LA STRATEGIA DI PIZZAROTTI: ANDARE AVANTI, PRONTO ALLO SCONTRO FINALE
LA GIUNTA DI PARMA COMPATTA CON IL SINDACO TROPPO INDIPENDENTE PER PIACERE AI GRAN BURATTINAI DEL MOVIMENTO
Il sindaco ribelle va fino in fondo. E ha una strategia: se finora è stato lui a cercare loro, adesso dovranno essere loro a cercare lui.
Altrimenti lo scontro si chiuderà in modo brutale, probabilmente con il primo cittadino espulso e addio alla guida, quella da dove tutto è nato, del primo Comune capoluogo a 5 stelle in Italia.
In che contesto? Quello di un Movimento che a un mese dalle amministrative apparirebbe double face: difensore dell’ortodosso sindaco di Livorno Nogarin e affossatore dello scomodo parmigiano.
Federico Pizzarotti è lucido, incazzato, e aspetta.
Non intende fare altro dopo la notizia della sua sospensione. Perchè d’altronde cosa vuol dire “sospensione di un sindaco?”.
“E’ un atteggiamento irresponsabile, non ci sono delle regole chiare su questo. Che farà il direttorio, andrà a gusto? A questo punto aspetto, non so, che mi mandino un’altra mail anonima per capire cosa devo fare” dice stizzito.
E’ probabile che per lui valga una regola già applicabile in altri casi: 10 giorni di tempo per chiarirsi con i vertici del MoVimento, altrimenti sarà fuori.
A Pizzarotti il non allineato, quello che pensa di testa sua, che non piace a Grillo, a Roma e non piaceva a Casaleggio, sembra non importargliene molto di quel che decideranno Di Maio e company. Ha “a cuore solo Parma”.
Tira dritto, dice di avere la coscienza a posto, anche su questa storia dell’avviso di garanzia che i vertici pentastellati hanno usato “come scusa per sospendermi”.
La tesi romana è che Pizzarotti doveva avvertire, la sua è che con i rapporti Parma-Roma-Milano interrotti da mesi lui ha agito correttamente.
Una tesi che il sindaco ribadisce da mesi e che ora “sbatte” in prima pagina. La sua, quella di Facebook. Pubblica decine di sms fra lui e Di Maio, lui e Fico. Solo che lui scrive e il direttorio non risponde. Lamenti inascoltati.
“Io ho avuto un profilo adeguato. Da nessuna parte c’era scritto cosa bisognava fare. Noi abbiamo dato disponibilità alla magistratura. Il procedimento da tenere era questo, non la spettacolarizzazione, pubblicare documenti o delle cose. Non siamo tutti nel circo mediatico” dichiara con una piccata punturina indirizzata a Nogarin, l’altro sindaco 5 stelle indagato, quello che ha pubblicato i documenti su Facebook, quello che Grillo ha subito chiamato per offrirgli difesa ed aiuto
E allora conscio di “non aver sbagliato” l’informatico che esattamente quattro anni fa, sostenuto da Beppe e votato dai parmigiani fu eletto sindaco, adesso non si dimette affatto.
“Se temo un’espulsione? Chiedetelo a loro. Parma va avanti. Continuiamo a governare per il bene della città con senso di responsabilità . Non c’è nessuna crisi, sia come giunta che come consiglieri siamo tutti allineati” ripete a testa alta
E’ stato il simbolo del avvenire in politica del Movimento 5 stelle, eletto ben prima che Di Maio, Di Battista, Fico o i Crimi di turno mettessero piede in Parlamento. Eppure oggi è tacciato come un appestato, uno a che, dice lui, non viene nemmeno dato il diritto di replica.
“Lo sapete, sono stato avvisato alle 14.57 della sospensione. Alle 15.01 c’era già il post online. Il diritto di replica lo si da a tutti. Mi hanno dato solo quattro minuti per fare qualcosa? Assurdo, è tutta una scusa”.
La strategia da adottare, ora che “non c’è rispetto”, che ha perso la fiducia “in alcune persone del MoVimento” (vedi Di Maio l'”irresponsabile”), è quella dell’attesa.
Se avesse avuto un espulsione scritta fra le mani e non una semplice mail (“il mondo reale non è Facebook”) probabilmente l’avrebbe stracciata in attesa di conoscere la replica del direttorio.
In fondo è questo che intende fare nella delicata partita a scacchi di Parma ducale in corso a un solo mese dalle comunali di Roma: temporeggiare e vedere come si comporterà il MoVimento.
Davvero lo butteranno fuori alla vigilia della sfida della Raggi?
Davvero lo cacceranno del tutto solo per non aver voluto girare dei documenti a una mail anonima, lui che lamenta di non aver ricevuto neanche una telefonata?
Davvero non contano le migliaia di attivisti che lo sostengono e gli esprimono solidarietà , quelli che per cui “crede ancora nelle basi di M5s”?
Da Roma sono sul serio pronti a far cadere una delle loro giunte ancor prima di un rinvio a giudizio?
Interrogativi che troveranno presto una risposta e se dovesse andar male Pizzarotti ha già pronta un’opzione tutta sua, ritornare “cittadino”, o meglio, contadino.
Come anticipato ieri da Huffpost e confermato dal sindaco stesso se la sua avventura politica dovesse finire sta pensando di aprire una fattoria con la moglie, lontano dalle polemiche, da regole “ad personam”, da quella “totale mancanza di rispetto che non mi merito. Che Parma non si merita”.
(da “Huffingtonpost”)
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