LA STRATEGIA DEL CAVALIERE PER USCIRE DALL’ ACCERCHIAMENTO “ME NE VADO SOLO CON LA SFIDUCIA”
MA NEL PDL STUDIANO UNA LEGGE ELETTORALE PER IL DOPO-SILVIO…. I DUBBI SULLA LEGA E IL TIMORE SUL VOTO PER L’ARRESTO DI MILANESE… CASINI BOCCIA OGNI APERTURA FINCHE’ C’E’ BERLUSCONI
Nemmeno le mura di villa Campari riescono a tener lontano il clangore dell`assedio che lo circonda.
«Ci sono molti sciacalli in giro, anche tra i nostri, ma se vogliono cacciarmi devono venire allo scoperto. E trovare i voti per sfiduciarmi in aula».
Persino la lettura del Giornale, ieri mattina, gli ha procurato un dispiacere, visto che in prima pagina un Giuliano Ferrara senza peli sulla lingua gli suggeriva addirittura di presentare agli italiani` «scuse formali».
Un rimprovero presentato in maniera affettuosa, ma che tuttavia lo ha molto colpito, se è vero che il Cavaliere ha avvertito il bisogno di telefonare all`amico giornalista per chiarirgli che no, lui non sentiva davvero di aver commesso alcunchè di cui dover chiedere scusa.
Eppure, nonostante il segretario del Pdl si sia immolato sull`altare dell`ortodossia, blindando la leadership del premier a costo di gettare a mare le aperture di Pier Ferdinando Casini, la casa è in fiamme.
«Berlusconi non si dimette e noi lo difenderemo», ha annunciato il delfino designato, affossando ogni ipotesi di «larghe intese» aperte all`Udc.
E infatti il leader centrista ha fatto sapere: «Ma quali aperture, finchè c`è Berlusconi io nemmeno discuto».
Una presa di posizione dura, personalmente anche rischiosa (visto che proprio Alfano è stato il protagonista in queste settimane delle trattative sotterranee con Casini) e tuttavia necessaria per provare a stroncare le tentazioni di alcuni settori non marginali del partito.
Non è un mistero infatti che Gianni Alemanno stia ormai apertamente lavorando in una logica post-Berlusconi, fianco a fianco con un altro big del calibro di Roberto Formigoni.
Anche quelli che una volta si chiamavano “teocon” sono in fibrillazione, soprattutto per l`imbarazzo che la vicenda escort provoca in Vaticano.
«Soffro in silenzio», si è lasciato sfuggire Marcello Pera, uno che ha scritto un libro a quattro mani insieme a un certo Ratzinger.
Ma ormai anche la base è difficilmente controllabile.
Tanto che ieri, mentre Alfano difendeva a spada tratta il premier alla festa del Pdl di Cortina, nella sala attigua alcune amministratrici del partito si ammutinavano indossando delle T-shirt contro Nicole Minetti.
La marea è montante e se ne è accorto anche Bobo Maroni, che nelle conversazioni private di questi ultimi giorni ha indicato il voto sull`arresto di Marco Milanese come il passaggio più complicato della legislatura.
Ieri il titolare del Viminale ha cominciato ad uscire dal cespuglio, assestando un colpo micidiale all`alleanza del Nord.
«Noi – ha tuonato a Venezia riferendosi al sottobosco dei Tarantini- siamo diversi da questa gentaglia».
Un attacco che è stato immediatamente riportato a Berlusconi, amplificando i sospetti sul comportamenti dei deputati fedeli a Maroni (la maggioranza del gruppo) in caso di voto segreto giovedì sull`arresto dell`ex braccio destro di Tremonti.
Questa sera, per provare a blindare la Camera, il premier vedrà Bossi ad Arcore.
Ma non è prevista la partecipazione di Maroni.
Intanto, mentre Berlusconi si arrocca e si prepara a resistere all`assedio, i più avvertiti nel Pdl cercano una via d`uscita politica per salvare il salvabile.
Il pericolo numero uno per la maggioranza, dopo l`assalto dei pm, è l`appuntamento con il referendum elettorale.
Se la Corte costituzionale dovesse ammettere il referendum, per la (discussa) teoria della “reviviscenza” tornerebbe in vita la legge precedente, ovvero il maggioritario con i collegi uninominali.
E nel Pdl temono che gli elettori leghisti, quando si troveranno nel collegio un candidato berlusconiano, non daranno più il loro voto, garantendo così la vittoria alla sinistra.
Calcoli alla mano, gli esperti elettorali del Pdl hanno iniziato quindi a ragionare su sistemi proporzionali senza premio di maggioranza, come quelli in vigore in Germania e Spagna, per evitare il referendum e riagganciare Casini.
Sistemi più adatti a un partito che si sente ormai orfano di un leader carismatico.
Nei prossimi giorni, se il governo riuscirà a superare la prova Milanese, se ne parlerà a via dell`Umiltà in maniera approfondita.
Contando sul fatto che il Terzo Polo sarà un interlocutore attento.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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