LA RAGAZZA 16ENNE TORNA AD ARBITRARE DOPO GLI INSULTI SESSISTI: “E’ ASSURDO CHE SIANO PARTITI DAI GENITORI”
IL CARATTERE FORTE DI PAOLA: “NON MI FERMANO GLI INSULTI, IO VADO AVANTI”… LA PROSSIMA VOLTA CHIAMINO LA POLIZIA, SIGILLI ALLE PORTE, IDENTIFICAZIONE E GALERA, COSI’ IMPARANO COME SI STA IN UN MONDO CIVILE
Paola ha 16 anni e una grande passione che condivide con papà Antonio e con il fratello minore: quella per il calcio. Domenica scorsa è stato però proprio un campo da calcio a darle un brutto dispiacere.
Lei, arbitro del campionato regionale Giovanissimi, era stata insultata dai genitori durante la partita tra Asd Sava Neos Academy e Ragazzi Sprint Crispiano. Ma oggi ha deciso di tornare in campo per arbitrare la gara Ars et Labor Grottaglie e Taranto.
«Mi hanno riempita di ingiurie non solo per il ruolo che ricoprivo in quel momento, ma soprattutto per il mio essere donna. Come se non fossi titolata ad essere lì: “vai a pettinare le bambole”, “pensa a farti le unghie put****zza”. Mi hanno detto di tutto e la cosa peggiore è che sono stati i genitori dei calciatori, dagli spalti», ha raccontato la 16enne in un’intervista a La Stampa.
In quel momento lo sguardo era andato subito al padre sugli spalti: «Di fermarmi non mi è passato proprio per la testa. Sapevo che c’erano i miei genitori: mi sostenevano, anche se mi sono data forza da sola. Sul campo c’ero io e dovevo portare avanti quella partita. Mi sono tappata le orecchie, non ho pensato a niente e ho continuato ad arbitrare».
Ma, a colpire Abatematteo è stato soprattutto il ruolo dei genitori dei calciatori in campo: «È assurdo che siano partiti da persone adulte. Alla base di tutto ci dovrebbero essere l’educazione e il rispetto. La mia famiglia me l’ha insegnato e ne sono fiera».
Domenica scorsa erano arrivate anche le parole di solidarietà del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora: «Condanno fortemente questa ennesima vergogna, anche e soprattutto perchè proviene proprio da chi dovrebbe educare e dare il buon esempio».
Di mollare proprio non se ne parla, nonostante il dover conciliare studio e allenamenti: «Mi immagino con un figlio, un lavoro e la domenica ad arbitrare la serie A. Cosa dico a chi mi ha insultata? Niente, un bel cartellino rosso».
(da Open)
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