LA PROFEZIA DI PRODI: “LE EUROPEE? UN REFERENDUM SU RENZI”
“NEL 2006 FECI ANCH’IO UN TAGLIO DEL CUNEO FISCALE DA 7 MILIARDI, MA IL GIORNO DOPO GLI SPUTARONO SOPRA”
Dice. «Le elezioni europee saranno un referendum su Renzi». 
Centro di Bologna, libreria della Coop, molto bella, che un tempo è stata anche un cinema a luci rosse e oggi invece assieme ai libri ospita persino Eataly – un po’ il racconto di un Paese capace del meglio e del peggio – , Romano Prodi arriva alle sei di sera per partecipare alla presentazione del libro di Alan Friedman «Ammazziamo il gattopardo».
L’idea è quella di parlare di economia e del futuro che non si vede, ma alla fine tutto ruota tutto attorno a Demolition Man, il nuovo premier che garantisce la rivoluzione e ottanta euro al mese in più in busta paga a chi fatica a sbarcare il lunario.
Duecento persone: «Dicci che cosa pensi, in fondo anche tu, nel 2006, varasti un taglio del cuneo fiscale di 7.5 miliardi».
Ne pensa bene, anche se tra lui e Renzi è come se esistesse una barriera, una tenda sottile, che dà l’impressione di diventare un ostacolo insormontabile.
«Vero. Feci anch’io un taglio del cuneo fiscale da sette miliardi di euro. Ma il giorno dopo gli sputarono sopra».
Proprio così: gli sputarono sopra. Chi? «La Confindustria mi attaccò dicendo che non serviva a nulla. Oggi invece c’è un senso da ultima spiaggia e il Paese è più disponibile ad ascoltare».
Manca un minuto a mezzanotte, dice Friedman. L’ora in cui l’Italia dà il meglio di sè. A un passo dalla fine. Prodi sfodera un sorriso lieve, che sembra un vento freddo che arriva da lontano.
«Ogni volta che c’è un governo nuovo va a cercare i soldi ovunque. Questo governo invece ha trovato un tesoretto di venti miliardi. Deve essere la prima volta nella storia».
«Lo è», commenta il politologo Angelo Panebianco. Aggiunge che adesso è giusto mettere tutto nelle buste paga.
La domanda interna è crollata (-3%) e la vendita della pasta è calata del 6%. «Siamo alla rottura del sistema».
L’ex premier dice che al Paese serve stabilità . E che le elezioni europee saranno la chiave di tutto.
«Sono importantissime in assoluto, ma da noi prevarrà una logica interna su cosa avrà fatto Renzi. Per questo lui ha fretta. Ha ribaltato lo schema e sa che l’Italia non ne può più. Se non arrivano risposte subito è un guaio».
Chiude sulla Merkel, che già ai tempi dei suoi governi si muoveva da padrona.
«Lei decideva e Sarkozy faceva le conferenze stampa». Un altro parametro da cambiare.
Ci sono i libri da firmare, adesso. Qualcuno gli ricorda la storia del Quirinale mancato, lui dà la sua versione e si allontana amaro perchè il fastidio comincia a espandersi lentamente come una macchia d’inchiostro su un foglio di carta
Andrea Malaguti
(da “La Stampa“)
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