LA MACCHINA GIUSTIZIA COL FRENO A MANO
RAPPORTO EURISPES RIVELA: OGNI GIORNO NEI TRIBUNALI ITALIANI IL 76,1% DEI PROCESSI PENALI VIENE RINVIATO: NEL 39,2% PER ASSENZA DEI TESTI … IL RITO ABBREVIATO O IL PATTEGGIAMENTO SCELTI SOLO DAL 10% DEGLI IMPUTATI… IL 14,9% DEI PROCESSI FINISCONO PER PRESCRIZIONE
L’Eurispes, in collaborazione con l’Unione delle Camere penali, ha compiuto una ricerca approfondita sul funzionamento dei nostri tribunali, attraverso un monitoraggio molto elevato che ha toccato 13mila processi penali e ben 27 sedi giudiziarie.
Ne emerge un quadro disastroso: ogni giorno in Italia vengono rinviati ben 7 processi penali su 10. Vi chiederete per quale motivo: il più frequente è l’assenza dei testi citati dal Pm, motivata da mille ragioni, con la percentuale del 39,2%, seguita col 9,2% dall’omessa citazione dei testi del Pm. Incredibile poi che, nel 40% dei casi in cui il teste non compare, si tratti di appartenente alla Polizia Giudiziaria.
Accade così che il 47,4% dei procedimenti parta e si fermi subito, nella fase preliminare, ancor prima che si proceda alla richiesta di ammissione delle prove.
Nel 54% dei casi non si può procedere “perchè l’atto della citazione del testimone o è stato del tutto omesso o è stato effettuato in modo errato o non è stato ottemperato dal destinatario”.
Sia quello che sia il motivo, il processo fa un salto di calendario di 139 giorni di media per tornare davanti al giudice e di 117 per rivedere il collegio. Talvolta sono gli stessi magistrati a “bucare” l’appuntamento, con punte del 29,1% al Sud.
Qualcuno aveva sperato nel rito abbreviato o nel patteggiamento per alleviare la macchina giudiziaria?
Pia illusione, queste formule le scelgono in pochi, circa il 10% degli imputati, meglio tirare alle lunghe con un occhio al calendario e alla prescrizione che tutto cancella, altro che snellire l’ansimante macchina giudiziaria.
Scelgono il patteggiamento 4 imputati su 100, l’abbreviato 5 su cento, gli altri se la giocano tra un’udienza e un rinvio.
Sarà anche vero che le sentenze, quando arrivano, sono per il 60,6% di condanna e per solo il 21,9% di assoluzioni, ma ben il 14,9% dei reati vanno in prescrizione con l’estinzione del procedimento.
Una giustizia anomala che quando si procede nel processo invece, sembra un centometrista, con udienze fin troppo veloci: 18 minuti se c’e’ un solo imputato, 30 minuti da due in su, numeri che mostrano una giustizia fin troppo sbrigativa, con processi gestiti uno in coda all’altro, come se fossimo su una pista di atterraggio, tra imputati in arrivo e altri in partenza.
Apparentemente una contraddizione con i ritardi endemici dei nostri Tribunali, ma che invece forse dimostra come ci si trovi di fronte a una macchina poco oliata che ora corre, ora frena di botto, in un caos di fascicoli, testimoni che non si trovano, magistrati stressati, pause imposte dal rito e altre dal casino generalizzato degli uffici.
Come si spiegherebbe altrimenti che metà dei procedimenti si debbano bloccare per errori banali nella lettera di comparizione dei testimoni, neanche fosse così difficile trascrivere correttamente un indirizzo.
Certo che se si sbaglia anche quello, difficile che un testimone sappia che deve presentarsi in Tribunale…
Quando si parla di riforma della Giustizia in Italia, al di là delle modifiche sui “massimi sistemi”, forse sarebbe opportuno iniziare dalle apparentemente piccole cose, garantendone il funzionamento cominciando a sanare dal basso le incongruenze e gli errori di una Giustizia vista ormai da troppi italiani come una macchina in rottamazione.
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