LA CULTURA IN MANO ALLA DESTRA: IL CAOS AL POTERE: SOTTO L’ILLUMINATA GESTIONE DI ALESSANDRO GIULI IL MINISTERO DELLA CULTURA VIVE UNA FASE DI DISORGANIZZAZIONE SENZA PRECEDENTI, CHE STA PARALIZZANDO DECINE DI UFFICI STRATEGICI E METTE A RISCHIO PROGETTI CRUCIALI COME QUELLI LEGATI AL PNRR
SIAMO FUORI TEMPO MASSIMO PER L’ASSEGNAZIONE DI 175 INCARICHI DIRIGENZIALI: LE NOMINE NON SONO ARRIVATE, I DIRIGENTI SONO SOSPESI IN UN LIMBO PROFESSIONALE E GLI UFFICI RESTANO SENZA GUIDA TEGRALE DELLA DIRIGENZA ENTRO IL 2024…
Il Ministero della Cultura (MiC) si trova in una fase di disorganizzazione senza precedenti, che sta paralizzando decine di uffici strategici e mette seriamente a rischio la gestione di progetti fondamentali come quelli legati al PNRR.
Siamo fuori tempo massimo per l’assegnazione di 175 incarichi dirigenziali, la macchina amministrativa del MiC è completamente bloccata: le nomine non sono arrivate, i dirigenti
sono sospesi in un limbo professionale e gli uffici restano senza guida.
Dall’Archivio di Stato di Milano alla Soprintendenza di Venezia, dalla Biblioteca Nazionale di Roma al Parco Archeologico di Ercolano, decine di sedi cruciali sono attualmente gestite in proroga o da funzionari privi di poteri pieni.
Il problema? Le nomine dirigenziali attese da mesi non sono state pubblicate. Una situazione che ha colto di sorpresa gli stessi dipendenti, ignari fino all’ultimo dell’assenza dei decreti di incarico.
Il caos nasce a valle della riforma voluta dall’ex ministro Gennaro Sangiuliano, che prevedeva il rinnovo integrale della dirigenza entro il 2024. Nonostante l’interpello pubblicato solo il 26 maggio per coprire le 175 posizioni, le nomine non sono mai arrivate a destinazione, creando un vuoto organizzativo senza precedenti.
Secondo fonti interne, uno stop della Corte dei Conti avrebbe bloccato l’iter delle nomine, contestando il fatto che siano stati assegnati incarichi a dirigenti esterni o privi dei requisiti di concorso, in deroga ai vincoli normativi.
Un’eredità che parte da lontano: già sotto il ministro Franceschini era stata ampliata la quota di incarichi fiduciari. Oggi, con nuovi ingressi politici, la soglia sarebbe stata abbondantemente superata, obbligando il capo di gabinetto a riscrivere completamente le liste.
La denuncia arriva anche dai sindacati CISL FP e FLP, che in
un comunicato congiunto parlano apertamente di “grande tonfo organizzativo”. Il ritardo nelle nomine sta creando danni economici ai dirigenti di ruolo rimasti senza incarico, in violazione dei principi di buon andamento e continuità amministrativa.
Con progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da completare entro la metà del 2026, la mancanza di una direzione stabile nelle strutture ministeriali diventa un fattore critico. Il blocco organizzativo non solo rallenta le attività, ma mina la credibilità internazionale del Ministero della Cultura e ne compromette la capacità di spesa.
A complicare il quadro, anche la gestione delle nomine dei grandi musei statali è ferma: per dirigere il Colosseo, il MANN di Napoli, o l’Accademia di Firenze, i colloqui iniziano solo a luglio, sei mesi dopo la pubblicazione del bando.
Il Ministero della Cultura si trova oggi al centro di una crisi amministrativa che non può più essere ignorata. La mancata assegnazione delle nomine dirigenziali sta causando una paralisi senza precedenti, generando danni economici, rallentamenti procedurali e uno stallo che rischia di compromettere progetti chiave per l’Italia.
(da “Il Riformista”)
Leave a Reply