LA MAPPA DELL’ODIO IN ITALIA: AL NORD PIU’ TWEET CONTRO DONNE E GAY
PICCHI DI INTOLLERANZA, MISOGINIA E ODIO CONTRO LE DONNE IN LOMBARDIA, FRIULI E CAMPANIA
Oltre un milione di messaggi che prendono di mira donne, le offendono e denigrano, quasi sempre con insulti di natura sessuale.
Sono quelli (1.102.494 per la precisione) registrati in otto mesi, tra gennaio e agosto dell’anno scorso, da Vox Osservatorio sui diritti, che per la prima volta analizzato il social network Twitter per costruire una mappa dell’odio e dell’intolleranza in Italia. E indagare quali sono i presupposti culturali della violenza di genere.
Ne emerge che la misoginia, l’odio contro le donne, è la forma di intolleranza più diffusa, in tutta Italia, ma con con picchi in Lombardia, Friuli, Campania, tra il sud dell’Abruzzo e il nord dell Puglia e il Salento.
Molti, oltre centodiecimila, anche i messaggi contro gay e lesbiche: la regione più omofoba su Twitter è la Lombardia, seguita da Friuli e Campania.
I ricercatori dell’Università degli Studi di Milano, della Sapienza di Roma e dell’Università di Bari le hanno costruite dopo aver raccolto oltre due milioni di tweet che prendevano di mira donne, gay, immigrati, disabili ed ebrei, scorporando quelli geolocalizzati (circa 43 mila, il 2,3% del totale, in linea con analisi analoghe effettuate dalla Humboldt University negli Stati Uniti) e usandoli per stabilire tra l’altro dove si concentravano statisticamente i messaggi misogini e omofobi.
Gli insulti che ricorrono più spesso passano (quasi) sempre per la dimensione sessuale e corporea: corpi sessualizzati, deformati, mutilati, mortificati.
È il presupposto a livello psicologico della stessa mentalità che porta alla violenza materiale, ai corpi picchiati o violentati.
Quando si offende una donna, anche all’epoca del web 2.0, si rinfaccia la «colpa» di sempre, quella di essere sessualmente troppo disponibile.
L’omofobia esplicita, invece, si rivolge quasi esclusivamente ai gay maschi, per ridurli a un mero atto sessuale, considerato di per sè denigratorio, privandoli della loro umanità e accostandoli a ciò che suscita più disgusto.
«Il tweet misogino od omofobo replica la logica del bullo in versione 2.0 – spiega Vittorio Lingiardi, psichiatra, professore di Psicologia alla Sapienza di Roma e uno dei consulenti scientifici della ricerca di Vox –: il debole incapace di affrontare la propria debolezza si trasforma in prepotente e fa il forte con chi percepisce come ancora più debole».
Il comune denominatore dell’intolleranza è spesso il machismo: «Gli insulti sono mirati sulle donne e “usano” il corpo come luogo di umiliazione e dileggio perchè sono un modo sbagliato di reagire a mutamenti sociali che mettono in discussione le supposte certezze del maschio vecchia maniera – aggiunge Lingiardi – Sono saltate le opposizioni tradizionali maschio/femmina, forte/ debole, attivo/passivo. Si è attaccano gli altri perchè si è incapaci di fare fronte a queste trasformazione. O come diceva Cesare Pavese: “si odiano gli altri perchè si odia se stessi“».
Elena Tebano
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