L’ALLARME DI MONEYFARM: “DIVERSIFICATE I VOSTRI INVESTIMENTI, C’E’ UN RISCHIO ITALIA”
L’AVVISO AGLI INVESTITORI: LA SOCIETA’ DI CONSULENZA FINANZIARIA ANALIZZA LA RISPOSTA DEI MERCATI
Diversificare “il più possibile” i propri investimenti, non legando anche il proprio risparmio alla sorte delle vicende politiche italiane.
Nel giorno in cui Piazza Affari affonda a -1,5% e lo spread schizza a quota 187 punti, con i rendimenti dei Btp decennali ai massimi da tre anni e mezzo, arriva un avvertimento chiaro agli investitori.
Lo manda la società di consulenza finanziaria Moneyfarm, che avverte sul rischio Italia.
Perchè esiste il rischio Italia? “Non si può fare a meno di notare che il differenziale con i bund tedeschi è rimasto costantemente, negli ultimi anni, il più alto dell’area Eurozona (a parte quello greco). In termini di valutazione del rischio sovrano, quando e si è parte di un sistema interconnesso, come è il caso dell’Italia nei confronti dell’Unione Europea, trovarsi nelle posizione di essere percepiti come la componente più problematica del gruppo di riferimento non è mai positivo”, spiega Moneyfarm. “Questo perchè automaticamente si diventa l’elemento più esposto in caso di crisi esogene e si è sottoposti a un livello di attenzione superiore”, aggiunge la società di consulenza.
“L’Italia si trova al momento in questa scomoda posizione. Ora che si avvicina la fine del Quantitative Easing, ciò che tutti guarderanno è il livello di disciplina fiscale che il governo saprà garantire e i rapporti con l’Unione Europea”, si legge ancora nel report.
A pesare, secondo Moneyfarm, sono le coperture del contratto di governo messo a punto da Lega e 5 Stelle.
“Qualsiasi agenda politica deve porsi il problema delle risorse: se legittimamente si sceglie di adottare il debito come strada per attuare il proprio programma, bisogna allora tenere in grande considerazione la percezione di coloro a cui si intende chiedere i soldi a prestito. Questo vuol dire che la percezione dei creditori sia necessariamente corretta e accurata? No, anzi spesso è piuttosto approssimativa, ma ciò non vuol dire che sia irrilevante e che sia saggio ignorarla”.
Il programma, secondo Moneyfarm, prevede un gran numero di misure fiscali che si preannunciano piuttosto costose.
Flat tax con creazione di due aliquote Irpef per lavoratori e imprese (15% e 21%), questa misura dovrebbe accompagnarsi all’eliminazione delle varie detrazioni fiscali (in realtà questa intenzione, che era stata annunciata nel programma, appare in maniera piuttosto generica all’interno del contratto, come un’indicazione alla semplificazione del sistema fiscale).
Il reddito di cittadinanza per sostenere i cittadini in condizione di povertà , limitato a due anni a cui si dovrebbe accompagnare il rafforzamento dei centri dell’impiego.
Lo scardinamento delle clausole di salvaguardia (12,5 miliardi per quest’anno) e il superamento della legge Fornero sulle pensioni.
A queste misure si accompagnerebbe l’eliminazione delle accise benzina anacronistiche, il rimpatrio dei migranti tramite aereo, l’assunzione di nuove forze dell’ordine, investimenti pubblici per 6 miliardi, la riforma del Jobs act, investimenti alle famiglie.
“Insomma – sottolinea la società di consulenza – il conto di tutte queste misure è piuttosto salato. L’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani presso l’Università Cattolica stima una spesa a regime dai 105 ai 125 miliardi, intorno al 5% del Pil ogni anno (a cui dovrebbe essere aggiunta la spesa di rimpatrio dei migranti). Anche considerando solo le misure più care ai partiti (flat tax, reddito di cittadinanza, legge Fornero e clausole Iva) la spesa prevista si aggira intorno ai 90 miliardi. Al contrario le coperture indicate nel programma – come il taglio dei costi della politica e delle pensioni d’oro — oltre all’abolizione delle misure che i nuovi provvedimenti dovrebbero sostituire (le detrazioni “aggredibili” ammontano a 26 miliardi di euro), ammonta venti e i trenta miliardi. Visto che il programma non specifica delle tempistiche sicure, si presume che si opterà per una sua attuazione graduale e selettiva. Certamente la crescita del Pil potrebbe alleggerire l’effetto di queste misure sui conti pubblici. Tuttavia queste misure, così come sono state presentate, non sembrano compatibili con la traiettoria di controllo e di riduzione del debito.
“Questo scetticismo può generare due tipi di interpretazione da parte degli investitori, si legge nel report. Il primo è quello di chi non crede che questo programma possa essere realistico e che quindi in fase di implementazione verranno posti dei paletti, individuate delle priorità con un’azione selettiva che diluisca l’effetto sui conti pubblici. Il secondo è di chi crede che questo programma porterà il Paese verso il dissesto finanziario”.
(da “Huffingtonpost”)
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