LA “CONFUSIONE MORALE” DEI 5 STELLE: GARANTISTI CON RAGGI, APPENDINO E TODDE E “RIFLESSIVI” SUL DEM MATTEO RICCI
I CINQUE STELLE DIFENDONO SOLO I PROPRI ESPONENTI QUANDO SONO COINVOLTI IN INCHIESTE, DALLA EX SINDACA DI ROMA (CHE RESTO’ 4 ANNI SOTTO PROCESSO PER FALSO) ALLA EX PRIMA CITTADINA DI TORINO (CONDANNATA IN VIA DEFINITIVA PER DISASTRO, OMICIDIO E LESIONI PLURIME COLPOSE PER I FATTI TRAGICI DI PIAZZA SAN CARLO) – IN SERATA ARRIVA IL VIA LIBERA DI CONTE A RICCI: “UN AVVISO DI GARANZIA NON È UNA CONDANNA, UNA FORZA POLITICA MATURA E RESPONSABILE COME IL M5S DEVE DISCERNERE CASO PER CASO”
Elly Schlein difende in prima persona il candidato nelle Marche raggiunto da un avviso di garanzia. A tre giorni dalla notizia dell’indagine, gli stessi che ha impiegato prima di schierarsi personalmente con il sindaco di Milano Beppe Sala, anche lui indagato. Ieri a palazzo San Macuto, a Roma, a margine di un convegno sul lavoro, la segretaria Pd ha rotto il silenzio su Matteo Ricci: «Lui è e rimane il nostro candidato presidente. Ha già chiarito di essere completamente estraneo ai fatti che sono emersi».
Al convegno c’erano Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, di Avs. Giuseppe Conte invece ha marcato visita. Per «un impegno improvviso», viene annunciato dalla presidenza. «Lo hanno bloccato riunioni importanti», spiegano i suoi. La verità è che non vuole incrociare cronisti, per ora. Non ha deciso se mantenere l’appoggio a Ricci. Ieri, nel tardo pomeriggio, si è riunito il tavolo del centrosinistra marchigiano. Lì Ricci ha ripetuto la sua versione: estraneo ai fatti dei quali, se saranno appurati, si dichiarerà «parte lesa».
Il M5s regionale sta con l’ex sindaco, di cui peraltro è stato sostenitore a Pesaro. Ieri Conte ha riunito i suoi, Paola Taverna, Giorgio Fede, che è il coordinatore regionale Marche, ed altri grillini marchigiani. Lì ha convenuto che «un avviso di garanzia non è una condanna» e che una «forza politica matura e responsabile come il M5S» deve «discernere caso per caso e valutando se il singolo ha dimostrato onestà o disonestà». Naturalmente sempre nel rispetto dei famosi «valori non negoziabili», «etica pubblica, trasparenza e legalità».
Ma a decidere sarà Conte, con buona pace della retorica sulla retorica dei partiti locali. Ma quando? Ricci sarà sentito dai pm il
30 luglio, Conte vorrebbe aspettare quella data. Ma il voto regionale sarà il 28 e 29 settembre, liste e coalizioni vanno formalizzate entro la prima decina di agosto. E comunque smontare l’alleanza marchigiana sarebbe una catastrofe per M5s: oltre a rischiare l’irrilevanza, e riconsegnare la regione al melonianissimo Francesco Acquaroli, le vendette stile Cavalleria rusticana potrebbero arrivare quantomeno in Campania, dove Schlein ha appena dato il via libera alla corsa da presidente di Roberto Fico.
Ricci, che in ogni caso non intende ritirarsi, ieri ha preso con ottimismo le notizie filtrate dalle fonti M5s. I dem ammettono che «il Pd non ha un piano B». Ma avvertono: «Ma non lo hanno neanche i Cinque stelle». È così. E Conte è fra due fuochi. Da una parte i grillini marchigiani, con il Pd, l’amico Goffredo Bettini, e la prospettiva generale del centrosinistra, lo spingono ad appoggiare Ricci. Dall’altra Marco Travaglio, direttore del Fatto quotidiano e cocchiere degli spiriti autarchici M5s. Che da due giorni sbeffeggia il Pd per l’uso doppiopesista della «questione morale» e preconizza danni al M5s sia che rompa con Ricci sia che continui ad appoggiarlo.
La questione morale e il Berlinguer che viene rilanciato come un boomerang contro i dem, però, sono quantomeno paralleli a una certa «confusione morale» – per prendere a prestito il titolo di un magnifico giallo di Vichi Festa, che però ce l’aveva con il Pci – dei Cinque stelle, garantisti solo con i propri. Un ragionamento
che il Pd non pronuncia a voce alta perché la segretaria «testardamente unitaria» obbliga i suoi alla linea «zero polemiche» con gli alleati e spera nella soluzione positiva nelle Marche. Però M5s ha una piccola ma significativa tradizione di indagati difesi a spada tratta.
Dal 2016, quando il braccio destro dell’allora sindaca di Roma Virginia Raggi fu arrestato per corruzione, e lei stessa per quattro anni restò sotto processo per falso: fu assolta, ma subito era stata assolta dai suoi, Conte in primis. L’ex sindaca di Torino Chiara Appendino a gennaio del 2025 è stata condannata in via definitiva per disastro, omicidio e lesioni plurime colpose per i fatti tragici di piazza San Carlo, nel 2017.
A chi lo ricorda, Conte risponde con un urlaccio: «Non sai che significa responsabilità oggettiva». Che poi, nel caso, sarebbe il caso di Ricci. Per non parlare della presidente della Sardegna Alessandra Todde: aspetta la pronuncia del tribunale civile per un pasticcio sulla rendicontazione elettorale. Il Pd sardo la difende. A parti inverse è lecito dubitare su cosa avrebbe fatto M5s.
(da “Domani”)
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