L’AZIENDA LOMBARDA CHE LICENZIA I RICERCATORI PROPRIO QUANDO SERVONO DI PIU’
MENTRE LA PROPRIETA’ ANNUNCIAVA ALLEANZE MONDIALI PER LA RICERCA CONTRO IL CORONAVIRUS, LICENZIA 76 DIPENDENTI SU 86
Licenziare ricercatori che potrebbero contribuire allo studio di un vaccino contro il coronavirus non sembra una buona idea ai sindacati. –
Uno strano caso quello della Rottapharm Biotech di Monza. “Vedere il dottor Rovati (Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico dell’azienda, ndr) annunciare sulla stampa locale alleanze mondiali per la ricerca contro il coronavirus ci lascia interdetti”, mandano a dire Luisa Perego, Tiziano Cogliati e Massimo Mazza, di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil.
“L’annuncio – aggiungono – arriva infatti come una doccia gelata nel bel mezzo di una trattativa, che sta gestendo la procedura di licenziamento collettivo di ben 76 lavoratori su 86. In pratica, tutti”.
Licenziamenti giustificati dall’azienda con una situazione finanziaria difficile. I sindacati erano all’oscuro del nuovo progetto.
Si aspettavano di doverne discutere al tavolo del negoziato: “invece veniamo a sapere dalla stampa che il dott. Rovati si appresta a lanciare una nuova iniziativa imprenditoriale con non meglio precisati partner internazionali”.
E aggiungono: “è mentre su un tavolo si discute di licenziamenti, su un altro (che a noi è precluso) si discute di nuovi progetti aziendali. Se quindi esiste un nuovo piano industriale, che se ne discuta apertamente”.
E si aspettano di avere chiarimenti al prossimo incontro “su investimenti, assunzioni, partnership, soci” per poter formulare “valutazioni, utili e pertinenti alla positiva conclusione della procedura di licenziamenti”. In conclusione invitano l’Associazione industriali “a farsi garante della correttezza, trasparenza e buona fede della trattativa in corso”.
«È dura , durissima, mai come ora! – hanno scritto i 76 ricercatori – La paura per la nostra salute, per la salute dei nostri cari e per il nostro futuro più che incerto è oramai il chiodo fisso di tutti”. Ad appesantire ancora di più i loro cuori “la certezza di non avere più un lavoro, la certezza che, tra tre mesi, le nostre 76 famiglie non avranno più uno stipendio su cui poter contare”.
(da agenzie)
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