LA PARTECIPAZIONE AGLI UTILI DI MARCHIONNE E’ UNA MERA FINZIONE
A DESTRA POTREBBE SEMBRARE UNA VITTORIA DI TESI ANTICHE, MA NON E’ COSI’: MANCA, COME IN GERMANIA, LA PRESENZA GESTIONALE DEI LAVORATORI NEI CDA E LA DIVISIONE DI UNA QUOTA ACCERTATA DEGLI UTILI TRA I DIPENDENTI… QUESTA E’ UNA ELEMOSINA PER AUMENTARE I PROFITTI AZIENDALI CON UNA MAGGIORE PRODUTTIVITA’
L’annuncio a senso unico di Marchionne, fatto veicolare sui media come esempio di “partecipazione dei lavoratori agli utili dell’azienda”, rappresenta una mera finzione e rivela tre componenti della rappresentazione: un’azienda che decide unilateralmente, alcuni sindacati compiacenti che prendono atto della elargizione per poter dimostrare ai propri iscritti che contano ancora qualcosa e un altro sindacato conflittuale che viene emarginato dalla “informativa”.
Poichè a destra qualcuno sarà andato in sollucchero ricordando le battaglie teoriche della destra missina sulla partecipazione agli utili e sulla cogestione, sarà opportuno meglio precisare i termini della questione prima di ritrovarci pure Marchionne come padre della patria dopo tante altre patacche.
Primo elemento: la partecipazione reale dei lavoratori alla gestione dell’azienda o quanto meno il loro coinvolgimento nella stessa, necessita della loro effettiva presenza negli organismi direzionali, vedi Germania, dove vi sono rappresentanti sindacali nei Consigli di Amministrazione aziendali.
In questo caso Marchionne, di sua iniziativa, ha solo informato della necessità della Fiat di incrementare la produzione e ha fissato un semplice premio di produzione agganciadolo a un traguardo peraltro indefinito.
Non c’è stato alcun coinvolgimento dei sindacati, solo una presa d’atto di decisione aziendale.
Secondo elemento: per chi non lo sapesse, i lavoratori Fca e Cnh hanno una paga base inferiore ai lavoratori cui si applica il contratto Federmeccanica.
Un operaio di terzo livello Fca-Cnh guadagna mediamente 750 euro lordi annui di meno di un suo pari livello di un’altra fabbrica metalmeccanica.
Lo stipendio base fermo dal 2011 del contratto specifico Fiat ha determinato una perdita salariale già realizzata di 90 euro mensili rispetto al contratto Federmeccanica, quindi l’eventuale bonus non farebbe altro che compensare quanto è stato sottratto a questa categoria di lavoratori del settore auto.
Terzo elemento: secondo quanto annunciato, sono previsti due addizionali al salario base, un bonus annuale e un elemento variabile in caso di performance aziendali .
Si parla di un premio del 5% di aumento rispetto alla paga base, in caso di aumento della produttività e degli utili, ma con un piccolo dettaglio.
Il bonus ai lavoratori non viene calcolato in una percentuale definita sui maggiori utili (e poi ripartita tra i dipendenti), ma con una percentuale del 5% sul salario, quindi diventa una quota fissa e un mero premio di produzione, non una partecipazione agli utili.
E chi decide se gli affari vanno bene? L’azienda ovvio, a sua descrizione.
E chi conosce quanto “utile aggiuntivo” può dare luogo alla elargizione ai lavoratori? Solo l’azienda ovvio, a sua valutazione.
Ecco perchè di tutto si può parlare salvo che di “svolta epocale”: l’unica svolta di questo genere sarebbe quella che Fiat, quando le cose non andassero bene, non socializzasse le perdite sui contribuenti italiani, come ha fatto per decenni.
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