ITALIA VIVA EVAPORA: IN TOSCANA SONO IRRILEVANTI, IN PUGLIA NON RIESCONO A FAR PERDERE EMILIANO
NUMERI IMPIETOSI ANCHE IN VENETO, LIGURIA, MARCHE E CAMPANIA
In Puglia non supera il 2%, in Veneto nemmeno. Ma il dato più emblematico arriva dalla Toscana dove non è risultata decisiva neanche per la vittoria di Eugenio Giani, leader della coalizione di centrosinistra ma espressione dei renziani.
I numeri delle elezioni regionali sono impietosi per Italia Viva e la consegnano, all’esito di questa tornata, nel perimetro dell’irrilevanza elettorale. Il partito di Matteo Renzi si è presentato al voto in sei Regioni, tre in alleanza con il Partito Democratico e tre in solitaria con il proprio candidato, ma il risultato si è rivelato parimenti deludente.
A partire dalla Toscana, fin qui considerata fortino dell’ex premier, dove Giani è riuscito a respingere l’assalto leghista guidato da Susanna Ceccardi con un margine di circa sette punti percentuali senza godere di alcun vantaggio dall’apparentamento con IV.
Qui, solo cinque anni fa il Pd dell’ex sindaco di Firenze otteneva il 45% con 314mila voti. Chiaro che il neonato partito renziano non poteva ambire a tali cifre ma la speranza era quantomeno di dare un contributo decisivo alla vittoria di Giani, braccato dalla Ceccardi.
Non è andata così: Italia Viva e +Europa hanno raccolto insieme il 4,5% circa, risultando così non decisivi per la vittoria dell’ex presidente del Consiglio regionale toscano.
Peggio ancora è andata in Puglia dove il candidato Ivan Scalfarotto non è riuscito nemmeno nell’intento non dichiarato ma comunque lampante di far perdere l’odiato presidente uscente Michele Emiliano.
Dopo una estenuante campagna elettorale all’insegna di attacchi violenti indirizzati più al candidato Pd e meno all’avversario del centrodestra Raffaele Fitto, Scalfarotto ha ottenuto circa l′1,6%, di cui – a voler spaccare il capello in quattro – solo l′1% farebbe capo a Italia Viva e il restante alla lista personale del candidato.
Bisognerà aspettare il conteggio definitivo per stabilire se l’ex sottosegretario agli Esteri riuscirà a ottenere uno scranno per sè in Consiglio regionale. Un aspetto emblematico visto che la sua candidatura – questi erano i timori dem della vigilia – rischiava di far perdere Emiliano a esclusivo vantaggio di Fitto.
“Ho avuto paura di perdere perchè avevo davanti un avversario bravo, competente e capace di fare la campagna elettorale”, ha ammesso Emiliano dopo la vittoria, riconoscendo l’onore delle armi a Fitto. Mentre si è tolto qualche sassolino contro Renzi: “Ha sbagliato, speriamo che impari dagli errori”.
Dati pessimi anche in Veneto dove la senatrice di IV Daniela Sbrollini ha tentato la corsa in solitaria senza esiti particolarmente edificanti: i voti raccolti viaggiano nell’ordine di grandezza dello 0,6%.
Nelle Marche la lista IV a sostegno del candidato di centrosinistra Maurizio Mangialardi non è servita a evitare la sconfitta della coalizione nell’ex regione rossa che, sottotraccia, è passata al centrodestra guidato da Francesco Acquaroli.
In Campania la lista renziana a sostegno di Vincenzo De Luca ha ottenuto un ininfluente 6% che poco cambia nella vittoria bulgara dell’ex sindaco di Salerno sull’eterno sconfitto Stefano Caldoro.
In Liguria, i renziani con i socialisti e +Europa esprimevano il candidato comune alla presidenza della Regione Aristide Fausto Massardo: a scrutinio in corso viaggia sul 2,5%. Missione fallita.
(da “Huffingtonpost”)
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