IRAN, NELLE CHAT E SUI BALCONI LA GIOIA DEGLI OPPOSITORI «È MORTO IL NOSTRO BOIA»
“E MORTO UN TORTURATORE, E’ UN REGALO DELL’UNIVERSO”
Dall’Iran scrivono: «Non prendeteci per pazzi, sappiamo che brindare alla morte di qualcuno è terribile. Ma questi uomini al potere da 45 anni ci torturano, ci ammazzano, ci fanno vivere come topi e lo schianto in elicottero di Raisi è un regalo dall’universo». Sono quasi 48 ore che in Iran si festeggia la morte del presidente Ebrahim Raisi.
Lo si fa nelle chat e sui social scambiandosi hashtag e gif irridenti. Lo si fa nelle strade sparando fuochi d’artificio, sui balconi e nei cortili cantando le canzoni del rapper Toomaj — condannato a morte —, nelle case con i genitori che stappano bottiglie di contrabbando. Sulle tombe dei manifestanti uccisi, nelle ambasciate
Quasi tutti festeggiano. Perché la maggioranza degli iraniani non vuole più vivere sotto le regole asfissianti della Repubblica islamica. Non è solo la Gen Z, quella dei giovanissimi, a detestare le barbe bianche e le loro leggi, sono anche i più grandi, i genitori, a rifiutarsi di vivere in un Paese dove libertà e giustizia sono ancora sogni lontani.
Il popolo iraniano si oppone al regime, ma non si sente capito nemmeno da molti governi occidentali. Sanam Naderi, attrice di Teheran che vive a Bologna, scrive: «Tutti i rappresentanti politici occidentali, compresi Meloni e Mattarella, hanno inviato messaggi di condoglianze alla Repubblica islamica, mentre noi facciamo festa». «Festeggiamo per la morte del macellaio che ha ucciso i nostri ragazzi ed è il simbolo del male di questo posto», si legge su X.
(da agenzie)
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