INTERVISTA AL PROCURATORE PADALINO: “DOPO 48 ORE TORNANO TUTTI LIBERI”
LA DENUNCIA DOPO LO SCUOTACARCERI: “ORMAI ABBIAMO UN REATO SENZA PENA, E’ UNA LICENZA DI SPACCIARE”
L’ultimo caso particolare è successo solo qualche giorno fa.
A Torino uno spacciatore di cocaina è stato arrestato il 6 agosto. Il pm di turno ne chiede l’arresto, il gip in base alla legge “svuotacarceri” non accoglie la domanda, il pusher torna fuori e l’11 agosto viene preso ancora e scarcerato di nuovo.
Il caso è finito nelle mani del sostituto procuratore Andrea Padalino: “Ormai abbiamo un reato senza pena. È una licenza per spacciare”, dichiara.
Dopo la lettera aperta dei funzionari di polizia al ministro dell’Interno Angelino Alfano sul dimezzamento degli arresti per spaccio, il pm torinese torna a spiegare gli errori della norma voluta dal governo Renzi per rimediare al sovraffollamento dei penitenziari, convertita in legge dal Senato all’inizio di agosto.
Dottore, quali sono gli ultimi dati?
Sono stato di “turno arrestati” la scorsa settimana e posso dire che le detenzioni per spaccio a Torino sono dimezzate. Se di solito in un territorio così c’erano dai venti ai trenta arresti al giorno, ora siamo arrivati a una decina.
Perchè?
Perchè lo “svuota carceri” riduce la pena prevista per lo spaccio di quantità modiche dai sei mesi ai quattro anni e mezzo, non importa quale sia il tipo di droga. Il codice di procedura penale prevede che se la pena prevista è fino ai cinque anni si può disporre la custodia cautelare in carcere, al di sotto si possono dare gli arresti domiciliari. Tuttavia la maggior parte di queste persone non hanno una dimora e non possono essere messi ai domiciliari e quindi tornano liberi dopo 48 ore in camera di sicurezza.
Ma ciò vale anche nei casi in cui uno spacciatore venga arrestato più volte?
Non esistono aggravanti, anche se lo spacciatore è recidivo. Se il pusher venisse condannato più volte nel corso di un anno, ciò comporterebbe degli aumenti minimi della condanna, che non supererebbe i quattro anni e mezzo, e lui rimarrebbe libero di spacciare.
Donatella Ferranti del Pd difende la norma dicendo che tutela quei ragazzini che spacciano tra amici.
Quelli sono casi rari, uno ogni cento. Chi ne usufruisce di più sono certi delinquenti che a questo punto hanno una licenza per spacciare.
Il problema era già stato sollevato a giugno. È cambiato qualcosa nella conversione in legge del decreto?
No, il problema è rimasto. La norma però va cambiata.
Quali modifiche si potrebbero fare?
Basterebbe cambiare i limiti della pena per lo spaccio di modiche quantità , portare il massimo da quattro anni e mezzo a cinque anni per ripristinare la custodia in carcere. Oppure si potrebbe prevedere un range unico per lo spaccio, con un limite minimo di un anno fino a un massimo di venti anni di carcere (previsto per la vendita di grosse quantità di stupefacenti, ndr) lasciando al giudice la possibilità di scegliere. In questo modo non verrebbe impedita la custodia cautelare in carcere.
Il problema vale solo per lo spaccio o ci sono anche altre “categorie” di reati?
Prima c’era il problema provocato dal decreto legge 92 del 26 giugno. Secondo questo testo se un giudice prevede che un arrestato, al termine del processo, debba scontare una pena sotto i tre anni, allora dovrà lasciarlo ai domiciliari. In questo modo però la norma restringe la custodia cautelare per molti reati. La legge di conversione sembra contenere i danni, ma deve ancora essere approvata. Al momento è stato inserita una norma che prevede il carcere per chi non ha una dimora.
Andrea Giambartolomei
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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