LE MANI DEL GOVERNO SU ATP E AMERICA’S CUP: STOP DEL COLLE, IL CENTRODESTRA TIRA DRITTO
NON CI SAREBBERO I REQUISITI DI URGENZA PER LA NORMA SULLA PARTECIPAZIONE DI SPORT E SALUTE A EVENTI FINANZIATI DALLO STATO
Si fa strada un’ombra sul Dl Sport. E a proiettarla è il Colle più alto. A dispetto dell’apparente routine parlamentare con cui il provvedimento ha lasciato la Camera per approdare al Senato – dove lunedì prossimo dovrebbe essere votato in Aula – al Quirinale si valuta se porre un freno alla promulgazione. Le riserve non sono di merito, ma di metodo. E riguardano soprattutto una norma che, per quanto riformulata, porta ancora con sé il marchio delle Atp Finals di Torino. Un campanello d’allarme suonato con chiarezza a Palazzo Chigi senza però che, fino a questo momento, ci fosse un passo indietro del governo. Anzi. Dopo le prime perplessità espresse informalmente, ieri gli uffici del presidente Sergio Mattarella hanno lasciato intendere che i dubbi sul decreto permangono.
Al centro delle valutazioni c’è la coerenza tra i contenuti e i requisiti di necessità e urgenza richiesti per giustificare l’uso dello strumento decreto. E in questo senso, la norma che disciplina la partecipazione di Sport e Salute agli eventi sportivi finanziati dallo Stato – norma nata sulle Atp Finals, il torneo tra i migliori otto tennisti al mondo che si gioca a Torino dal 2021 – continua a essere osservata con attenzione.
È da lì che si è originato l’intero passaggio. In origine, il decreto prevedeva la creazione di un comitato ad hoc per le Finals, con compiti di coordinamento e promozione del territorio, mentre le attività esecutive restavano in capo alla Federazione italiana tennis e padel e a Sport e Salute. Un assetto ritenuto troppo
puntuale, troppo “cucito” sull’evento torinese. Tanto che, nel corso dell’iter e dopo i dubbi già espressi dal Colle, si è cercato di generalizzarne la portata: il testo uscito da Montecitorio ha inserito un emendamento che estende la norma a ogni evento sportivo nazionale o internazionale sostenuto con contributi pubblici superiori ai 5 milioni di euro. Un’aggiustatura che, però, non deve aver del tutto convinto il Quirinale. L’impressione, filtrata da fonti di maggioranza, è che la norma sia stata «travestita» da principio generale per salvare l’intervento sulle Finals. Di qui la valutazione in corso: una norma di questo tipo – fanno notare dal Colle – sarebbe meglio collocata all’interno di un disegno di legge, con tempi e garanzie di discussione ordinaria.
Eppure, proprio su questo punto, la Commissione Cultura e Sport del Senato ha deciso di tirare dritto. Nel primo pomeriggio ha bocciato gli emendamenti che erano stati accantonati per fare spazio a un possibile ripensamento: modifiche utili per recepire, almeno in parte, le perplessità del Quirinale. «Ci sono state interlocuzioni istituzionali», ha confermato il ministro dello Sport Andrea Abodi, senza però scendere nei dettagli. Ma la linea emersa alla fine della seduta – come riferito anche dal presidente della Commissione, Roberto Marti – è stata quella di non toccare ulteriormente il testo. Tradotto: a meno di ripensamenti di cui si è discusso in un vertice serale a Chigi, il governo pare deciso a tirare dritto. Il rischio, a questo punto, è che il decreto arrivi al Colle con tutti i nodi ancora irrisolti. E la decisione, a quel punto, spetterà a Mattarella. Un braccio di ferro
che, al netto della grave contrapposizione, potrebbe trasformarsi in un incubo per i parlamentari.
Considerata l’ipotetica approvazione del testo senza modifiche questo lunedì e la necessità di promulgarlo entro il 26 agosto, il Presidente potrebbe rimandare il Dl alle Camere quando queste saranno chiuse per la pausa estiva. A quel punto, per evitare la decadenza, al governo non resterebbe che convocare una seduta di emergenza, magari a cavallo di Ferragosto. A patto di riuscire a riportare a Roma gli eletti in vacanza.
(da agenzie)
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