento: vuole portare a casa il figlio perchè ha paura che la polizia lo uccida, non certo perchè pensa che sia un “pirla”, come ha affermato il padre del ragazzo andato in tv a favore dei “black bloc”.
Se non è stata una rivolta disperata, un conflitto sociale, allora cos’è stata Milano?
Hanno mandato in onda, perchè di questo si tratta, una rivolta iper-spettacolare, iper-identitaria, avulsa da qualsiasi ragionamento sociale, a uso e consumo della società dello spettacolo. Mi piace la definizione dello scrittore Christian Raimo, riot porn, la pornografia della devastazione urbana, migliaia di foto che vengono immediatamente condivise sui social, video ripresi dalle diverse angolazioni, protagonisti vestiti come fosse un grande film. Il risultato è un’orgia mediatica dove alla fine chi fa la voce grossa sono le multinazionali sponsor dell’Expo e la destra estrema, tutto a detrimento delle persone che davvero avrebbero bisogno di protestare e cambiare le cose. L’avevo già detto dopo la mobilitazione degenerata con gli scontri del 15 ottobre 2011: questi sono i nostri nemici, non rispettano gli altri manifestanti e privatizzano il diritto al dissenso. Questo è un aspetto molto di destra.
Perchè i ribelli di Milano non hanno il diritto di sentirsi parte di una rivolta sociale?
I protagonisti delle rivolte sono visibili e riconoscibili: sono per esempio i migranti di Rosarno che si ribellano alla schiavitù, oppure gli operai che a Bruxelles protestano contro le condizioni di lavoro. Qui siamo in presenza di figuranti che pensano di ribellarsi al posto di qualcun altro, ma al termine dell’azione rimangono in silenzio, non hanno il coraggio di rivendicare queste azioni e di spiegare perchè hanno scelto questa modalità . Se si intervistassero precari, casalinghe e disoccupati per chiedere loro se si sono sentiti rappresentati dalla giornata di Milano o se hanno capito cosa sia successo, sicuramente esprimerebbero schifo o sconcerto perchè non si sentono coinvolti. E questo è davvero il paradosso più incredibile.
Perchè le mobilitazioni di piazza non attirano più molta gente come un tempo?
Siamo credo al punto più basso della partecipazione sociale alle proteste, e questo mi rende incredulo e amareggiato. Siamo in un mondo dove 1 miliardo di persone soffre la fame, viviamo in una Italia dove il lavoro è precario, la disoccupazione alle stelle, 10 milioni di italiani a rischio povertà e un milione e mezzo di bambini già poveri. Eppure queste ragioni vengono cancellate da una azione identitaaria e ideologica che non prende in considerazione le conseguenze: una di queste è aver offerto a Matteo Renzi e a Matteo Salvini una occasione d’oro per schiacciare l’opposizione.
Sono figli di papà , come dice Renzi?
Renzi non viene da una famiglia operaia, perciò potrebbe evitare commenti. Io penso siano più figli di questa società malata.
Rinnega le azioni disobbedienti, la violazione della zona rossa, l’azione anche distruttiva?
Ho imparato a disobbedire a leggi ingiuste nella campagna di Comiso contro i Cruise, nel 1983. I blocchi e le azioni di disobbedienza fanno parte delle lotte sociali ma devono trovare il consenso delle persone per le quali stai lottando. Questo accade per esempio con i No Tav, un vero movimento di popolo. Questo aspetto mi è parso completamente assente a Milano il 1 maggio. C’è anche da dire che un corteo completamente pacifico non arriva nemmeno sui giornali, così come non arriva ai giornali il messaggio che una vetrina rotta è nulla in confronto alle vere devastazioni compiute dalle multinazionali ai danni delle popolazioni povere.
Come si è comportata la polizia?
All’opposto del G8 di Genova e dunque molto meglio, a livelli nordeuropei. Io continuerò a battermi sempre per far comprendere la differenza tra una vetrina rotta e la vita di una persona, è una battaglia di tutti i democratici.
Dopo il 1 maggio milanese i movimenti sociali in Italia sono morti? Esisterà solo il riot?
Il movimento oggi ha una grande responsabilità perchè deve fare una scelta netta e far capire con chi vuole stare. Allo stesso tempo deve convincere chi può essere suo amico a non cadere nei paradossi: non ha senso lamentarsi della precarietà e del lavoro malpagato e poi andare a fare volontariato all’Expo, che non è certo una organizzazione no-profit.
Non fa più parte dei movimenti ma perchè non è sceso in piazza con i No Expo?
L’Expo non è un summit come il G8 dei potenti, dura sei mesi e al suo interno troveranno voce anche i Sem Terra, Via Campesina e Vandana Shiva. Continua a essere una kermesse ipocrita che darà voce anche ai Paesi che affamano i loro cittadini, ma il 1 maggio ho ritenuto più giusto stare a Pozzallo, nella cittadina siciliana che accoglie migliaia di profughi. A proposito di azioni disobbedienti, sono rimasto colpito dalle realtà cattoliche che si mettono in gioco concretamente per aiutare persone vittime di una tragedia che si consuma nell’indifferenza europea. Ho conosciuto sacerdoti che nascondono i profughi per non costringerli a essere portati in luoghi indesiderati. Ecco, questo mi pare un terreno concreto dove costruire un’altra società .
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply