LA SCORTA DI SCAJOLA MANDATA AD ACQUISTARE I COLLANT PER LA MOGLIE DI MATACENA
E NELLE TELEFONATE SCAJOLA SI VANTA DEL SUO “SERVIZIO SEGRETO”
Nelle centinaia di telefonate tra Claudio Scajola e Vincenzo Speziali, l’uomo che faceva avanti e indietro con Beirut, il nome di Silvio Berlusconi ricorre più di una volta.
Quando si parla della candidatura dell’ex ministro dell’Interno al Parlamento Ue, poi sfumata, ma anche e soprattutto in relazione all’incontro che lo stesso Berlusconi avrebbe dovuto avere con Amin Gemayel: il potente ex presidente del Libano, spacciato da Speziali come zio di sua moglie, nella ricostruzione dell’accusa avrebbe dovuto garantire la latitanza mediorientale sia di Amedeo Matacena che, probabilmente, di Marcello Dell’Utri, i due ex parlamentari di Forza Italia condannati per concorso esterno in associazione mafiosa.
Per Matacena, di cui adesso Berlusconi sostiene di non avere ricordo, Scajola comunica in una telefonata del 7 febbraio di avere già fatto preparare dagli avvocati una dettagliata richiesta di asilo politico, che Speziali dice di poter agilmente sostenere perchè a Beirut si sta per formare un nuovo governo.
Amin Gemayel
Erano i primi di febbraio, periodo in cui Speziali parlava di continuo con Dell’Utri. Circa 100 telefonate in 10 giorni, in media una decina di conversazioni al dì, e non è difficile immaginare che parlassero della possibile meta libanese del neocondannato per mafia, bloccato proprio a Beirut un mese fa.
Un motivo in più, nei sospetti degli inquirenti, per interessare anche Berlusconi dei contatti con Gemayel, il quale avrebbe dovuto fargli visita in Italia alla fine di febbraio.
Dai discorsi di Scajola e Speziali si capisce che erano loro gli artefici dell’incontro, perchè non appena il secondo dice di aver parlato con l’esponente libanese per fissare la data della visita in Italia (26 febbraio), Scajola risponde che lo riferirà all’ex Cavaliere.
L’argomento ritorna più volte, e quando a fine mese l’incontro salta perchè Gemayel era a Roma ma Berlusconi pretendeva che lo raggiungesse ad Arcore, l’esponente libanese – racconta Speziali – s’è offeso ed è ripartito senza vederlo. Dell’appuntamento saltato Scajola discute con la moglie di Matacena, aggiungendo però di non preoccuparsi perchè «l’operazione» (verosimile riferimento alla possibilità di far accogliere in Libano il marito ricercato dalla giustizia italiana) andrà avanti ugualmente.
Tuttavia, spiega Speziali all’ex ministro, prima della domanda di asilo politico bisognava assicurarsi la «rete di protezione».
Gli 007 privati
Tra gli approfondimenti delegati dalla Procura di Reggio Calabria alla Dia, ci sono le verifiche sugli ordini dati da Scajola ed eseguiti dai poliziotti della scorta.
Per alcuni di loro si sta vagliando l’ipotesi di inquisirli per peculato e abuso d’ufficio, visto l’uso troppo personale che hanno accettato da parte dell’ex ministro; dagli accompagnamenti di Chiara Rizzo all’acquisto di effetti personali destinati alla signora, come un paio di calze che gli agenti di scorta vengono spediti a comprare dalla segretaria dell’ex ministro per la moglie del latitante condannato per complicità con la ‘ndrangheta.
In quell’occasione, persino la segretaria e il poliziotto della scorta si lamentano delle pretese di Scajola.
Ma dalle intercettazioni dell’ex titolare del Viminale emerge una circostanza considerata più grave e inquietante: informazioni riservate su altre persone, a partire dai loro spostamenti sul territorio nazionale, raccolte attraverso funzionari di Stato a lui fedeli. Scajola riceveva le notizie che aveva chiesto e se ne vantava al telefono con alcuni interlocutori, commentando soddisfatto che il suo «servizio segreto» privato funzionava a dovere
I conti correnti
Dopo gli arresti della scorsa settimana, si passa all’esame dei movimenti sui conti bancari della famiglia Matacena, sia in italia che a Montecarlo e in Lussemburgo, dove hanno sede società e proprietà costitute dall’ex parlamentare in fuga.
Anche dell’aspetto economico-finanziario, mentre Matacena era già a Dubai per evitare il carcere in Italia, si occupavano sua moglie e Scajola.
Il quale faceva intervenire la propria segretaria Roberta Sacco, ora agli arresti domiciliari, per risolvere ogni questione.
Come quando, mentre Scajola è in un’altra stanza con Chiara Rizzo, chiama un funzionario della filiale del Banco di Napoli alla Camera dei deputati – dove l’ex deputato condannato mantiene un conto – per provare a fare in modo che la moglie di Matacena possa muovere il denaro.
Il funzionario spiega che senza una delega bisogna che si presenti l’onorevole, o almeno la signora; la segretaria di Scajola replica che lui «è fuori, non può venire», mentre di lei comunicherà un numero di telefono per fissare un appuntamento.
Le relazioni
Tra le intercettazioni ci sono pure i messaggi telefonici che Matacena mandava alla moglie per avvisarla di collegarsi via Skype, in modo da evitare spiacevoli interferenze e raccomandarle di intervenire per ottenere o far partire bonifici, tra il Lussemburgo e il principato di Monaco, sui quali i responsabili delle banche fanno resistenza.
L’ipotesi dei pm è che anche per affrontare queste vicende Scajola abbia messo a disposizione della moglie di Matacena il proprio «mondo di relazioni». Nel quale rientrano, tra gli altri, due personaggi seguiti e fotografati con lui in un pedinamento romano dell’11 febbraio scorso, prima di un incontro a Piazza di Spagna con Speziali. Si tratta di Daniele Santucci (socio in affari del figlio dell’ex ministro che la Dia ha verificato essere stato alle Seychelles ad agosto 2013, quando c’era pure Matacena, già latitante, prima di spostarsi a Dubai) e di Giovanni Morzenti, condannato per corruzione a Torino e indagato a Roma per ricettazione nell’ambito dell’indagine sullo Ior.
(da “il Corriere della Sera“)
Leave a Reply