LAVORATORI ARCELORMITTAL IN CORTEO A GENOVA CONTRO I LICENZIAMENTI E LO STOP ALLA PRODUZIONE: TENSIONI CON LA POLIZIA, POI GLI AGENTI SI SONO TOLTI I CASCHI IN SEGNO DI SOLIDARIETA’ ED E’ SCATTATO L’APPLAUSO DEGLI OPERAI
INCONCEPIBILE CHE UNA AZIENDA STRANIERA VENGA IN ITALIA E FACCIA QUELLO CHE GLI PARE
Con il solito tripudio di petardi e fumogeni, il corteo dei lavoratori Arcelormittal di Genova è arrivato a destinazione, sotto la prefettura.
Dopo qualche istante di faccia a faccia tra manifestanti e forze dell’ordine, la polizia ha accolto la richiesta dei lavoratori, facendo un simbolico passo indietro e togliendosi i caschi.
Una delegazione guidata dal segretario genovese della Fiom, Bruno Manganaro, e da quello della Camera metropolitana del lavoro, Igor Magni, è poi entrata nel palazzo del governo per incontrare il prefetto, Carmen Perrotta.
“Metodi come la serrata non si sono mai visti. Un metodo barbaro, che non è previsto da nessun ordinamento: l’azienda ti mette in libertà , vai a casa senza stipendio, senza niente, a tempo indeterminato”, attacca Manganaro.
Tanta la solidarietà delle tute blu delle altre fabbriche genovesi, che si sono unite alla protesta. Un lungo corteo che, nel momento di massima partecipazione, ha sfiorato le mille persone. “La classe operaia genovese sa cosa vuol dire subire processi di ristrutturazione, anche se fatti così non si vedevano da decenni- prosegue Manganaro- i lavoratori di Mittal sono ben voluti dagli altri lavoratori, che sanno che una cosa di questo tipo non è accettabile e mandano un messaggio al governo, che è responsabile di questa vicenda”.
Il sindacalista ricorda che i metalmeccanici di Arcelormittal “sono i lavoratori della fabbrica in cui c’era Guido Rossa, barbaramente ucciso dalle brigate rosse. Non hanno avuto paura allora, figuriamoci se hanno paura della signora Morselli. Oggi noi continuiamo a difendere la fabbrica e i lavoratori”. “Quando è giusto bisogna lottare, non si può lottare solo quando conviene o quando hai l’illusione della certezza di vincere. Non è questo il nostro modo”.
Intanto, l’azienda ha già inviato circa 250 lettere di sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, in attesa della cassa integrazione
“Mittal ha cercato di mascherare la serrata con la formula della consegna delle lettere individuali: è chiaro che è un pretesto- commenta Magni- ci aspettiamo il peggio, ma credo che adesso sia l’ora di dire basta. Penso che il governo abbia perso fin troppo tempo in questi mesi, non ha più scuse: deve intervenire, deve riportare una situazione di normalità e risolvere quello che sta accadendo in questa città e nelle altre città in cui ArcelorMittal è insediata”.
(da agenzie)
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