LA FIGLIA DI ANATOLY: “TORNIAMO A VIVERE IN ITALIA PER REALIZZARE IL SOGNO DI PAPA'”
“L’ONESTA’ E’ LA PRIMA COSA, RISPETTA LA LEGGE, STUDIA E AIUTA CHI HA BISOGNO E VEDRAI CHE NELLA VITA CE LA FARAI”: IL NOBILE TESTAMENTO MORALE DELL’UCRAINO UCCISO PER SVENTARE UNA RAPINA
Chi ancora stenta a considerare gli immigrati una risorsa anzichè un fardello, dovrebbe soffermarsi sulla saggezza di questa adolescente.
Ha quindici anni, una pagella con la media del 9 nonostante sia in Italia da appena 6 anni e si chiama Anastasia, come la figlia dell’ultimo zar di Russia.
Per suo padre è sempre stata la principessa di casa, e ora che lui non c’è più, sacrificato sull’altare di una profonda coscienza civile che lo ha spinto a pagare con la vita il tentativo di sventare una rapina, dimostra la stessa nobiltà d’animo.
«Appena ci hanno informato che i due rapinatori erano stati arrestati ho abbracciato forte mia madre e abbiamo pianto. Ma non c’è odio nel nostro dolore, solo tanta disperazione perchè mio padre non tornerà mai più tra noi».
Al telefono da Koodiyvka – piccolo paese dell’Ucraina a 500 chilometri da Kiev, vicino al confine moldavo – dove oggi a mezzogiorno verrà officiato il funerale di suo padre, Anastasia Korol, che in Italia è assistita dall’avvocato Giuseppe Gragniagnello, parla sottovoce ma in modo limpido, chiaro, solo a tratti interrotto dall’emozione.
La pronuncia è perfetta. «Anche se sono nata in Ucraina, il mio Paese è l’Italia. Una settimana fa l’avrei voluta abbandonare perchè in Italia mio padre ha trovato la morte, ma poi con mia madre abbiamo capito che è nostro dovere realizzare il suo sogno di riscatto. Dobbiamo fare quello che lui avrebbe voluto».
Le speranze di Anatoliy Korol sono arrivate al capolinea mentre lui aveva solo 38 anni.
A Castello di Cisterna, nel napoletano, c’era arrivato 9 anni fa.
Al suo paese guidava il trattore su un suo pezzo di terra, mentre la moglie Nadiya contava di mettere in pratica la sua laurea in Economia. Ma la crisi e il desiderio della terra promessa li ha spinti a tentare la fortuna in Italia.
«Prima è arrivato mio padre, tre mesi dopo mia madre che però non ha trovato un lavoro adeguato alla laurea e così ha iniziato a fare le pulizie in casa. Io per tre anni sono rimasta in Ucraina con i nonni, poi quando avevo 9 anni li ho raggiunti».
Passato e presente si alternano nel racconto di Anastasia e il pensiero corre di nuovo ai due giovani fermati: «Uno ha appena 5 anni più di me. Dice cha ha ucciso perchè sono poveri, che a casa hanno i mobili vuoti. E noi che cosa siamo? Mio padre lavorava come muratore dalla mattina alla sera e mai in nero, sempre con il contratto in regola.
“L’onestà è la prima cosa, tu pensa a rispettare la legge, a studiare e ad aiutare chi ha bisogno e vedrai che nella vita ce la farai” mi diceva. E così avrebbe educato anche la mia sorellina di 18 mesi. Ma questo non sarà possibile. Per fortuna avremo tanta gente che ci aiuterà , non potremo mai dimenticare quanto stanno facendo per noi i carabinieri, il sindaco di Castello e il proprietario del supermercato dov’è avvenuta la rapina».
Anastasia ha frequentato le medie a Pomigliano grazie a una borsa di studio, finito il liceo scientifico vorrebbe frequentare l’università per diventare ostetrica.
Ma per ora dovrà già affrontare la prima rinuncia: «Il primo giorno di scuola sarò assente perchè qui in Ucraina dobbiamo sbrigare molte pratiche. Senza di lui non sarà la stessa vita».
Grazia Longo
(da “La Stampa”)
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