LA PAUSA BREVE IN EUROPA NON E’ TABU’: UN VIAGGIO NELLA DEMOCRAZIA SINDACALE NEGLI ALTRI PAESI
IN POLONIA E IN BRASILE LA SETTIMANA LAVORATIVA E’ PER LEGGE DI 48 ORE E SI LAVORA IL SABATO… LE DIFFERENZE RISPETTO AI CONTRATTI NAZIONALI E QUELLI AZIENDALI, I DIVERSI DIRITTI SINDACALI E LA RAPPRESENTANZA… LE PAUSE PREVISTE
Pause, straordinari, democrazia sindacale.
I temi che fanno discutere l’Italia dopo la spaccatura tra sindacati a Pomigliano e Mirafiori sono gli stessi che agitano la discussione all’estero.
La globalizzazione frulla norme e tradizioni molto diverse tra loro mettendole in concorrenza e sullo stesso piano a migliaia di chilometri di distanza.
Dire straordinario è semplice ma ingannevole.
In Polonia e in Brasile, tanto per rimanere nel pianeta Fiat, la settimana lavorativa è per legge di 48 ore mentre in Italia è di 40.
Questo significa che tutta la discussione sui sabati di straordinario che ha attraversato l’estate italiana, in quei due paesi non avrebbe avuto senso semplicemente perchè il lavoro al sabato fa parte della normalità .
Analoghe considerazioni valgono per il contratto nazionale di lavoro, quello che la Fiat intende abbandonare nelle sue fabbriche.
Il sistema dei due livelli contrattuali (uno nazionale uguale per tutti e uno aziendale) è tipico dell’Europa (con l’eccezione della Gran Bretagna).
Ma di fronte alla crisi, segnalano gli studi dell’Unione europea, i contratti nazionali tendono a perdere peso anche in paesi come Italia, Germania e Spagna dove per cultura i contratti aziendali hanno sempre avuto minore importanza.
La contrattazione nel territorio o azienda per azienda sta prendendo piede proprio perchè nella crisi ogni impresa cerca di trovare la sua soluzione. Vincono modelli come quello brasiliano dove ogni territorio ha regole diverse o quello inglese dove il contratto nazionale non è mai esistito.
Il sistema dei diritti sindacali è molto diverso da paese a paese.
In Europa prevale il modello del pluralismo sindacale: in ogni azienda le organizzazioni dei lavoratori sono più d’una e contano in base alla rappresentanza effettiva che hanno tra i dipendenti.
Negli Stati Uniti non è così: Bon King, leader del sindacato Uaw, è l’unico titolato a trattare con la Chrysler perchè negli Usa per essere presenti in fabbrica è necessario superare le elezioni che si svolgono tra sindacati diversi: chi vince rappresenta tutti.
Questo spiega lo stupore di Marchionne in Italia: “Non capisco perchè devo trattare con tutti questi sindacati”.
Infine la questione dello stress.
I sindacati italiani hanno contestato la richiesta della Fiat di ridurre le pause da 40 a 30 minuti per turno.
Ma le tabelle dimostrano che nella stragrande maggioranza degli stabilimenti europei le pause sono intorno ai 30 minuti o più basse.
Fa eccezione lo stabilimento della Nissan di Barcellona che prevede 45 minuti di pausa per turno.
All’opposto lo stabilimento Renault di Sandouville, in Normandia, dove la pausa è di soli 17 minuti.
Curiosamente Nissan e Renault fanno parte dello stesso gruppo industriale. Tra i costruttori con stabilimenti in Europa solo la Fiat prevede la pausa mensa di mezz’ora all’interno del turno di lavoro.
Gli altri costruttori invece escludono la mensa dal calcolo delle ore lavorate. Anche all’interno del sistema Fiat ci sono differenze notevoli.
Non solo sui salari: quello netto di un operaio brasiliano è di 565 euro al mese mentre il polacco arriva a 700 e l’italiano a 1.200 (tutti molto lontani dai tedeschi che portano a casa 1.700 euro netti)
Paolo Griseri
(da “La Repubblica“)
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