L’AUTOSTRADA PALERMO-MESSINA, INAUGURATA 16 VOLTE MA MAI COMPLETATA
LO SCANDALO CONTINUA DOPO 50 ANNI… PER 183 CHILOMETRI CI SONO VOLUTI 36 ANNI DALL’APPALTO ALL’ULTIMA CERIMONIA
Stop and go. Accelerazione e frenata. La storia della Palermo-Messina è un rosario di aperture e chiusure: e dire che per costruire questi 183 chilometri di anni ce ne sono voluti 36, volendo considerare il tempo trascorso fra l’assegnazione dell’appalto e l’ultima inaugurazione. L’ultima, perchè in realtà di nastri su questa striscia di asfalto ne sono stati tagliati tanti: solo Silvio Berlusconi, che all’inizio del secolo s’intestardì a volerne consegnare la paternità alla storia, sorrise in camera due volte in pochi mesi, ma prima di lui c’erano state ben 14 celebrazioni.
Perchè, da quelle parti, il catalogo delle inaugurazioni è lungo: una nel 1972, poi tre nel 1973, altrettante l’anno successivo, due nel 1977 e una nel 1978, poi un altro spicciolo presentato nel 1988 e infine l’inaugurazione del 1992, quella del 1998 e le due finali, di Natale 2004 ed estate 2005.
Perchè, nell’era del 61 a 0, Berlusconi e il suo plenipotenziario Gianfranco Miccichè si erano fissati con l’incompiuta per antonomasia: “C’erano questi ultimi 40 chilometri – ricorda l’assessore regionale ai Lavori pubblici dell’epoca, Guglielmo Scammacca della Bruca – e si fece un forcing per rispettare i tempi. Era difficile: tutto gallerie e viadotti, quasi nulla di strada normale”.
Il risultato fu appunto una doppia inaugurazione: Berlusconi tagliò il nastro di un’autostrada che aveva uno svincolo, quello oggi soppresso a Furiano, attivo in una sola direzione.
Ma non solo: nonostante l’accordo fra i sindacati e il Consorzio Messina-Palermo, per lavorare anche di notte, alla fine in alcune gallerie mancavano gli impianti. “Accelerarono tanto sull’inaugurazione – sorride Scammacca – che io non potei essere presente”. In luglio, così, ci fu una nuova passerella: apertura di tutta l’autostrada, celebrazioni e una volata per le Politiche dell’anno successivo.
Subito dopo l’inaugurazione, però, vennero alla luce i problemi: già nel 2006 la procura di Mistretta evocò il rischio “di incidenti di vaste proporzioni” nelle gallerie, considerate sprovviste di dispositivi standard di sicurezza come l’illuminazione, le vie di fuga, gli aeratori, le colonnine per l’sos e così via.
Era il convitato di pietra che iniziava a manifestarsi: nel 2008 finì nelle carte giudiziarie una fornitura di calcestruzzo scadente per la galleria Cozzo Minneria, all’altezza di Castelbuono, nel 2011 scattò il sequestro per le gallerie Tindari e Capo d’Orlando e nel 2012 caddero calcinacci nel tunnel di Tindari e in quello di Caronia. “Quei pezzi di calcestruzzo – annotò all’epoca l’assessore ai Lavori pubblici Pier Carmelo Russo, additando l’accelerazione del decennio precedente – avrebbero dovuto essere rimossi in fase esecutiva”.
Così si arriva al presente: l’anno scorso il ministero dei Trasporti ha contestato al Consorzio autostrade siciliano 800 irregolarità (che riguardano però anche la Messina-Catania), e per rispondere a quelle contestazioni sono partiti da agosto diversi interventi. Diciassette riguardano una parte dei cavalcavia finiti sotto sequestro ieri, mentre in tre casi si stanno conducendo carotaggi sulla struttura (si tratta dei ponti numero 6, 9 e 10): il rischio è che adesso i lavori rallentino per la transizione dovuta all’inchiesta.
“Il Consorzio autostrade – osserva l’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone – paga il prezzo di anni senza bussola con ricadute sui servizi ai cittadini. Oggi proprio il raffronto con l’eredità del passato ci consente di apprezzare l’inversione di tendenza. L’ente fornirà una relazione tempestiva”. In fretta: perchè il paradosso dell’opera-simbolo della lentezza è che si va sempre veloci. Pagando il prezzo di una frenata troppo brusca.
(da “La Repubbica”)
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