LA FESTA A PORTO ROTONDO IN SARDEGNA HA GENERATO UN FOCOLAIO COVID DI RAGAZZI DI ROMA
ORA DECINE DI GIOVANI SONO BLOCCATI NELL’ISOLA
Il Messaggero racconta di una festa a Porto Rotondo in Sardegna che ha portato a un focolaio di coronavirus tra alcuni ragazzi di Roma Nord. Ora decine di giovani sono bloccati sull’isola:
Le autorità sanitarie sarde hanno già rintracciato una cinquantina di ragazzi, tutti di Roma nord, tutti tra i 20 e i 30 anni, che il 9 agosto hanno partecipato a una serata nella discoteca Country club, di Porto Rotondo, dove si esibiva il dj romano Lorenzo Palazzi. Ora nella rete di contatti del gruppo o di chi ha partecipato alla serata sta crescendo la paura. E molti ragazzi romani sono bloccati in Sardegna, in attesa del tampone (ne sono già stati eseguiti una cinquantina) e comunque in quarantena.
«Ma non si può parlare di un’unica serata — racconta uno dei ragazzi del gruppo — perchè da inizio agosto nella zona di Porto Rotondo e Porto Cervo siamo stati anche in altri locali, in feste private, in cene».
Le prime due ragazze romane positive erano arrivate in Sardegna dopo essere state a Ibiza. Un’amica che era con loro alle Baleari le ha avvertite di avere scoperto di essere stata contagiata. Anche loro sono corse a fare il tampone e di lì l’allarme è scattato tra Roma Nord e Sardegna.
Cosa è successo? La festa il 9 agosto al Country Club a Porto Rotondo, in Sardegna. Discoteca esclusiva, in una delle più rinomate mete turistiche. Un evento di musica house in un locale della Costa Smeralda si trasforma in un acceleratore di contagi per il Covid-19 per molti ragazzi della Capitale.
Alla console si alternano tre dj, su tutti Lorenzo Palazzi, romano ventenne punto di riferimento, per la sua musica, per molti coetanei di Roma Nord. Ecco, allora che un gruppo di 50 amici lo raggiunge per il fine settimana.
Si muovono da Ibiza, dalla Grecia, dalla Capitale. Successivamente, prima di sapere che alcuni di loro erano positivi, tornano a Roma, si spostano in Toscana, a Sabaudia, altri restano in Costa Smeralda.
Un intreccio che renderà arduo il compito di chi fa contact tracing. All’ingresso della discoteca all’aperto gli addetti alla sicurezza misurano la febbre. Tutti i protocolli vengono rispettati, assicurano i gestori. Nessuno supera i 37 gradi e mezzo. Probabile quindi che il “primo positivo”, ammesso che si tratti solo di una persona, sia asintomatico.Ma intanto sui cellulari dei ragazzi era iniziato a diffondersi un altro contagio, quello della paura. Paolo (nome di fantasia) ha 22 anni, e a quella festa del 9 agosto c’era. “Ero partito per la Sardegna con 6 amici per passare lì una settimana, dal 7 al 14 di agosto – racconta oggi all’ANSA – quella sera ho partecipato alla festa nel locale. La discoteca era all’aperto: al chiuso non possono proprio aprire. All’ingresso ci hanno misurato la temperatura, e c’era l’obbligo della mascherina. La gente ballava con la mascherina addosso. Tutto legale, insomma”. In pista tanti ragazzi di Roma, oltre ai suoi cinque amici.
“Un giro allargato”, lo definisce Paolo, in cui però naturalmente non tutti conoscono personalmente tutti.
Sta di fatto che qualche giorno dopo lo chiama un amico e gli dice che due ragazze di Roma che erano a Porto Rotondo sono positive al Coronavirus. Non sono della sua comitiva ristretta e lui, infatti, non le conosce: “Neanche ricordo i nomi – spiega – nè potrei essere davvero sicuro che quella sera fossero alla festa”. In ogni caso lui e i suoi amici decidono di farsi tutti il tampone.
Paolo, in particolare, lo esegue al San Filippo Neri, un ospedale di Roma Nord: “Volevo essere sicuro”. E’ in attesa del risultato che dovrebbe arrivare domani. Ha fatto in fretta nonostante il Ferragosto, racconta, “perchè il mio medico di base è stato molto efficiente e mi ha inviato subito la ricetta elettronica”.
Nell’attesa, insieme a due dei sei del suo gruppetto, si è auto-quarantenato per ridurre i potenziali contagi: “Un nostro amico aveva una casa libera – racconta al telefono – e ci siamo chiusi in tre qua dentro. Non volevo far rischiare la mia famiglia”. Altri sono a casa loro, isolati. Con la paura che quella vacanza in Sardegna che doveva essere indimenticabile finisca per diventarlo per tutt’altro motivo.
(da agenzie)
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