LA FIGURACCIA DELL’ASSESSORA DI CENTRODESTRA E GLI STRANI SILENZI DEL PD
LE DIMISSIONI DI UN DIRETTORE D’ORCHESTRA DI FAMA INTERNAZIONALE IN UNA GENOVA IN MANO A QUATTRO ARROGANTI INCOMPETENTI E CON UNA OPPOSIZIONE RIDICOLA
La figuraccia dell’assessora Serafini, che ha spinto Fabio Luisi, uno dei più importanti e stimati direttori d’orchestra, a rinunciare alla direzione artistica del Premio Paganini, e ha fatto perdere alla città il genovese oggi, con Renzo Piano, più conosciuto e prestigioso nel mondo, non fa neanche vergognare la colpevole, che procede imperterrita con l’arroganza della padrona e l’incoscienza dell’incompetente.
Ma che l’interessata incassi il colpo con disinvoltura e anzi rilanci con improntitudine rientra nello stile inelegante e protervo dei nuovi politici.
Quello che è incomprensibile è che l’opinione pubblica non misuri l’enormità della cosa, prenda per buona l’interpretazione dell’assessora, che presenta come rinnovamento una politica che induce ad andarsene, per non trovarsi in cattiva compagnia e non avere più a che fare con amministratori così ineducati e impreparati, una persona integerrima e di altissimo livello professionale come il Maestro Luisi.
Il sindaco, in genere così pronto ad alzare la voce e a marcare la sua presunta differenza dal baraccone degli assessori, dirà qualcosa? E Toti?
In realtà non parlerà nessuno della destra regionale, dove la cultura non va oltre i tappeti rossi e la pesca a casaccio di star vere o supposte e l’ultima cosa che può creare disagio è che la giunta comunale genovese costringa alle dimissioni un grande direttore d’orchestra che il mondo ci invidia e che gratuitamente dirigeva e dava lustro al vecchio Premio Paganini.
E la sinistra, dove milita un buon conoscitore di musica come Cofferati, cosa dice? E il Pd? C’ è da temere che esca anche stavolta una Paita o un Regazzoni ad applaudire alla bellezza del rinnovamento culturale.
Speriamo che, anche a prescindere dall’uso elettorale dell’episodio, il Pd se ne serva per capire e interpretare la sensibilità e le attese del suo elettorato. Una cosa infatti è certa: se qualche cittadino si scandalizza, questo non è un elettore del centro destra, ma del centro sinistra. Se un fatto del genere fosse stato provocato da un assessore di centrosinistra i primi a sparargli addosso sarebbero stati i suoi elettori. Da destra nessuno batte ciglio.
Dall’area dei sempre più disperati elettori di centrosinistra arriva invece l’accorato sms del mite e colto signore che mi esorta a chiedere pubblicamente alla Serafini di vergognarsi e rendere alla città il prezioso servizio di andarsene: cosa che faccio senza speranza ma con molta convinzione.
A volte ho l’impressione che Renzi sottovaluti la qualità civile e intellettuale del suo elettorato. Chi dirige il partito dovrebbe esserne cosciente e ricordarsi che l’atteggiamento e il pensiero dei suoi elettori non coincidono necessariamente con le misurazioni interne di congressi e altri riti “aziendali”.
Tra i superstiti elettori del Pd c’è un alto tasso di gente non solo in grado, per stare al caso specifico, di sapere chi è Fabio Luisi, apprezzarne il valore, amare la grande musica ecc., ma anche di misurare l’inaccettabilità di una politica e di politici così maldestri e balordi nello stile e disastrosi nei risultati.
Chi resiste a votare perfino un Renzi ormai troppo innamorato delle sue battute è gente che ha ben chiaro che il governo degli incompetenti prima o poi porta nel baratro, come già si è visto con l’ultimo di Berlusconi; non parliamo poi se gli incompetenti non hanno neppure l’intelligenza dell’umiltà che serve a riconoscere i propri limiti e quindi a cercare di porvi rimedio senza presunzione.
Se il Pd non raccoglie più la voce di gente come il signore del messaggino perde ben più che un certo numero di voti. Perde elettori di qualità , moderati ma aperti, non faziosi, e sino a un certo punto anche pazienti; loro sono la sua vera e maggior forza, da blindare molto più della blindatissima Boschi; a loro deve la sua residua autorevolezza nella società civile.
Il caso Luisi interpella soprattutto la sinistra e il Pd perchè il loro elettorato non tollera che uno scandalo del genere sia minimizzato e neppure capito da chi lo ha fatto.
Se la politica avesse un più alto grado di signorilità , la Serafini sarebbe andata in ginocchio da Luisi per farlo tornare o si sarebbe dimessa di sua iniziativa, senza aspettare l’invito di uno sgomento e pacato cittadino.
Vediamo se glielo chiederà il Pd.
(da “La Repubblica”)
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