L’ATTENZIONE DELLA SINISTRA AL LAVORO NERO
SFRUTTAVA I LAVORATORI… CHIUSO IL BAR DELLA REGIONE ROSSA…. TUTTI IRREGOLARI I DIPENDENTI DEL BAR INTERNO ALLA REGIONE UMBRIA…
IMBARAZZO A SINISTRA PER I MANCATI CONTROLLI
La presidente della Regione Umbria, tradizionale roccaforte della Sinistra, era abituata a farsi servire il cappuccino con dolcetto, i consiglieri di Rifondazione a gustarsi il caffettino rilassante, quelli di opposizione a consolarsi con un aperitivo: ora devono fare di necessità virtù e rinunciare alla sosta al “Broletto”. Il bar che si trova all’interno del Palazzo che ospita gli uffici della Regione Umbria è, infatti, stato chiuso.
Non per uno sciopero improvviso degli addetti, non per una scelta volontaria da parte della Giunta, non per un improvviso guasto alle macchine: per disposizione dell’autorità giudiziaria. Eh sì, caso unico al mondo, all’interno del Palazzo della Regione, massima autorità politica locale, prosperava il lavoro nero.
Proprio quell’Ente che programma le politiche del lavoro, crea corsi di formazione per giovani lavoratori, che coordina i centri per l’impiego, si trova a dover ammettere che tutti i dipendenti del bar che rifocillava politici e funzionari regionali erano irregolari e lavoravano in nero, da mesi e mesi.
Ciò ha portato alla notifica alla società che aveva vinto l’appalto per la gestione del servizio, del provvedimento di sospensione dell’attività , insieme all’accertamento di violazioni amministrative per 41mila euro.
Proprio loro, gli Amministratori dell’Umbria, enclave del Centrosinistra, hanno lasciato prosperare il lavoro nero nella sede del potere pubblico. E chissà per quanto tempo sarebbe durata la situazione se una denuncia non avesse allertato le autorità giudiziarie perugine, a seguito della quale sono scattati gli accertamenti sul posto che hanno permesso di smascherare la situazione di illegalità . Nessuno dei lavoratori era regolarmente assunto, neanche part-time.
Gli inquirenti hanno accertato che nessuna delle persone che hanno lavorato nel bar dal gennaio scorso ad oggi, anche quelli che non erano presenti al momento del blitz, era in regola. Un caso eclatante di lavoro nero, insomma, che ha messo in serio imbarazzo la presidentessa rossa Maria Rita Lorenzetti e i suoi alleati.
L’opposizione chiede ovviamente chiarezza e che siano accertate tutte le responsabilità interne alle istituzioni. Con l’intervento anche del Comitato di vigilanza e monitoraggio del Consiglio regionale.
Come sia possibile dare in appalto un servizio del genere senza richiedere le carte in regola da parte dell’azienda vincitrice, con relativi inquadramenti dei dipendenti, non appare chiaro. C’e stata probabilmente qualche negligenza a monte, sperando ci si debba limitare a questa considerazione e non emergano interessati silenzi.
Rifondazione se la prende con il lavoro nero sostenendo “che il fatto dimostra che il lavoro nero è ormai una prassi talmente diffusa che si può annidare addirittura nelle sedi della Giunta regionale”. Magari anche grazie agli occhi foderati di prosciutto di qualcuno, aggiungiamo noi…
Continua Rifondazione che “siamo di fronte a un’emergenza sociale e politica, alimentata da una cultura dell’impresa fondata non sulla qualità , ma sull’abbassamento dei costi”. Ci chiediamo: ma dove erano gli esponenti di Rifondazione, quando sono stati fissati i criteri dell’appalto?
Dormivano sotto i banchi forse, visto che non hanno avuto nulla da obiettare alla formulazione poi approvata? Nessuno avrebbe impedito loro di richiedere la qualità del servizio, e non solo l’offerta al ribasso, come unico criterio selettivo. Perchè non l’hanno fatto? Sono in molti a chiederselo, in verità …
In attesa di una risposta, per un caffè occorrerà scendere in strada… in fondo il contatto con la gente “normale” non può che fare loro del bene.
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