“LA MIA TESI VENDUTA DA LARA COMI A BONOMETTI PER 31.000 EURO A MIA INSAPUTA”
IL DOTTOR ANTONIO APUZZA E’ L’AUTORE DEL TESTO DI LAUREA CHE LA COMI AVREBBE COPIATO PER “GIRARLA” A BONOMETTI IN CAMBIO DI DENARO
«Lara Comi non la conosco, non l’ho mai sentita e la mia tesi è a disposizione di chiunque on line, dal 2015».
A parlare in esclusiva con Business Insider Italia è il dottor Antonio Apuzza, key account di Colgate Italia, da qualche ora assurto agli onori delle cronache, grazie alla sua tesi di laurea.
O meglio, al fatto che la sua tesi, secondo i magistrati, sia stata usata per giustificare formalmente una consulenza da 31 mila euro pagata dalla Officine Meccaniche Rezzatesi dell’industriale bresciano e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, alla società Premium consulting srl dell’on. Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia e candidata alle prossime europee per il partito di Silvio Berlusconi.
«Mi spieghi», chiede uno stupito Apuzza al telefono, «c’è qualcosa di sbagliato nel testo?».
«No, assolutamente, anzi…», rispondiamo, spiegando all’ignaro manager marchigiano la situazione processuale che sta esplodendo al palazzo di giustizia di Milano.
«Quindi sono parte lesa, devo chiamare il mio legale?», chiede.
«Faccia come vuole», rispondiamo imbarazzati.
Aggiungiamo che il punto del contendere è se lui sia mai stato contattato dalla società Premium consulting per l’utilizzo del suo elaborato dal titolo: “Made in Italy: un brand da valorizzare e da internazionalizzare per aumentare la competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè”.
«Nessuno mi ha mai chiesto niente», spiega sempre più stupito Apuzza, che ricorda come la sua tesi di laurea fosse piaciuta al relatore Pierpaolo D’Urso dell’Università Luis e come lo stesso professore gli avesse chiesto di poterla pubblicare.
Da allora, l’elaborato è scaricabile liberamente in rete. Così liberamente, che la società dell’on. Comi — secondo gli inquirenti milanesi — l’avrebbe fatta propria e rivenduta a caro prezzo.
Ora, spetterà ai legali di Comi e di Bonometti spiegare perchè quel giro di soldi; perchè un magnate della meccanica fosse tanto interessato al boom delle torrefazioni in rete; perchè un lavoro così molto ben remunerato abbia richiesto forse 10 minuti di attività in rete.
Il nome di Lara Comi, ora indagata, era già emerso dalla lettura dell’ordinanza che aveva portato a 43 misure cautelari, tra cui quelle a carico dei forzisti Gioacchino Caianiello, Fabio Altitonante, Pietro Tatarella e Diego Sozzani.
Stando a quanto emerso da alcune intercettazioni, definite “rilevantissime” dagli inquirenti, l’azzurra avrebbe ricevuto anche ulteriori 38 mila euro per contratti di consulenza da parte dell’ente per il lavoro e la formazione Afol “dietro promessa di retrocessione di una quota parte” a Caianiello, ritenuto il presunto “burattinaio” delle trame corruttive, e a Giuseppe Zingale, direttore dell’ente che fa capo a Milano Città Metropolitana.
(da “Business Insider”)
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