INTERVISTA AL REGISTA LIVORNESE PAOLO VIRZI’; “VENDETTA TRIBALE CONTRO CAPI INERTI”
“NON HA VINTO GRILLO, NON HA PERSO RENZI, E’ STATA LA RIBELLIONE DELLA TRIBU’ CONTRO I LORO REFERENTI INCAPACI”…”IL NUOVO SINDACO HA PROBLEMI CON L’ITALIANO E HA AVUTO POCO STILE DOPO LA VITTORIA”
A un figlio di Livorno cresciuto nella brusca culla di Ovosodo: “Vivevo in un mondo che non ammetteva sfumature. Un congiuntivo in più, un dubbio esistenziale di troppo ed eri bollato per sempre come finocchio” le urla fanno sempre un relativo effetto.
La festa dei sostenitori di Filippo Nogarin, però, non gli è piaciuta: “Invece di essere contenti per l’elezione del sindaco del M5S si son prodotti nell’insulto e nello spintone. C’era anche uno striscione sgrammaticato. ‘Cambia la musica e cambiano i sonatori’. Senza u. Il degrado di Livorno è visibile e il declino è anche lessicale. Una decadenza del garbo e della compostezza intellettuale che nello sventolio del becerume trasforma il Vernacoliere in letteratura aulica”.
Virzì, sembra il copione di un film. Dopo 70 anni di incontrastato dominio del Pci e dei suoi eredi, Livorno cambia strada.
Non posso che rallegrarmi. Non credevo che la città mi avrebbe dato uno spunto simile per ritornare a Livorno e dire tutto il male possibile dei livornesi. Comunque me lo aspettavo. Quel che è accaduto era ineluttabile.
Perchè?
Il sindaco uscente, Cosimi, con somma ineleganza ha attribuito il tracollo del partito alla campagna elettorale , ma per 5 anni aveva governato con pigrizia e arroganza in una costante guerra fratricida con l’apparato locale del Pd.
Il candidato del Pd, Ruggeri, si è preso le proprie responsabilità .
L’ha fatto con grande dignità , ma non ne aveva. È un capro espiatorio. Aveva proposto una squadra forte e credibile con un assessore, Simone Lenzi, che avrebbe rappresentato per la città una straordinaria possibilità di ripensarsi- in una generale disperazione in prevalenza affrescata da disoccupati, pensionati e cassintegrati- anche in termini culturali. Le fabbriche hanno chiuso, prospettive non esistono, ma i livornesi che hanno le loro enormi colpe, si sentono ancora i più ganzi di tutti. Quando sento parlare di turismo da implementare o di accoglienza da riservare al visitatore mi vien da ridere. I livornesi sono i primi nemici del turismo e non amano che qualcuno si sdrai sul loro scoglio. Livorno è un posto strano. Una riserva indiana. Un microcosmo che si illude di bastare a se stesso. E lo dico con il cuore ferito, guardando da lontano una città che per me un tempo significava qualcosa e che adesso osservo imbarbarita. Qui comunque non ha vinto Grillo nè perso Renzi. Leggere la realtà con gli occhi della politica nazionale non aiuta. Chi lo fa non ha capito niente.
Allora, guerre fratricide a parte, cosa è successo a Livorno?
È come quando il marito per indispettire la moglie se lo taglia. Abbiamo assistito a un autodafè, non c’è stata una sfida destra-sinistra, ma una ribellione della tribù contro i propri referenti politici che hanno dormito gestendo la cosa pubblica con protervia. E Livorno, storicamente impermeabile ai trend nazionali degli ultimi anni, è rimasta impermeabile anche di fronte al grande cambiamento in corso nel Pd.
Così ha vinto Nogarin.
Ruggeri gli ha fatto i complimenti e dall’altra parte, non ha risposto con lo stesso stile. La solita canizza scomposta. In diretta su Sky, a qualche civile domanda, ha replicato urlando al complotto della stampa con claudicanti slogan che mi spingono a consigliargli un primo urgente impegno.
Quale Virzì?
Ha seri problemi con l’italiano. Il combattimento corpo a corpo con la lingua d’origine mi ha stretto il cuore. I cronisti chiedevano cose semplici. Lui si è innervosito reagendo come l’ultimo dei troll del blog di Grillo. Ora sarebbe bello se qualcuno spiegasse a Nogarin che è il Sindaco di tutta la città e siede sulla stessa poltrona che fu di Furio Diaz e Nicola Badaloni. Mi dicono che questo ingegnere di Castiglioncello con il braccialetto al polso sia una brava persona. Lo spero perchè ad ora, un programma di governo non mi pare esista. Ha vinto con il qualunquismo, urlando “tutti a casa”, profittando di una situazione di sconfinata sofferenza della città che con il tempo è mutata in insofferenza. Comunque non lasciamoci così. Voglio provare a essere ottimista.
Ci provi.
Mi auguro che Nogarin abbia cura di un luogo a cui voglio bene, che impari a fare il Sindaco e che non si faccia dettare la linea dal Blog di Beppe. Imparare l’arte della politica – ascoltare, dialogare e mettere d’accordo pezzi di società diversa, in quel Movimento, di solito trascina a un solo finale.
Ultima scena.
Entrare in collisione con Grillo e con le dinamiche semplicistiche, demagogiche e relazionali del Grande Fratello. Vista l’alba, dubito che Nogarin governi per 5 anni. Ma spero di essere smentito. La responsabilità è grande, l’onere notevole.
Malcom Pagani
(da “il Fatto Quotidiano”)
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