LA VERA “MISSION IMPOSSIBILE” DI SILVIO? HA RESUSCITATO L’ORGOGLIO DI AN
AL GRIDO DI “MUOIA SANSONE CON TUTTI I FINI-STEI”, SILVIO HA DATO MANDATO DI KILLERARE ANCHE FINI, VITTIMA DEL FUOCO AMICO… MA HA FINITO PER RIANIMARE GLI EX DI AN CHE ORA HANNO ANCHE IL CORAGGIO DI RIBELLARSI AL SULTANO… IL PDL DEVE TORNARE A DISCUTERE, A CHE SERVE UNO CHE DECIDE DI TESTA SUA E NON NE AZZECCA UNA?
Come nella migliore tradizione mafiosa, dalle colonne de “il Giornale”, di proprietà della famiglia Berlusconi e diretto dal comandante Feltri, è arrivato l’avvertimento che precede sempre o la “conversione alla grande famiglia” di chi ha sgarrato o la sua prossima esecuzione.
Fini fa ombra al premier, dice per lo più da qualche tempo cose sensate, chiede che le decisioni siano prese da organi collegiali come in tutte le democrazie moderne, punta il dito contro le iniziative di un governo dove sembra, per peso decisionale, che ” sia il Pdl ad avere il 10% dei voti e la Lega il 40% dei consensi”, difende i diritti di chi rispetta i doveri, chiede che sia garantito il rispetto all’asilo politico, sancito dalle leggi internazionali contro la canea razzista montante.
Tanto basta per ricevere la classica busta ( poco anonima in questo caso) con due pallottole dentro. Unita alla frase: “O ti allinei o per te nel Pdl non c’è posto”.
L’avvertimento di Feltri: “E’ sufficiente ripescare un fascicolo del 2000 su vicende a luce rossa riguardanti personaggi di An per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme”. Stavolta l’avvertimento non riguarda un Boffo, ma il presidente della Camera, il quale dà subito mandato a Giulia Buongiorno di tutelare in sede giudiziaria la sua reputazione.
Ma la gravità del fatto sta che l’avvertimento arriva dalla “parte amica”, che il premier non ha ufficialmente preso le distanze dal giornale, come in altri casi: siamo ormai al “muoia Sansone con tutti i fini-stei”, una manovra di cui il premier non sa ovviamente mai nulla.
Anche perchè, dopo 10 anni, anche se alcuni collaboratori di Fini avessero frequentato prostitute, non vediamo il nesso con chi le ha invece fatte entrare a Palazzo Grazioli nell’esercizio del proprio mandato di presidente del Consiglio.
Nel primo caso più che Fini, riguarderebbe An, nel secondo non riguarda il Pdl, ma il premier in prima persona.
Ma tutto fa per cercare di sputtanare tutto e tutti.
Un risultato Berlusconi l’ha ottenuto: ricompattare la classe dirigente di An intorno a Fini.
C’è chi ha replicato: “Bene, allora parleremo anche noi della vita privata di Feltri”, altri che parlano di una relazione della Direzione investigativa antimafia del 1999, inviata alla Procura di Palermo, su una società di costruzioni inserita nel giro di appalti controllati dalle cosche, di cui sarebbe socio Paolo Berlusconi, editore de il Giornale.
Riscatta l’orgoglio di appartenenza degli aennini ed ecco la nota di Italo Bocchino che
ufficializza una lettera firmata da almeno 70 deputati del Pdl ( Flavia Perina, direttore del Secolo d’Italia, aveva detto che “dopo questo avvertimento mafioso, da 50 passerranno a 100”) e indirizzata al premier.
Nel testo si chiede un “patto di consultazione permanente” tra le due componenti, la fine delle patetiche cene del lunedì con Bossi, sostituendole con più seri “vertici di maggioranza”, vere discussioni e relativo voto sulle scelte politiche negli organi di partito, non che uno decide da solo e per tutti.
Ma l’intervento più interessante è di Fabio Granata, molto vicino a Fini che precisa: “Non possiamo lasciare il pallino dell’esecutivo in mano alla Lega: d’ora innanzi su alcune leggi, in tema di immigrazione e testamento biologico, ad es., ci sentiamo di avare le mani libere” .
Se non ci sarà un chiarimento, almeno 70 deputati potrebbero uscire dal Pdl e fare gruppo parlamentare autonomo.
Un segnale di vita arriva finalmente dalla componente aennina: il programma del governo non è affatto quello che si sta cercando di attuare, sarà il programma della Lega, non del Pdl.
Con la differenza che quello della Lega prese il 9,2% dei voti, quello del Pdl il 38,2%.
Se poi qualcuno ha tragicamente e colpevolmente sbagliato, nominando un incapace al Ministero degli Interni ne paghi le conseguenze.
L’elettorato di centrodestra non è composto di baluba razzisti, chiedeva interventi mirati per garantire sicurezza, non una militarizzazione della penisola e la violazione delle leggi internazionali.
Chiedeva serie misure economiche per tutelare i ceti deboli, non l’elemosina della social card, quando poi si regala Alitalia a qualche imprenditore amico.
Chiedeva una politica di fatti, non di spot elettorali quotidiani senza sostanza.
Chiedeva di governare con la forza delle idee non di occupare militarmente la Rai.
Chiedeva riforme vere, non tagli alla scuola spacciati per riforme.
Chiedeva un comportamento etico adeguato ai suoi politici, non che i Palazzi del potere diventassero sede di feste e festini con puttane d’alto bordo o sfilate in abito nero di aspiranti candidate alle europee.
Chiedeva che si isolassero i germi razzisti, non che si alimentasse l’odio verso gli stranieri, non rispettando neanche bambini e donne incinte.
Chiedeva dignità , non che si regalassero miliardi a Gheddafi perchè faccia da boia per nostro conto. Chiedeva una drastica riduzione dei costi della Casta, non l’immunità per le alte cariche dello Stato. A destra questo popolo ci sta a testa alta, non lavora sotto le scrivanie, ma alla luce del sole, fiera delle proprie idee.
Noi, questo popolo onesto intendiamo rappresentare nelle nostre note, non il ciarpame destrorso di fannulloni, mantenuti, razzisti, sfruttatori e troie che qualcuno ha privilegiato fino ad oggi.
O si svolta o il Pdl si sfascia.
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