LA BUROCRAZIA FRENA IL DECRETO FLUSSI: LAVORATORI GIA’ FORMATI SONO RIMASTI SENZA NULLAOSTA
CENTINAIA DI MIGRANTI PRONTI A VENIRE IN ITALIA CON REGOLARE CONTRATTO DI LAVORO SONO RIMASTI IN AFRICA PERCHE’ LE PREFETTURE NON RIESCONO A SMALTIRE LE PRATICHE
Il governo – dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani – sta studiando la strategia per il nuovo decreto flussi. “Vorremmo avere lavoratori che arrivano nel nostro Paese già formati”. Peccato che il problema, vista l’assoluta inadeguatezza degli uffici italiani a cui sono demandate le pratiche, non è formarli a casa loro ma, molto più banalmente, evadere la burocrazia che serve per farli arrivare a casa nostra.
Ne stanno facendo le spese alcune centinaia di lavoratori che, nei mesi scorsi, sono stati formati (con fondi del governo italiano e della Ue) nei loro Paesi d’origine, in Africa, seguendo corsi vidimati e registrati dalle ambasciate, sapendo di essere stati individuati come destinatari di un contratto stagionale previsto dal decreto flussi 2021, ma in Italia non sono mai arrivati.
Semplicemente perché dal Viminale non è mai arrivato il nullaosta, primo passo per il datore di lavoro per poi chiedere il visto per l’ingresso legale del lavoratore prescelto. Avrebbero dovuto essere impiegati per la stagione estiva nella riviera romagnola o in aziende agricole per la raccolta di frutta e ortaggi, ma passato invano il tempo utile, il datore di lavoro ha rinunciato.
“Sono persone che avevano intenzione di venire a cercare lavoro in Europa e avevano accettato di seguire questa via legale – spiega Marina Mazzoni che per Arcs segue il progetto Before you go finanziato con il fondo Fami per l’asilo e la migrazione – hanno seguito corsi di italiano ottenendo la certificazione A1, hanno portato a termine la formazione prevista nei diversi settori per cui erano arrivate le richieste di manodopera, agricoltura, edilizia, mediazione culturale, cura della casa e della persona, tutto vidimato dalle ambasciate italiane, e poi si sono ritrovati con niente in mano. Tanta frustrazione così come anche i datori di lavoro. E questo nonostante il decreto semplificazione che a giugno scorso aveva previsto che in 50 giorni sarebbero stati pronti nullaosta e relativo visto”.
Ormai alla fine dell’anno, la percentuale di pratiche lavorate del decreto flussi 2021 è intorno al 99 %, ma i lavoratori stranieri effettivamente impiegati, su 69.000 previsti, sono stati poco più di 50.000, 4.200 i pareri negativi, 2.000 le rinunce.
Le prefetture sono da molto tempo a corto di persone tanto che dopo più di due anni non sono ancora riusciti ad evadere le 200.000 pratiche per far emergere dal lavoro nero gli stranieri già presenti in Italia, molti dei quali ( con l’associazione Ero straniero) stanno dando vita ad una class action. E gli uffici dell’impiego, che nel giro di poche settimane dovrebbero censire i percettori di reddito di cittadinanza italiani o stranieri da impiegare nelle filiere produttive in modo da poter stabilire il numero delle quote da offrire ai Paesi stranieri, non stanno messi meglio.
Per tappare la falla nel 2023 il Viminale conta sugli 800 contratti a termine previsti dalla nuova legge di bilancio: 300 assunzioni nelle prefetture e 500 al Dipartimento di pubblica sicurezza per rafforzare gli uffici immigrazione, la Direzione centrale immigrazione e la polizia di frontiera. Basterà?
“Un decreto flussi come quello annunciato – dice Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci – non è altro che un’operazione ideologica che mette insieme i due nemici della destra, gli immigrati e i percettori di reddito di cittadinanza, a loro dire i fannulloni. Non è certo un progetto che va nella direzione di creare vie di ingresso legali nel nostro Paese”.
(da La Repubblica)
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