LA PARACULISSIMA RISPOSTA DELL’ITALIA ALL’UE SUI BALNEARI: LA DUCETTA PRENDE TEMPO FINO ALLE EUROPEE, PER NON PERDERE IL CONSENSO DELLA LOBBY DEI CONCESSIONARI
QUATTRO MESI IN CUI ROMA SI IMPEGNA AD AGGIORNARE LA MAPPATURA DELLE SPIAGGE (GIÀ INVIATA A BRUXELLES) IN DEROGA ALL’ADEGUAMENTO ALLA DIRETTIVA BOLKENSTEIN. E NEL FRATTEMPO CHE SUCCEDE? SI PROCEDE CON LA SOLITA PROROGA. ALLA FACCIA DELLA CONCORRENZA
La Commissione europea ha ricevuto la lettera dell’Italia con la risposta del governo ai rilievi Ue sul dossier balneari e “ora la analizzerà”. Lo riferisce una portavoce dell’esecutivo Ue. Nella missiva, Roma risponde al parere motivato con cui a novembre Bruxelles aveva sancito un passo avanti nella procedura di infrazione per il mancato adeguamento dell’Italia alla direttiva Bolkestein sulle concessioni balneari.
Il riferimento è tecnico, nascosto tra le 17 pagine del documento inviato a Bruxelles. Ma l’obiettivo politico è chiaro: prendere tempo sulla messa a gara delle concessioni balneari. Quattro mesi, per scavallare le elezioni europee e preservare così il consenso dei titolari degli stabilimenti nei confronti del centrodestra. E quindi – è la linea del governo italiano – andare avanti con le proroghe, anche fino alla fine del 2025.
Eppure la lettera che risponde al parere motivato della Commissione europea, il secondo passaggio della procedura d’infrazione che pende sull’Italia per le mancate gare, auspica in più passaggi una collaborazione con l’Europa per arrivare a una soluzione condivisa. Ma solo dopo alcuni passaggi che allungano ulteriormente i tempi, rallentando quindi un iter che l’Ue, più volte, ha raccomandato di accelerare, per attuare la direttiva Bolkestein, impegno disatteso dall’Italia.
Ecco perché si prevede “entro un termine di quattro mesi dalla data di invio della presente nota di concludere un primo confronto con la Conferenza unificata in merito alla determinazione della scarsità delle risorse e ai relativi indirizzi di riordino del settore”.
Eccola la richiesta di tempi supplementari: quattro mesi, fino al 17 maggio quindi, per aggiornare la mappatura delle spiagge, già inviata a Bruxelles, e determinare la scarsità o meno del bene, l’elemento che divide il governo italiano dall’Ue: per Roma questa scarsità non c’è e quindi niente Bolkestein.
Ma cosa succede nel frattempo? E qui arriva la seconda richiesta del governo. “In un contesto tuttora in divenire – si legge in un altro passaggio del documento – si ritiene pertanto che sussistano i presupposti per l’esercizio da parte degli enti concedenti della valutazione discrezionale connessa alla cosiddetta proroga tecnica”.
Si dice, in sintesi: i dati sulle spiagge libere e occupate vanno integrati, includendo nella mappatura anche i laghi e i fiumi, per arrivare a determinare i criteri sulla definizione della scarsità della risorsa. Ma intanto avanti con le proroghe. Che – ecco il riferimento tecnico – si agganciano alla legge annuale sulla concorrenza del 2021. In particolare all’articolo 3, lì dove si dice che si può andare anche oltre il termine del 31 dicembre 2024, scadenza che già blinda le proroghe fino alla fine di quest’anno.
(da agenzie)
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