LA PROVOCAZIONE DI LANDINI: “IL 18 OTTOBRE TUTTI A SVOLGERE LAVORI UTILI”
“COSA MI DIVIDE DA RENZI? MIO PADRE MI HA INSEGNATO A STARE SEMPRE DALLA PARTE DEI PIU’ DEBOLI”
Il segretario della Fiom, Maurizio Landini, lancia lo «sciopero a rovescio» per il 18 ottobre, una mobilitazione multipla che metta insieme scioperanti reali, precari, cassaintegrati e tutti quelli che un lavoro non ce l’hanno.
Uno sciopero dove, anzichè incrociare le braccia, si faranno lavori utili.
«Accanto allo sciopero tradizionale, e magari in contemporanea, chiameremo a fare opere socialmente utili tutti quelli che sono interessati al lavoro: disoccupati, cassaintegrati, ragazzi senza una prospettiva».
«Molte idee sono ancora in cantiere, ma verranno definite prima della manifestazione del 18 ottobre. Potremo dare una mano alle cooperative che gestiscono i beni confiscati alle mafie, fare controlli sull’assetto idrogeologico e interventi sugli argini a rischio, organizzare la vigilanza nei territori occupati dalla criminalità , mettere insieme squadre per la pulizia delle città e costruire in quelle d’arte eventi che creino un ponte tra lavoro e cultura. Andremo anche all’Aquila, luogo simbolo dell’abbandono delle istituzioni, con un progetto per ricostruire davvero la città a misura d’uomo».
Un’iniziativa di cui ancora Susanna Camusso non è al corrente: «Ancora non lo sa e non ho la più pallida idea di che cosa ne penserà . Ma non si può non vedere che è un modo per fronteggiare una situazione drammatica, ricostruire la solidarietà tra persone, ridare identità a tanti cassaintegrati schiacciati dall’inattività fino al suicidio, richiamare i disillusi nel sindacato».
Su Matteo Renzi e la delusione per il governo aggiunge: «Non avevo illusioni e quindi non provo delusioni».
Landini torna anche sulle voci, di qualche mese fa, secondo cui il feeling con Renzi sarebbe stato alto: «Io sono segretario di un sindacato che rappresenta un pezzo decisivo dell’industria italiana. Negli anni scorsi ho incontrato anche Letta e Monti, ma la cosa non ha fatto notizia. Inoltre Renzi, votato alle primarie da milioni di persone per la maggioranza non iscritte al Pd, diceva di voler cambiare tutto. Per me era una necessità vedere che cosa proponeva per uscire dalla crisi», spiega Landini.
Cambiamento che, però, non arriva: «Se uno vuole cambiare il Paese insieme a Sacconi e Alfano, subendo anche i diktat dell’Europa, è così che va a finire. Di suo Renzi ci aggiunge un modello americano che ritiene inutili i sindacati e poco importante il Parlamento. Lo dimostra ogni sua mossa, compresa questa ultima e insensata di chiedere lo scalpo dell’articolo 18».
Stefania Rossini
(da “L’Espresso”)
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